Proposte per una episteme DEGLI STATI "ALTRI" DI COSCIENZA Alloisio Miriam e Pracca Pierpaolo
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Lo studio degli stati alterati o "altri" di coscienza rientra nell'idea di penetrare all'interno del mondo soggettivo evidenziandone gli aspetti pi� nascosti o per lo meno quelli che la nostra cultura "ufficiale" e la nostra realt� consensuale ritengono di interesse marginale. Eppure il 90% delle culture del nostro pianeta possiede una qualche forma di rituale, pi� o meno istituzionalizzato o riconosciuto, di alterazione della mente o, se preferiamo, di ricerca di una dimensione "altra". Come le popolazioni ad interesse etnologico anche la societ� occidentale, apparentemente refrattaria, possiede luoghi e momenti di catarsi individuale o collettiva in cui le dimensioni "altre" della coscienza si manifestano: gli acid parties, le febbrili cadenze musicali delle discoteche accompagnate da luci psichedeliche, l'uso di droghe pesanti, il tifo negli stadi sono esempi di come possano esistere differenti modalit� di coscienza. La diffusione in tutte le culture di stati di coscienza alternativi all'ordinario farebbe supporre una loro importanza per l'uomo. Il problema che vorrebbe sollevare l'articolo riguarda l'importanza da un punto di vista epistemologico, di queste diverse modalit� di esperire il reale. Inoltre, quale legame pu� esistere fra lo studio degli stati "altri" di coscienza e il problema del rapporto Soggetto/Oggetto, dal momento che le nostre interpretazioni della realt� non sono indipendenti dai nostri stati psichici profondi, i quali sono anch'essi, per parte loro, in un rapporto di interdipendenza rispetto ai nostri stati bio-neuro-cerebrali?
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Criteri esperienziali per individuare uno stato di coscienza "altro" Per Tart (1975) si possono distinguere differenti livelli di coscienza oltre a quello ordinario di base. Lo stato ordinario di base � quello che sperimentiamo durante la veglia, indispensabile per la sopravvivenza nell'ambiente fisico regolato dal principio di non-contraddizione. La coscienza ordinaria nella nostra cultura � caratterizzata da un alto grado di razionalit� e da un grado relativamente basso di capacit� immaginativa. All'estremo opposto c'� una regione di spazio psicologico nel quale la razionalit� � normalmente bassa o diversa; in ci� consiste, ad esempio, il sognare ordinario notturno, durante il quale noi creiamo l'intero mondo del sogno. Per Fisher (1971) gli stati "altri" di coscienza si dividono in due classi: i primi sono gli stati di coscienza detti ergotropici, stati caratterizzati da una iper-attivit� psichica; essi possono essere indotti da droghe allucinogene ed esaltazioni mistiche. Gli altri, detti stati di coscienza trofotrofici, sono invece caratterizzati da una ipoattivit� psichica che, inducendo una desensibilizzazione progressiva agli stimoli esterni, conduce agli stati estatici dello zazen o del samadhi. Uno stato "altro" di coscienza � un nuovo spazio esperienziale dotato di propriet� sue proprie, una nuova strutturazione della coscienza, che possiede una propria coerenza e proprie leggi. Il termine "altro" deve essere inteso in senso puramente descrittivo senza lasciare spazio ad alcun giudizio di valore. Gli stati "altri" di coscienza comprendono essenzialmente questi specifici caratteri: - Percezione del tempo distorta rispetto a quella ordinaria o senso di atemporalit� - Spersonalizzazione e perdita del s�. - Attenuazione delle inibizioni. - Accresciuta empatia seguita da sensazioni come quella di fondersi con altre persone od oggetti. - Prevalenza di pensieri basati sull'uso dell'analogia e della metafora con conseguente sospensione del principio di non contraddizione. L'induzione di uno stato "altro" o "alterato" di coscienza comporta due operazioni fondamentali; in primo luogo vengono applicate forze disgreganti allo stato ordinario di base (azioni di carattere psicologico e/o fisiologico). L'induzione pu� anche non funzionare nel caso in cui lo stato ordinario di coscienza sia caratterizzato da una forte stabilit�; succede spesso con l'uso di sostanze psichedeliche o con l'ipnosi; esse sono tecniche di induzione, che consentono il raggiungimento di uno stato "altro" solo dopo che il soggetto sa come espandere la propria attenzione/consapevolezza e ha forti aspettative in questo tipo di esperienza. Ci� fa comprendere come nel campo degli stati "altri" sia importante l'aspetto psicologico e l'ambiente socio-culturale nel quale esso viene esperito. Nella seconda parte del processo di induzione si applicano forze strutturanti psicologiche e fisiologiche finalizzate alla creazione dello stato "altro" desiderato. La descrizione del meccanismo grazie al quale si accede da uno stato ordinario di coscienza ad uno "altro" e quindi da quello "altro" a quello iniziale sfrutta il modello cibernetico della teoria dei sistemi riassumibile con uno schema ad anello in cui gli effetti sono in continuo e costante feed-back con le cause. Stato ordinario ----> induzione forze disgreganti -----> disgregazione -----> transizione ----> Stato altro o alterato ----> disgregazione ----> transizione ----> Stato ordinario
Stati "altri" di coscienza: una Neuro-Trascendenza? Fra gli stati "altri" di coscienza, che in questi anni sono stati studiati vi sono: l'ebbrezza da droga e da alcool, le visioni ESP, gli stati di trance dei medium, l'esperienza peritanatica della quasi-morte, il digiuno e la meditazione, i sogni guidati e la deprivazione sensoriale. Ci � sembrato interessante esaminare tre tipi di studio sugli stati "altri" compiuti negli Stati Uniti D'America. Il primo studio di cui vogliamo parlare � quello di Siegel (1978), che nel campo della sperimentazione con sostanze allucinogene not� come una certa dose di farmaco psico-attivo somministrata a un gruppo di suoi "psiconauti" creasse in quel campione di persone immagini-prototipo medie. Dopo anni di minuziosi rilevamenti si scopr� che la mente umana tende a contenere solo un numero finito di visioni. Quando gli psiconauti chiudevano gli occhi e guardavano dentro di s� senza avere assunto droghe riferivano tonalit� nere bianche e violette, mentre sotto l'influenza di sostanze psichedeliche i colori predominanti erano il rosso l'arancione; infine, il T.H.C. (tetraidrocannabinolo), il principio attivo della marijuana, produceva invece un azzurro freddo. Sotto gli effetti dell'L.S.D e della mescalina gli "psiconauti" riferivano forme geometriche che diventavano sempre pi� complesse con il procedere del "viaggio". Man mano che l'esperienza si faceva pi� intensa, queste forme ruotavano e pulsavano cedendo poi il posto a immagini pi� personali. L'aspetto pi� importante di questi studi fu la seguente scoperta; sotto l'effetto di allucinazioni furono registrate quattro forme geometriche fondamentali e ricorrenti: la spirale, la galleria o l'imbuto, la ragnatela e la grata. Le visioni ottenute in laboratorio furono molto simili alle visioni di popolazioni i cui membri sono soliti, all'interno di specifici rituali religiosi, all'uso di sostanze allucinogene; da queste ricerche sembrerebbe emergere il dato secondo il quale il nostro cervello fornirebbe immagini predeterminate in risposta a stimoli particolari. Siegel scopr� che nell'allucinazione si possono distinguere due fasi: 1) Fase geometrica, in cui vi � la prevalenza di figure colorate. 2) Fase in cui si presentano immagini strettamente personali, legate agli habitat psico-socio-culturali di chi compie questo tipo di esperienza Questa seconda fase, a differenza della prima, non si presta ad un sistema di classificazione scientifica, perch� la mente � come se attingesse a un catalogo di forme e impressioni interne e strettamente soggettive. Ad una conclusione molto simile a quella di Siegel (1978) giunse Lilly (1979), il quale qualche anno prima consider� un classico enigma filosofico e neurologico: che cosa accadrebbe al cervello se venisse deprivato di ogni imput sensoriale? La maggior parte degli scienziati supponeva che in assenza di stimolazione si sarebbe avuta una mancanza di coscienza, anche se a sostegno di questa tesi non vi era alcun riscontro oggettivo. Lilly (1981), per avvalorare la tesi di chi sosteneva non esistesse attivit� cerebrale in condizioni di deprivazione sensoriale, costru� la prima vasca di isolamento, una vasca buia, isolata acusticamente, con all'interno un liquido a concentrazione ultrasalina. Dai primi esperimenti emerse una realt� sorprendente; il cervello, anzich� risultare vuoto di impressioni, fu soggetto a una sovrapproduzione di stati di coscienza non ordinari come trance, illuminazioni mistiche e viaggi extracorporei. In seguito a queste esperienze Lilly combin� per la prima volta il soggiorno nella vasca di isolamento con il consumo di L.S.D. conoscendo esperienze allucinatorie ancora pi�' forti. Dopo queste esperienze Lilly spos� la teoria di una posizione radicale del cervello implicante la consapevolezza di un principio esistente al di fuori della struttura del cervello fisico; in termini religiosi questa � l'idea di un'anima che usa ed � usata dal corpo: "Viaggiai nel mio cervello, osservando i neuroni e le loro attivit�... Mi mossi in dimensioni sempre pi� piccole fino ai livelli quantici, e osservai il gioco degli atomi nei loro vasti universi, i loro vasti spazi vuoti e le forze fantastiche in gioco in ciascuno dei nuclei lontani, con le loro nubi orbitali di elettroni, di forza di campo... Era veramente spaventoso vedere verificarsi l'effetto tunnel e gli altri fenomeni del livello quantico" (da The center of the cyclone). Questa concezione, estremamente impopolare negli ambienti scientifici, fu condivisa in seguito anche da Pearce (1973; 1974) e da Moody (1976). Ci� che emerse da questi studi eterodossi fu che l'uomo non coincide con il cervello e neppure con il corpo in quanto in noi sarebbe presente un'essenza spirituale distinta da un supporto corporeo. Un altro studio a nostro parere interessante fu quello compiuto da S. La Berge (1981) sul sogno lucido. Dal 1953 si sapeva che il sonno con sogni � associato a caratteristici rapidi movimenti oculari (R. E. M.), i quali vengono facilmente rilevati da un sensore posto sotto gli occhi del sognatore. Se era veramente possibile essere coscienti durante il sogno, riflett� La Berge, perch� il sognatore non poteva comunicare al mondo esterno e perch� non poteva usare i propri movimenti oculari come dizionario? Si avvalse cos� dell'aiuto di un polifonografo, un dispositivo simile a una macchina della verit�, che controlla automaticamente i movimenti dei muscoli degli occhi e altri segnali fisiologici; ad ogni sogno lucido, gli occhi si muovono in una sequenza predisposta: sinistra-destra-sinistra-destra. Quando in seguito si esaminarono le registrazioni, ecco che fra i tracciati dell'EEG e gli irregolari movimenti degli occhi consueti del sonno REM fu possibile scorgere il messaggio codificato. In seguito a questa esperienza La Berge elabor� una tecnica di induzione dei sogni chiamata MILD (mnemonic induction of lucid dreams) in grado di permettere a chi la applicava di trasformare sogni normali in sogni lucidi. Il semplice criterio di lucidit� coincise con la capacit� di essere in grado di creare le situazioni del sogno con un atto di volont�. Il fine di questa tecnica fu quello di istituire un rapporto fra la realt� dei sogni lucidi e quella della veglia. Ulteriori sviluppi fecero s� che il sogno lucido funzionasse come un laboratorio in cui si potevano simulare esperienze e situazioni che in uno stato di veglia avrebbero causato un impatto emotivo insormontabile, mentre in questa realt� autoindotta e virtuale potevano essere trattati blocchi emozionali altrimenti non contattabili.
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Lo stato "altro" di coscienza e la realt� noumenica
La ricerca di
stati di coscienza alternativi a quello ordinario, evidenziata dagli
esperimenti sopra riportati e presente nella stragrande maggioranza delle
tradizioni religiose ed esoteriche, pu� essere interpretata come il
tentativo di afferrare porzioni di realt� diverse o superiori ed � in
pratica il sogno millenario di rompere la circolarit� della conoscenza
umana superando la ricorsivit� dei processi logico/razionali. |
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio - Narciso |
Secondo Godel ci� non � possibile in quanto nessun sistema cognitivo pu� conoscersi esaustivamente n� convalidarsi completamente a partire dai propri strumenti di conoscenza. L'allucinazione, la follia, il delirio mistico rappresentano le porte di accesso a meta-punti di vista o sono piuttosto, al pari dello stato cosiddetto ordinario, i risultati di interpretazioni, seppur diversi, della stessa realt� fenomenica? In uno stato di coscienza superiore (o pi� correttamente diverso) si approda a una esperienza diretta della verit�/realt� o si ha semplicemente una lettura differente degli imput sensoriali che riceviamo dall'ambiente? Alcuni di questi, come sappiamo (droghe, alcool, tecniche di meditazione, musiche), eliminano le categorie distintive del nostro universo fenomenico (oggetto/soggetto, spazio/tempo) fornendone una interpretazione alternativa in cui parrebbe possibile l'esperienza di un'unit� che da molte tradizioni religioso/iniziatiche viene indicata come la verit�. A questo proposito ci sembra opportuno ricordare quanto scrisse I. Kant ne i "Prolegomeni a ogni futura metafisica" in cui il problema della ricorsivit� del sapere emerge in tutta la sua drammaticit�: "Tutte le rappresentazioni della sensitivit� vengono riferite ad una coscienza per la quale � possibile pensare solo attraverso regole che, per mezzo loro, � possibile l'esperienza da tenersi ben distinta dalla conoscenza degli oggetti in s�. A come sia possibile questa speciale propriet� della nostra sensitivit� o quella del nostro intelletto e della appercezione necessaria che sta a fondamento di questo e di ogni pensiero non si pu� dare una risposta n� una soluzione dal momento che per ogni risposta e per ogni pensiero degli oggetti si ha sempre bisogno di tali leggi le quali stanno a priori a fondamento della sua possibilit�." Secondo Kant quindi le leggi innate del pensiero impedirebbero la percezione della cosa in s�. Questo pessimismo gnoseologico, secondo molte tradizione iniziatiche, sarebbe superabile in virt� di tecniche indotte o auto-indotte che dovrebbero favorire il raggiungimento di un meta-punto di vista (Nirvana, Samadhi, Stato Diretto, Tao) ottenuto il quale sarebbe possibile sospendere le categorie kantiane dello spazio, del tempo e della causalit�. Questa credenza, comune a gran parte delle discipline spirituali, ritiene che l'essere umano sia ordinariamente in uno stato di coscienza connotabile da termini come: illusione, sogno a occhi aperti, ignoranza, maya (l'insegnamento del Budda, ad esempio, definisce lo stato ordinario di coscienza come uno stato di sofferenza e di intrappolamento nelle forme e nei deliri della nostra mente) superabile secondo Maslow (1971) attraverso le "esperienze di vetta" in cui, per lo meno provvisoriamente, si trascenderebbe la condizione "samsarica" della coscienza ordinaria e quindi si raggiungerebbe la verit�. A nostro parere, occorre, tuttavia, distinguere l'idea di verit� scientifica dal sentimento di verit� che, come afferma Morin (1989), aggiunge una dimensione affettivo/esistenziale all'idea di vero. Siamo nell'ambito di una verit� religiosa nel senso etimologico del termine "religio": essa, "religat", lega l'essere umano all'essenza del reale stabilendo, pi� che una comunicazione, una comunione. Come si evince dai ragionamenti precedenti coesistono due atteggiamenti diversi: da una parte quello che fa appello a un sentimento di verit� e ritiene certe esperienze coincidenti con la realt� noumenica; dall'altra il riduzionismo neuro-fisiologico di chi sostiene la causa organica degli stati mentali/religiosi. Esiste la possibilit� di superare questi due atteggiamenti? La soluzione, forse, la offre Maturana (1974), il quale afferma, che, biologicamente, la cognizione � un processo dipendente dal soggetto e, in quanto fenomeno individuale, subordinata dall'autopoiesi del soggetto conoscente. Quindi, epistemologicamente, secondo questo modello interpretativo, non vi sarebbe una differenza qualitativa tra uno stato ordinario di coscienza e uno "altro" in quanto noi vivremmo perennemente in uno stato di realt� virtuale per cui risulta indifferente stabilire lo status ontologico di un evento psichico. Psicologicamente per� l'aspetto fondamentale � il significato che lo stato "altro" assume in colui che ne fa esperienza, l'importante � il significato che esso assume per colui che ne fa esperienza all'interno di un determinato habitat bio-psico-socio-culturale.
Bibliografia
Fischer, R., A Cartography of the Ecstatic and Meditative States in Science, 174, 1971, pp. 897-904. Kant, I., Prolegomeni ad ogni futura metafisica, Laterza, Bari-Roma, 1982, Bari. La Berge, S., Lucid Dreaming: Directing an action as it Happens, in "Psychology Today, Je", 1981. Lilly, J.C., The center of the cyclone: an autobiography of inner space, Bantam Books, New York, 1979. Lilly, J.C., The scientist, Bantam Books, New York, 1981. Maslow, A., Verso una psicologia dell'essere, Astrolabio, Roma, 1971. Maurana, H.R., Autopoiesi e Cognizione, Marsilio, Venezia, 1985. Moody, R., Life after life, Bantam/Mockingbird Books, New York, 1976. Morin. E., La conoscenza della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1989. Pearce, J., The crack in the cosmic Egg,, Simon & Schuster, New York, 1973. Pearce, J., Exploring the crack in the cosmic Egg, Julian Press, New York, 1974. Siegel, R.K., Allucinazioni, in "Le scienze", 113, Gennaio 1974, pp. 88-96. Tart, C.T., States of Consciusness, E.P. Dutton & Co., New York, 1975. |
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