L'androgine ermetico alla corte della regina
Massimo Marra
Androgenes hermeticus composto da Minera Philosophorum e Radius ab Umbra
completato da un Dialogo tra Maestro e discepolo che descrive l'intera Grande Opera
di Francesco Maria Santinelli. A cura di Anna Maria Partini
Ed. Mediterranee, Roma 2000 - pag. 136 - € 14,46
Già in una "Lettera del Lettore" a firma di Marco Baistrocchi, pubblicata nel 1970 sul n. 3 di "Conoscenza religiosa", a soli due anni dalla pubblicazione della storica edizione (1968) della Lux Obnubilata - celebre e citatissimo testo alchemico seicentesco - da parte della casa editrice Arché di Milano (pubblicazione in cui per la prima volta si puntava l'attenzione sull'identità reale che si celava sotto il fantasioso pseudonimo di Fra Marcantonio Crassellame Chinese, ovvero il nobiluomo pesarese Francesco Maria Santinelli) si auspicava il ritrovamento del testo latino dell'Androgenes Hermeticus, per fare luce definitiva sull'identità dell'anonimo autore del commento latino all'ode alchemica in italiano contenuta nell'opera.
Dovevano passare venti anni perché, nel 1990, la studiosa Anna Maria Partini, rinvenisse nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Napoli una copia dell'Androgenes, (Lione 1680 per i tipi di Giovanni da Trevis, editore di atre opere precedenti del Santinelli) e potesse così confermare l'attribuzione del commento in questione allo stesso Santinelli, da tempo identificato come autore dell'ode italiana.
Oggi, ad altri dieci anni dal rinvenimento del testo a stampa dell'Androgenes, è finalmente disponibile l'edizione della traduzione curata proprio da Anna Maria Partini. Il testo appare nella collana Biblioteca Ermetica delle Edizioni Mediterranee, per molto tempo affidata alla direzione di Stefano Andreani e di recente passata sotto la direzione di Paolo Lucarelli. Nella stessa collana, tra gli altri, erano già apparsi nel corso degli anni l'edizione della Lux Obnubilata curata da Mino Gabriele (1980), il poema La Bugia (1983) del marchese Massimiliano Palombara a cura di A.M Partini, Lo Specchio di verità attribuito ad un non meglio identificato G.B. Comastri e la raccolta di Sonetti Alchemici del Santinelli (1985) entrambi curati da Anna Maria Partini. Tutti questi testi hanno come denominatore comune la provenienza da un ambiente culturale omogeneo, che è quello del gruppo di intellettuali ed occultisti italiani raccolti nella Roma di fine seicento intorno alla corte della regina Cristina di Svezia, essa stessa appassionata cultrice di alchimia e discipline esoteriche (si veda a questo proposito l'introduzione della Partini allo Specchio della Verità e il bell'articolo introduttivo di Susanna Åkerman: Cristina Di Svezia (1626-1689), la Porta Magica ed I Poeti italiani dell'aurea Rosa Croce, http://www.levity.com/alchemy/queen_christina_italian.html). È l'ambiente di ispirazione ermetico-rosicruciana entro cui si muoveranno anche altre importanti figure come il Borri, ed in cui nascerà la leggenda che associa il nome dell'avventuriero milanese e del Marchese Massimiliano Palombara nella costruzione della celebre porta ermetica di Piazza Vittorio.
Figura di spicco in questo composito milieu, è senz'altro il marchese Francesco Maria Santinelli, figura eclettica di poeta, astrologo ed alchimista, intimo della regina ed assiduo frequentatore della sua corte. Le opere ristampate grazie al lavoro di ricerca di Anna Maria Partini, ci restituiscono la figura di un ermetista competente che dovette essere considerato indubbiamente un punto di riferimento tra gli alchimisti dei suoi tempi, al punto di essere più volte citato in diversi scritti alchimistici a lui contemporanei.
L'edizione dell'Androgenes Hermeticus si apre con un saggio introduttivo della Partini. Dalla presentazione dell'opera, divisa in due parti - la Minera philosophorum ed il Radius ab Umbra - entrambe in precedenza incluse in forma anonima, separatamente, nel Gynaeceum Chymicum (Lione, 1679) la Partini prende le mosse, dopo un breve excursus biografico sul Santinelli, per un lavoro di comparazione tra il Novum Lumen Chimicum del Sendivogio, il catechismo dell'Etoile Flamboyante (Francoforte 1766) dello Tschoudy e le opere del Santinelli. L'operazione, a nostro avviso, dimostra però, più che una filiazione diretta ed una concatenazione ideale degli scritti presi in esame, una comunione di teorie e formule simboliche che accomuna una ben più vasta quantità di scritti della tradizione ermetico alchemica, specie nel periodo a cavallo tra XVII e XVIII secolo. L'analogia, la rassomiglianza e perfino l'assonanza di interi passi di opere diverse, i frequenti prestiti reciproci tra autori, sono un dato assolutamente ovvio per chiunque esplori, anche superficialmente il mare della immensa tradizione testuale ermetico-alchemica. Difficile estrapolare, da questi soli dati, accostamenti tra personaggi ed ambienti differenti.
La Partini, curatrice, lo ricordiamo, anche di una bella edizione dello Splendor Solis del Trismosin inclusa nella stessa collana, anche in questo caso ci offre comunque un lavoro interessante che aggiunge un nuovo tassello allo studio del milieu ermetico di Cristina di Svezia, probabile espressione italiana di quel diffuso movimento esoterico e politico-riformatore che in tutta Europa prese il nome di rosicrucianesimo.