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LE FESTE SOLSTIZIALI:

IL SOLE DI CAPODANNO

Alfredo Cattabiani - scrittore, saggista

 

  


Allegoria del solstizio invernale da Nuova Iconologia del Cavalier Ripa Cesare Perugino (Padova 1611)

 

I lavori di Alfredo Cattabiani che pubblichiamo in Airesis per gentile concessione dell�autore, sono stati pubblicati alla fine degli anni �80, sulla rivista Abstracta, e vengono riprodotti nella loro versione originale. Le ricerche presentate in questi lavori sono state poi ampliate ed approfondite, sfociando successivamente in una serie di pubblicazioni: Simboli, miti e misteri di Roma,(Newton Compton 1990)Calendario, le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno ,(Rusconi 1988), Santi d'Italia,(Rizzoli 1993; edizione  Superbur ampliata e rivista  nel 1999), Lunario, dodici mesi di miti, feste, leggende e tradizioni popolari  d'Italia , (Mondadori 1994; edizione economica  riveduta, aggiornata e ampliata negli Oscar Mondadori 2002) . A tali libri, ed a molti altri di Alfredo Cattabiani, il lettore potr� fare riferimento per ogni approfondimento e ragguaglio ulteriore.

 

Le dodici notti che vanno dal Natale all�Epifania, oltre a rappresentare i dodici mesi dell�anno, sono intrise di simbolismi. Dall�antichit� ad oggi, gli usi e i costumi dei popoli europei che celebrano in queste notti il rinnovamento del cosmo.

 

Le feste natalizie erano nella Roma imperiale feste del solstizio, del nuovo sole che rinasceva dopo la morte simbolica, risalendo verso il nord dopo aver toccato il punto pi� basso con l'entrata nella costellazione del Capricorno. Anche il nuovo anno legale cominciava in quei giorni, alla Kalendae Januarii nel periodo immediatamente posteriore al solstizio che, come si � accennato nell'articolo precedente, (vedi Abstracta n. 9) veniva convenzionalmente fissato al 25 dicembre per seguire la tradizione dei Romani pi� antichi che, poco esperti in astronomia, si erano fidati dei propri occhi. "Prima di cominciare l'anno" scriveva l'Imperatore Giuliano nel discorso su Elio Re "noi diamo in onore di Elio giochi magnifici, solennit� consacrate a Elio Invincibile. ..Ah! si degnino gli d�i sovrani di permettermi di celebrare sovente questi misteri, e che il sovrano stesso dell'universo, Elio il primo, mi accordi questo favore! Sorto da tutta l'eternit� intorno all'essenza feconda del Bene, mediatore fra gli d�i intelligenti, essi stessi mediatori, Egli ne assicura pienamente la continuit�, la bellezza senza limiti, l'inesauribile fecondit�, l'intelligenza perfetta, e li dota abbondantemente di tutti i beni atemporali" (l) .La festa del Sole era diventata il culto pi� importante in Roma verso la fine del III secolo per l'influenza delle tradizioni orientali.

L 'imperatore Aureliano, originario della Dacia  Ripensis e figlio di una sacerdotessa del Sole, istitu� addirittura il culto statale del  Comes Sol Invictus, la cui festa, il dies Natalis Solis Invictus divenne il centro della liturgia imperiale. A questa eliolatria contribuiva non poco il progressivo diffondersi negli ambienti militari di un altro culto di origine orientale, il mithraismo, dove Mithra era considerato il Figlio del dio supremo Sol: Figlio del Sole e Sole lui stesso, nato da una roccia presso un albero sacro e con la torcia in mano, simbolo della Luce e del Fuoco che spandeva sul cosmo. Il mito narra che alcuni pastori presenti all'evento soprannaturale gli avevano offerto primizie dei greggi e dei raccolti. � superfluo sottolineare le analogie con la nascita del Cristo in una "grotta" illuminata da una stella mentre i pastori lo adoravano.

All'inizio del IV secolo la festa era diventata cos� popolare a Roma che persino i cristiani vi partecipavano accendendo con i "pagani" fuochi in onore dell'astro che rinasceva. La Chiesa, per allontanare i fedeli da quelle feste "idolatriche", pens� di fissare la celebrazione della nascita del Cristo il 25 dicembre. D'altronde, chi era il Cristo se non il Sole di Giustizia, incarnazione della divina Bont�, Luce che illumina, produce, vivifica, contiene e perfeziona tutte le cose atte a riceverla? (2).

La prima notizia di una festa del santo Natale a Roma risale all'anno 336. Da Sant' Agostino veniamo a sapere che anche in Africa la si celebrava nello stesso periodo. Verso la fine del IV secolo era ormai diffusa in tutta l'Italia settentrionale, cos� come in Ispagna.

Nel Vicino Oriente invece, fino per lo meno all'inizio del V secolo, quando cominci� a diffondersi l'usanza occidentale, la nascita di Ges� era festeggiata il 6 di gennaio insieme con il suo battesimo e il miracolo di Cana, ed era chiamata Epifania. L'usanza derivava da un antico culto rammentato da Epifanio: la notte fra il 5 e il 6 gennaio si festeggiava ad Alessandria, in Egitto, la nascita del dio Eone dalla vergine Kore, scendendo in processione al Nilo con l'immagine di un bimbo, per raccogliere acqua che si sarebbe trasformata in vino (3) .

Epifania significa in greco l'"apparizione" di una divinit� o un suo intervento prodigioso: e siccome la nascita di Ges� era l'apparizione per eccellenza, i cristiani, orientali, adottarono questo termine per il Santo Natale.

Successivamente, quando la festa del Natale romano penetr� in Oriente l'Epifania divenne prevalentemente la festa del battesimo di Ges�, mentre in Occidente, che a sua volta l'aveva recepita, dall'Oriente, celebrava "la rivelazione di Ges� al mondo pagano" con la venuta dei Magi a Betlemme, la Casa del Pane. Sicch� per la liturgia romana i dodici giorni che seguono il Natale sono un tempo liturgico unitario che ha il suo centro nella Nativit� di Nostro Signore Ges� Cristo, alla quale ha dato il fondamento teologico papa san Leone Magno. Egli parla del mistero delle nativit� del Cristo ( "sacramentum nativitatis Christi�) per indicare il valore salvifico dell'evento. Il Vangelo e i profeti, scrive san Leone Magno, "ci infervorano e ci ammaestrano che il Natale del Signore, quando il Verbo si � fatto carne (Gv. I, 14), non ci appare come un ricordo del passato ma lo vediamo al presente", e perci� ogni Natale rinnova per noi il Sacro Natale di Ges� (4).

L'Epifania a sua volta, con la festa che rievoca l'Adorazione dei Magi, visti come "primizie delle genti", rammenta che il Cristo � Colui che trascende e illumina di vera luce ogni religione come Sovrano universale. Il Vangelo di Matteo, l'unico fra i quattro canonici che testimoni la venuta dei sacerdoti "pagani", narra che i Magi recarono in dono al Cristo oro, incenso e mirra: l'oro perch� � il Sovrano universale, l'incenso perch� � divino; la mirra perch� � il Grande Medico che pu� vincere la morte (5).

Il simbolismo solare informa il periodo natalizio collegando la tradizione orientale-romana al cristianesimo. La narrazione di Matteo, come le leggende e le usanze che vi sono connesse, testimonia di un'epifania di Luce e di Fuoco. E quale mai altro simbolismo si poteva applicare alla sua Nativit� non soltanto a Roma ma anche in Oriente, dove dall'Egitto all'Iran, l'eliolatria era diffusa? Nella Cronaca di Zuqnĩn, redatta nel 774-775 dal monaco e stilita Is�, e non dissimile da altre leggende coeve, si narra che i Magi, sacerdoti di origine Iranica, depositari della sapienza esoterica, si tramandavano di padre in figlio una scriptura attribuita al terzo figlio di Adamo, Seth, che profetizzava l'apparizione di una stella che li avrebbe condotti fino al Salvatore, atteso in tutte le religioni del Vicino e Medio Oriente. Dai loro antenati i Magi, che sarebbero andati a Betlemme, avevano ricevuto una raccomandazione orale: " Aspettate una luce che sorger� da Oriente, luce della Maest� del Padre, una luce che sorger� in aspetto di stella sopra il Monte delle Vittorie e si fermer�: sopra una colonna di luce dentro la Caverna dei Tesori dei Misteri".


Molti temi della mitologia pagana furono rielaborati dall'arte cristiana del primo Medio Evo. Questa miniatura di manoscritto dell'VIII secolo mostra due draghi sull'albero della vita. Le svastiche sul tronco rappresentano il movimento dei cieli intorno all'asse cosmico. I dodici segni che si snodano su ciascun drago rappresentano probabilmente i dodici mesi dell'anno. La lotta delle aquile, animali solari, contro i draghi, emissari del mondo notturno, suggerisce l'alternarsi del giorno e della notte, la perenne battaglia delle forze della luce contro quelle delle tenebre.
 

Quell'anno i Magi, saliti secondo l'usanza sul Monte delle Vittorie, dov'erano conservati i rotoli di Seth che rivelavano i "misteri" tramandati da Adamo sulla maest�: di Dio e le istruzioni suoi doni che si dovevano portare al Salvatore, avevano appena compiuto i riti purificatori quando videro qualcosa "simile a una colonna di luce ineffabile scendere e fermarsi sopra la caverna ...E al di sopra di essa una stella di luce tale da non potersi dire: la sua luce era molto maggiore del sole, ed esso non poteva stare innanzi alla luce dei suoi raggi".

Poi la stella and� a fermarsi davanti alla Caverna, il cielo si apri come una grande porta da dove scesero uomini gloriosi portando sulle mani la stella di luce e si fermarono sulla colonna di luce mentre tutto il monte splendeva di una luce ineffabile.

Infine la stella entr� nella Caverna dei Tesori Occulti mentre una voce chiamava i Magi:
�Entrate dentro senza dubbi, con amore, e vedrete una vista grande e mirabile�. Entrarono e videro quella luce ineffabile trasformata in un piccolo uomo umile che disse: "Salute a voi, Figli dei Misteri Occulti", rivelandosi come il Cristo..

Quella stella, manifestazione ed emanazione della Luce di Dio, e dunque Dio stesso, li accompagna fino alla grotta della Nativit� dove essi vedono �la colonna di luce scendere e fermarsi davanti alla caverna, e scendere quella stella di luce e fermarsi sulla caverna dov'era nato il mistero e la luce di vita�.

Durante il viaggio di ritorno riappare loro la luce ineffabile dicendo: �lo sono in ogni luogo e non v'� luogo dove non sono; io sono dove voi mi avete lasciato perch� io sono pi� del sole del quale non v' � luogo del mondo che ne sia privo, pur essendo esso uno, e se venisse meno al mondo tutti i suoi abitanti starebbero nella tenebra. Quanto pi� sono io che sono il Signore del sole e la mia parola e la mia luce sono maggiori di quelle del sole!" (6).

 

Ispirate al simbolismo solare sono anche alcune usanze natalizie collegate al mondo vegetale (7) , come per esempio l'albero di Natale, emblema - nelle tradizioni dell'Europa centrale e dell'Italia alpina - dell'albero cosmico che unisce i cieli alla terra nutrendo con i suoi "frutti" tutti gli esseri. Il simbolismo di origine pre-cristiana fu assimilato dai cristiani che lo riferirono alla Croce, ovvero al Cristo.

 "Questo legno" scriveva Ippolito da Roma in un inno del secolo III �mi appartiene per la salvezza eterna. Me ne nutro, me ne cibo, sto attaccato alle sue radici... Quest'albero, che si allunga fino al cielo, sale dalla terra al cielo. Pianta immortale, s'innalza al centro del cielo e della terra, fermo sostegno dell'universo, legame di tutto, sostegno di tutta la terra abitata, legame cosmico che comprende in se tutta la molteplicit� della natura umana ".  

L'Albero di Natale � dunque il simbolo del Cristo-Albero cosmico, analogo al Cristo-Sole che nasce per offrire la sua luce e i suoi frutti agli esseri, ponte fra cielo e terra. Per questo motivo si appendono all'abete tanti lumini che rappresentano da un lato la nascita del nuovo Sole, del Sole Bambino, e dall'altro la luce che dispensa all'umanit�. Analogamente, i frutti dorati e i doni appesi ai suoi rami sono l'emblema della vita che il Cristo dona, e i dolciumi il suo amore. Riunirsi la notte di Natale intorno all'Albero significa essere in comunione con il Cristo, illuminati dalla sua luce, nutriti dalla sua linfa, pervasi dal suo amore.

 


Adorazione dei Magi, dal breviario di Martino V (m. 1410)

 

Il simbolismo dell'albero solstiziale era stato posto in ombra dal Presepe di san Francesco d' Assisi, che � diventato dal Medioevo l'usanza pi� popolare in Italia e che merita un futuro scritto sull'interpretazione dei simboli che contiene, dalla capanna o grotta agli animali, il bue e l'asino. Ma qualcosa era sopravvissuto nel nostro Paese prima del ritorno novecentesco dell'Albero sull'onda del mito americano che l'ha stravolto in emblema del consumo: era - perch� oggi va scomparendo - la cosiddetta festa del ceppo diffusa non soltanto in Toscana, ma in varie regioni italiane; in Piemonte ad esempio si chiamava s�c, nel trevigiano z�ch.

Il filologo ottocentesco Pietro Fanfani, nel Vocabolario dell'uso toscano, scriveva che nella Val di Chiana, la sera della vigilia di Natale, tutte le famiglie si riunivano tra loro e mettevano nel camino un ceppo dicendo in coro: "Si rallegri il ceppo, domani � il giorno del pane; ogni grazia di Dio entri in questa casa; le donne facciano figliuoli, le capre capretti e le pecore agnelletti, abbondi il grano e la farina, e si riempia la conca di vino " . Poi si bendavano i bambini che dovevano avvicinarsi al camino e battere con le molle sul ceppo recitando una canzoncina detta Ave Maria del Ceppo: e quella canzoncina aveva la virt� di far piovere sul ragazzo dolci e regalini.

Nelle campagne piemontesi si diceva che il ceppo si sarebbe incenerito nelle 12 notti tra il Natale e l'Epifania, simboli dei 12 mesi dell'anno durante i quali il sole nuovo, rappresentato dal legno che si consumava, avrebbe nutrito il cosmo e gli uomini con la sua luce e il suo calore. Quel ceppo altro non era se non il simbolo del Cristo-Sole-Albero cosmico che nutriva l'umanit� offrendole i suoi doni durante l'anno. Ecco perch� i bambini, percuotendo il ceppo, sentivano piovere sul capo strenne e dolciumi; e perch� si diceva "domani � il giorno del pane" : il pane simbolo per eccellenza del cibo spirituale e materiale.

Per questo motivo si mangiano a Natale dolci a base di farina, tra i quali il pi� celebre � il panettone milanese. � un 'usanza antichissima, diffusa in tutta l'Europa. In Francia, ad esempio, si usava cuocere un grosso pane, chiamato pain de CaIandre. Poi se ne tagliava un pezzetto sopra il quale venivano incise tre o quattro croci, e lo si conservava come un talismano capace di guarire da molti mali. Il resto del pain de Calandre era distribuito a tutta la famiglia. In Inghilterra i fornai regalavano ai clienti focacce chiamate Christmas-batch, e i fornai lombardi offrivano il panettone ai clienti.

E persino la mancia aveva un significato religioso. In un libretto di Amedeo Costa dal titolo chilometrico, Curioso dircorso intorno alla Cerimonia del Ginepro, aggiuntavi la dichiarazione del metter Ceppo e della Mancia solita a darsi nel tempo di Natale, (Bologna 1621), si dice a questo proposito :

 


Adorazione dei Magi, xilografia di A. D�rer. L'opera fa parte di una serie di 104 incisioni realizzate da D�rer nel 1500 - 1503 per illustrare due libri di preghiere

 

"Suol darsi la Mancia in queste Santissime Feste di Natale in memoria della gran liberalit� del Nostro Signore Dio, il quale diede se stesso a tutto il mondo, e in memoria di quella gran Mancia della Pace, che dagli Angeli della Nativit� di esso fu data e annunciata in terra a tutti gli uomini e per caparra ancora del preziosissimo sangue ch'egli era per cominciare a spargere nel giorno della sua Santissima Circoncisione, il quale dovea poi versare affatto nella sua Passione sul duro legno della Croce".

Direttamente collegate al simbolismo solare sono i fuochi d' artificio e le fiaccolate sui monti innevati, che celebrano il nuovo anno, ovvero il nuovo Sole, e hanno anche un valore magico, come ha spiegato il Frazer nel
Ramo d'oro.

Ma, come ha osservato Maria Grazia Chiappori, il fuoco � collegato anche simbolicamente al Cielo, chiamato nello zoroastrismo " cristallo di rocca" (8). In molte leggende orientali si narra che il bambino don� ai Magi una pietra tratta dalla caverna in cui era nato, una pietra tanto pesante che essi la trasportavano con enorme difficolt�

 

Con quel peso non sarebbero riusciti a proseguire il viaggio; e allora, visto un pozzo, ve la gettarono. Ma dopo qualche istante dalle profondit� del pozzo s'innalz� una lingua di fuoco che sali fino al cielo. �Questo fuoco - commenta la Chiappori - � una rivelazione sotto forma ignea, e dunque luminosa - come la stella - di Dio. La manifestazione luminosa della divinit� ricorda la greca folgore di Zeus e l'iranico fuoco che, nella visione del tardo mazdeismo, scende dal cielo per annunciare la missione di Zoroastro tra gli uomini".

Sole, Albero, Stella, Fuoco: tanti simboli che alludono in una complessa trama di corrispondenze, al mistero del divino che pervade il cosmo, e a quel cristallo luminoso che � deposto anche nel nostro cuore se sappiamo vederlo con il terzo occhio.

 


Helios, da una tavola dell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert
 

 

Note

(1) 156 b-d

(2) Cfr. Dionigi Areopagita  Nomi divini, 697 C

(3) O. Giordano, Religiosit� popolare nell�alto medioevo, Bari 1969, pag. 51

(4) Cfr. San Leone Magno 9� discorso sul Natale, (XXIX), e 6�.

(5) Sul simbolismo dei doni e sui Magi cfr. Mario Bussagli � Maria Grazia Chiappori, I Re Magi, realt� storica e tradizione magica, Milano 1985.

(6) Sul simbolismo della stella, oltre ai Re Magi, cfr. Emilio Servadio, Quell�angelo luminoso che accende le tenebre, ne �Il Tempo�, 13 dicembre 1985.

(7) Cfr. Alfredo Cattabiani, Erbario, Milano 1985, pp. 217-231

(8) Ne I re Magi cit., pp. 165-174

 

 

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