La magia delle droghe. Chimica e alchimia dell'estasi artificiale
Roberto Negrini - Giornalista, Saggista
L'utilizzo di piante e sostanze psicoattive all'interno della ricerca di stati alterati di coscienza, dalle remote rituarie religiose fino alle moderne frontiere della cultura psichedelica, costituisce uno degli argomenti di attualità più scottanti e complessi da affrontare. Su tale argomento la disinformazione, spesso legata a tabù culturali di difficile rimozione, regna sovrana, nonostante l'evidenza della diffusione sociale di comportamenti che denunciano una sempre crescente ricerca di stati percettivi alterati, soprattutto da parte delle giovani generazione. Al saggista Roberto Negrini, solitamente attento ed esaustivo nel trattare argomenti così delicati, si deve il presente ampio excursus storico-antropologico sugli psicoattivi usati con fini estatici.
Amanita muscaria.
I veleni divini
Tra i principali reperti archeologici ritrovati in Messico a Guatemala, nelle terre che furono delle civiltà maya a azteca, i più enigmatici furono indubbiamente alcune statuette raffiguranti figure totemiche umane o animali sormontate da un'ampia cappella di fungo e risalenti in alcuni casi, a 3000 anni fa[1].
Dalla decifrazione degli antichi codici aztechi e dalle tradizioni magico-religiose degli Zapotechi e dei Mazatechi del Messico meridionale, già registrate dai conquistatori spagnoli, risultava l'esistenza di una misteriosa triade di piante-dee: il fungo teonanacatl, il cactus peyotl e i semi vegetali ololiuhqui, Divinità-cibo attraverso la cui consumazione e mediazione sacerdoti a sciamani raggiungevano il diretto contatto con il soprannaturale a la comunione con gli Dei[2].
All'epoca della prima conquista di Cortés, nel XVI secolo, il missionario francescano Bernardino de Sahagun aveva descritto con pio orrore cerimonie durante le quali gli indigeni si inebriavano con una bevanda intossicante e "diabolica" che procurava loro visioni ed ebbrezze "infernali" e che veniva estratta da un fungo velenoso chiamato appunto teonanacatl[3] (che in lingua Nahuatl significava "carne della divinità").
Le crudeli e sistematiche persecuzioni perpetrate dalla Chiesa Cattolica a dalla monarchia spagnola contro ogni forma di religiosità magica locale, pur lontane dall'estinguere il culto dei funghi a delle piante sacre e il loro utilizzo sciamanico, ne causarono successivamente la quasi assoluta clandestinità e per più di 300 anni sui segreti vegetali messicani gli Europei non ne seppero molto più del devoto francescano al seguito degli sterninatori.
Il mistero del teonanacatl a delle millenarie statuette degli uomini-animali-fungo fu infatti definitivamente svelato solo tra la prima a la seconda metà del nostro secolo. L'etnobotanico americano Richard Evans Schultes, direttore del museo botanico dell'università di Harvard, fu tra i primi ricercatori contemporanei a compiere estese ricerche sulle piante psicoattive, trascorrendo ben 12 anni della sua vita, dal 1941 al 1953, in Amazzonia, Ande e Sudamerica.
Il lavoro di Schulte svolto già fino dal 1936 in un'ottica interdisciplinare tra botanica, etnologia e antropologia fu supportato dal contatto diretto con sciamani, stregoni e ritualità tribali e portò, nel corso di pochi decenni, il numero delle piante allucinogene conosciute e classificate da una mezza dozzina a più di 80, dimostrando nel contempo la strettissima connessione tra uso di droghe sacre, religione e magia[4].
Nel 1954 il banchiere e micologo autodidatta R. Gordon Wasson, trasferitosi con la moglie nella regione di Oaxaca, nel Messico meridionale, alla ricerca dei funghi sacri, scoprì che l'azteco teonanacatl era il nome sacrale collettivo di una peculiare categoria di funghi allucinogeni della famiglia Psilocybe mexicana la cui utilizzazione cultuale e magica risultava ancora ampiamente diffusa tra le popolazioni locali.
Grazie all'amicizia stretta con Maria Sabina, una curandera mazateca, Wasson, sua moglie e altri collaboratori qualificati furono ammessi a una serie di cerimonie sacre segrete che comprendevano la consumazione sacramentale del teonanacatl e sperimentarono così gli sconvolgenti a meravigliosi effetti estatici di visione ed espansione della coscienza ben noti alla tradizione sciamanica[5].
Fu come se i muri della nostra casa si fossero dissolti - dichiarò Wasson nella relazione - e il mio spirito volato in alto, e io mi trovavo sospeso a mezz'ària [...] Sentii che ora stavo vedendo [...] vedevo gli archetipi, le idee platoniche che sono alla base delle imperfette immagini della realtà di ogni giorno[6].
In quel momento l'audace ricercatore americano aveva sfiorato il segreto di una delle più antiche forme universali di comunione col sacro. "Ora voi siete il Fungo"[7] fu detto agli Europei mentre stavano sperimentando qualcosa che alla perseguitata saggezza degli Indios era noto da millenni. Le antichissime ed enigmatiche statuette dell'Uomo-Dio-Fungo rivelavano così il loro sconvolgente significato: l'Uomo che si fa Dio attraverso la comunione con la pianta sacra. "Possibile che il Fungo Divino", scrisse ancona Wasson, "fosse il segreto nascosto dietro gli antichi Misters?"[8].
Fu sulla traccia di questa intuizione che Wasson negli anni successivi strinse un'intima e continuativa collaborazione con il dottor Albert Hofmann dei laboratori di ricerca Sandoz di Basilea, che solo pochi anni prima, nel 1943, analizzando le caratteristiche biochimiche della segale cornuta (un fungo tossico parassitario delle graminacee e particolarmente della segale), aveva isolato a analizzato il più potente allucinogeno di sintesi mai conosciuto: la dietilamide dell'acido D-lisergico (Lysergsäure-Diäthylamid) o LSD[9].
Hofmann sottopose ad accurate analisi i vari tipi di funghi a semi di piante magiche raccolte da Wasson e nel 1958 isolò il principio neuroattivo del teonanacatl: la psylocibina. Parallelamente Hofmann, che coltivava anche interessi etno-antropologici a filosofico-esoterici, scoprì che un'altra mitica droga messicana chiamata ololiuhqui ("il fiore della vergine")[10] conteneva alcaloidi estremamente simili all'LSD presente nella segale cornuta[11].
Il Tradizionalmente l'ololiuhqui veniva utilizzata per il contatto con gli Dei e per la visione del futuro ed era ottenuta dai semi di una pianta di convolvolo (rivea coryrnbosa)[12], che Wasson aveva identificato e trasportato nelle sue spedizioni.
Su sollecitazioni del noto mitologo a storico delle religioni Kàroly Kerényi, amico di Hofmann, furono constatate notevoli affinità strutturali tra alcune cerimonie rituali indigene messicane e le pratiche misteriche a base estatica della Grecia classica. Si giunse così a ipotizzare che la bevanda sacra offerta agli iniziati nel corso dei Msteri Eleusini per celebrare la loro mistica unione con la Dea Madre Demetra, Signora del grano, il kykeon - citato da Eraclito a da altre fonti - la cui composizione era a base di graminacee, contenesse principi psicoattivi affini a quelli dell'ololiuhqui e della segale cornuta[13] e fosse quindi sostanzialmente a base di LSD[14].
Dal canto suo Wasson estese le sue ricerche medico-etnologiche ad altri funghi psichedelici e soprattutto dedicò la sua attenzione al velenosisssmo "ovulo malefico", l'amanita muscaria, che assunta con gli opportuni accorgimenti quantitativi e cerimoniali, rappresentava uno dei più antichi, potenti e diffusi allucinogeni naturali utilizzati per scopi sacri dai guerrieri vichinghi e dagli sciamani siberiani[15].
Data l'ampia diffusione dell' amanita, con la sua caratteristica forma di fallo in erezione, nelle regioni nordiche originarie dei popoli indoeuropei, oltre che nelle zone del medio a vicino Oriente, Wasson ipotizzò, con un largo margine di sicurezza, che il micidiale fungo fallico costituisse l'ingrediente segreto del mitico soma, bevanda sacra dei sacerdoti vedici e delle loro divinità nell'induismo arcaico, dispensatrice di salute, coraggio, longevità, intuizione e immortalità, sia dell'haoma, analoga bevanda sacra della tradizione iranica, utilizzata per ottenere visioni divine già molto prima della riforma monoteista di Zoroastro[16].
Insieme al fimgo teonanacatl e ai semi ololiuhqui la terza e più importante pianta-dea della tradizione azteca, e poi indio-messicana, fu e resta ancora oggi il piccolo cactus lophophora williamsii, meglio conosciuto come peyotl, diffuso sugli altopiani del Messico settentrionale, che il mito identifica con la carne di una divinità cornuta, il Daino Celeste e le cui proprietà furono rivelate in sogno a una donna[17].
Allucinazioni visive, auditive a olfattive, visioni colorate a geometriche, sovreccitazione sensoriale, distorsione percettiva, dilatazione generale della coscienza sono i principali effetti - simili peraltro a quelli di LSD e psilocybina - ottenuti attraverso l'ingestione rituale dei bottoni vegetali del peyotl, chiamati dagli indigeni mescal e dai quali, nei primi anni del secolo, fu isolato chimicamente il principio attivo principale responsabile dei poteri del cactus: la mescalina, un alcaloide derivato dall'ammoniaca[18].
Belladonna.
Dalle Americhe all'Europa, dall'Asia all'Africa fino ai più remoti angoli del mondo, in stretta connessione con le tra dizioni sciamaniche a misteriche, magiche o religiose di diversi popoli a razze, ritroviamo questa intima simbiosi tra l'universo simbolico del divino, i misteri del mondo vegetale e la ricerca del sacro nell'uomo a nella donna. La scienza spagirica tradizionale di sacerdoti, magi a sciamani - che spesso furono di sesso femminile data la maggiore connessione della donna con le più nascoste energie della natura - ha fornito per millenni una serie di tecniche codificate sull'utilizzo delle sostanze divine o "cibo degli Dèi" come pane della sapienza a dell'esperienza magica.
Nell'autentica, primordiale celebrazione di un'Eucaristia, o cannibalizzazione della Carne di Dio, di cui la nota cerimonia cristiana non fu che la degradazione pallida e riduttiva, le droghe sacre sono state mangiate, masticate, bevute, inalate, fiutate, fumate o spalmate sui corpi, in ogni tempo e sotto ogni latitudine. Esse hanno rappresentato uno dei propellenti primari per la reale conquista del Divino, una conquista tanto spirituale quanto bio-chimica e fisio-psichica.
Unite inestricabilmente e ritualmente a una corretta disciplina dell'emozione e della psiche, queste sostanze hanno suscitato a possono suscitare l'esplorazione dei mondi interiori e l'espansione della coscienza e dei sensi umani, fino all'incremento apparentemente sovrannaturale delle facoltà fisiche di vista, udito, forza muscolare, velocità e resistenza a calore, gelo, fame, sete, sonno, fatica.
La pianta della coca era già sacra presso gli Incas nella preistoria della loro cultura a la masticazione delle sue foglie psicoattive, a scopi rigenerativi ed euforizzanti, è rimasta una pratica comune tra le popolazioni locali in Perù, Bolivia e Argentina, dove ancora oggi la coca viene confidenzialmente appellata come "madre": Mama Cuca[19]. Nella seconda metà del secolo scorso fu isolato chimicamente un alcaloide che risultò essere il principio attivo di questa pianta: la cocaina[20].
In Australia la "pianta madre" dell'ebbrezza e delle visioni è invece il pituri[21], una solanacea che cresce soprattutto nella parte centrale del Queensland. Tradizionalmente le sue foglie vengono disseccate, mescolate con cenere d'acacia in forma di piccole polpette a quindi masticate lungamente con effetti allucinatori ed estatici.
Effetti simili a quelli della coca derivano poi dalla masticazione del katt[22], arbusto originario dell'Abissinia coltivato in Arabia a in Etiopia. L'uso, cerimoniale e non, delle sue foglie per indurre visioni divine, alterare la comune percezione a annullare fatica, sonno e fame è ampiamente diffuso soprattutto nello Yemen, in Arabia, in Somalia e in Etiopia, data anche la relativa tolleranza che questa tradizione ha trovato da parte dell'Islam.
All'interno delle antichissime fratellanze magico-religiose dell'Oceania, soprattutto in Polinesia, Nuova Guinea e Melanesia, l'iniziazione ai Misteri della morte e le varie fasi dei riti tribali di passaggio venivano a vengono ancora accompagnate dall'uso del kawa, una bevanda estratta dalle radici di un pepe inebriante[23]. Il kawa produce vari stadi di narcosi allucinatoria che le società iniziatiche tribali utilizzano per collegarsi con i mondi invisibili.
Tra le piante psicoattive a effetto estatico di utilizzazione più ampia e più antica risulta certamente la cannabis sativa e particolarmente la sue variante cannabis indica (canapa indiana), originaria dell'Asia e diffusasi attraverso i secoli in gran parte del mondo. Dai suoi fiori a foglie disseccati e tritati si ottiene la marijuana, che può essere fumata, inalata o bevuta in decotto, mentre la resina della pianta femmina è generalmente conosciuta con il nome arabo di haschis e, oltre che fumata, può essere masticata a mangiata[24].
L'uso cerimoniale, magico e misterico della cannabis è attestato già nell'Egitto faraonico, nella Cina del II millennio a.C., nell'India vedica a nell'Impero assiro, come risulta da una tavoletta di Assurbanipal dell'VIII secolo, dove la pianta droga è denominate qunnapu[25].
Erodoto nel IV libro delle Storie racconta che gli Sciti, nomadi del Mar Nero, usavano le fumigazioni prodotte dai semi di cannabis, gettati su appositi bracieri, per raggiungere stati di ebbrezza e voluttà e per purificare il corpo[26].
Il giardino profanato
Ogni cultura tradizionale ha amministrato il proprio "giardino magico" traendone il massimo dei vantaggi e il minimo dei rischi. Le piante dee e i loro prodotti sono sempre stati venerati a utilizzati secondo criteri a ritualità precisi a opportunamente circoscritti, anche se le cronache storiche registrano segmenti di tempo e cicli storici nel corso dei quali l'estasi e l'ebbrezza artificiale sono tracimati oltre i confini del sacro, pervadendo di sé anche la vita profane, ricreativa a sensuale.
Ma pur in queste circostanze restarono sconosciute ai popoli pre-moderni, e quindi non condizionati dal dualismo schizoide di matrice giudeo-cristiana, la devastante assuefazione e successive dipendenza psichica e fisica come fenomeni di masse generati dalla diffusione di alcune tra queste sostanze all'interno della civiltà a della culture moderne.
Non va dimenticato che tra i prodotti del giardino incantato ve ne sono un certo numero la cui utilizzazione non controllata, o scorporata dal contesto culturale e sacrale originario, risulta particolarmente pericolosa e il cui abuso tende a produrre gravissimi danni psichici a fisiologici culminanti in una suicide a inesorabile dipendenza.
Emblematicamente tra gli innumerevoli a millenari frutti di questo Giardino degli Dei furono proprio tre fra i maggiormente insidiosi ad avere le più strette e ambivalenti connessioni con le culture succedutesi dalla caduta del mondo pagano ai giorni nostri. Una triade di sostanze sacre, utilizzate fin dalla più remote antichità, ma il cui incanto corrode l'anima e il corpo di coloro che ne consumano la profanazione: alcol, tabacco e oppio.
La diffusione sempre più indiscriminate dell'alcol nelle sue varie forme, la "scoperta" del tabacco e la riscoperta dell'oppio da parte dei mercanti inglesi e dei medici tedeschi, con la conseguente sintesi dei suoi derivati, hanno interessato, coinvolto a sconvolto i cosiddetti governi civilizzati del mondo cristiano e islamico, i quali, pur tramite controversie, anatemi, esaltazioni, divieti a persecuzioni, hanno finito col demonizzarne l'uso o, all'opposto e più spesso, col monopolizzarne economicamente il commercio soprattutto per quanto riguarda alcol e tabacco , provocando così l'esplosione incontrollabile del mercato clandestino gestito dalle mafie dei vari paesi e la conseguente amplificazione degli abusi più perniciosi.
Psilocybe mexicana.
Sia l'alcol che il tabacco e l'oppio, ben prima di essere trasformate in droghe sociali di massa, furono retaggio sacrale e culturale di intere civiltà. Molto ampia sarebbe la lista delle bevande fermentate il cui principio attivo è l'alcol etilico utilizzate fin dai tempi preistorici dai popoli più diversi allo scopo di indurre un'ebbrezza sacra e profana al tempo stesso. Un'ebbrezza capace tra l'altro, negli opportuni contesti cultuali, di rimuovere la barriera che divide uomini e donne dagli Dèi (o dalle profondità arche tipiche dell'inconscio), generando una profonda e totalizzante comunione collettiva col Sacro.
Basti ricordare le più note a diffuse: il vino, prodotto dalla fermentazione dell'uva e collegato dai Traci, e poi dai Greci, ai Misteri di Dioniso; e la birra, ottenuta dalla fermentazione dei cereali (orzo, mais, ecc.), la cui origine fu attribuita dai Celti al potere di Cernunno, il Dio Cornuto dell'estasi a della fertilità[27].
Il tabacco, originario delle Americhe nelle sue due specie principali (Nicotiana tabacum L. a N. rustica L.) , fu considerato già dagli Aztechi come il corpo della Dea Cihuacohatl[28] e trovò una diffusissima utilizzazione sacramentale da parte degli sciamani sia amerindi che pellerossa, i quali usavano fiutarlo o fumarlo, in quantità anche enormi, allo scopo di indurre trance estatiche o allucinatorie.
La "scoperta" delle popolazioni amerinde, delle loro terre a dei loro culti psico-vegetali da parte di Colombo, alla fine del XV secolo, portò la sacra pianta del tabacco a contatto con la cultura occidentale, che attraverso il consueto, paranoico balletto tra proibizione a monopolio, è riuscita a trasformarla in una droga di massa, intossicante e cancerogena, molto lucrosa per i suoi legalizzati spacciatori, ma ormai priva di qualsiasi facoltà psicoattiva.
Quanto all'oppio, le sue elevate qualità sia terapeutiche che psico-neurologiche, nonché la pericolosità a l'ambivalenza del suo utilizzo, erano già note ai Collegi sacerdotali egizi (che lo denominarono shepen) e babilonesi, nonché tra i Sumeri (presso i quali era conosciuto come hul gil, "la pianta della gioia")[29] e tra i Greci, come certificato da Omero che ne cita l'uso nel IV Libro dell'Odissea celandolo sotto il nome di nepente[30].
L'estrazione del succo lattiginoso di oppio dalle capsule non maturate del papaver somniferum, o papavero da oppio, ben descritta da Dioscoride, medico di Nerone, fu sempre nota agli Arabi come agli Europei fino al Cinquecento, quando il medico, mago e alchimista Paracelso ne ottenne, per primo, il laudano (tintura di oppio in alcol), utilizzato come medicinale e come droga psicoattiva fino a tutto il XIX secolo.
La catastrofica dipendenza fisica causata da un utilizzo non controllato e sovraddosato dell'oppio fu poi l'elemento scatenante della sua strumentalizzazione da parte delle Compagnie commerciali inglesi in Asia. In particolare la Compagnia delle Indie Orientali monopolizzò il tra sporto e il commercio indiscriminato dell'oppio in Cina - dove fino a quel momento il suo uso era stato limitato ai circoli filosofici taoisti e ad alcuni ambienti aristocratici - causando le premesse dello scatenarsi, nel 1839 e nel 1856, di ben due guerre tra Gran Bretagna e Impero cinese.
Le autorità del Celeste Impero, per salvaguardare la salute delle popolazioni, tentavano infatti di limitare con ogni mezzo l'esportazione della sostanza nel proprio territorio da pane degli Inglesi che lo coltivavano a importavano dall'India. La Guerra dell'oppio (1839-42) fu vinta dalla cristianissima regina Vittoria e, oltre a dover aprire i suoi scali all'oppio inglese, la Cina dovette cedere il territorio di Hong Kong che è rimasto fino al 1997 in mani britanniche[31].
Nel 1805 Friedrich Sertürner, un chimico tedesco, isolò uno dei principali alcaloidi contenuti nell'oppio, la morfina e nel 1898, sempre in Germania, venne prodotto un suo derivato, la diacetilmorfìna, meglio conosciuta come eroina. Le proprietà narcotiche a psicoattive della morfina, del suo etere metilico (codeina) a soprattutto dell'eroina sono sproporzionatamente squilibranti e tossiche a hanno la principale caratteristica di indurre in breve tempo, nella generalità degli individui psichicamente a culturalmente impreparati al loro utilizzo, un'assoluta dipendenza sia psicologica che fisica.
La grande diffusione clandestina di queste sostanze, seguita alla loro proibizione legale, è divenuta il principale alibi per la sistematica persecuzione legislativa e morale di ogni frutto del Giardino Magico, con l'unica eccezione, almeno nei paesi di cultura occidentale, di alcol e tabacco, il cui business non vuole essere intaccato più di tanto.
Una persecuzione che in realtà, dietro il pretesto di una difesa della salute, risulta essere una Guerra Santa contro ogni ricerca sperimentale di modificazione della coscienza estranea ai canoni religiosi e medici accettati dalla cultura dominante. Come ha scritto nel 1974 il medico americano Thomas S. Szasz[32], uno dei massimi esponenti mondiali del pensiero libertario in materia di droghe,
ciò che chiamiamo "guerra contro l'abuso di droga" è in realtà una guerra per eliminare, se possibile dovunque, l'uso di droghe che disapproviamo e nello stesso tempo per incoraggiare dovunque l'uso di droghe che approviamo[33].
Mentre sul fronte della psichiatria non dovrebbero essere dimenticate le illuminanti considerazioni dello psichiatra americano Lawrence Le Shan, specialista nello studio degli stati alterati di coscienza, quando già negli anni '60 affermava che:
Lo stato normale della nostra coscienza è semplicemente un prodotto provinciale della nostra civiltà meccanizzata occidentale. Possiamo benissimo considerarlo come il tipo di coscienza in cui la nostra cultura ammaestra gli individui, ma esistono altri tipi di coscienza altrettanto validi, ognuno con i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi [...] Quando si parla di stati di coscienza alterati si intende alterati rispetto al normale, al giusto, al corretto stato di coscienza. Ma non esiste alcuna dimostrazione che lo stato normale è quello giusto. Ogni tipo di coscienza ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, e - per quanto ne sappiamo - nessuno rivela la verità.
E ancora:
Dato che noi consideriamo normale e sano lo stato di coscienza non alterato, non ci succede per caso di considerare patologici gli altri stati e malati coloro che percepiscano la realtà in modo diverso? Tornando all'esempio dei chiaroveggenti, che possono vedere in due modi, non li consideriamo forse dei fenomeni patologici? Nel paese degli orbi quello che ha due occhi viene accompagnato dallo psichiatra[34].
Cannabis.
Dai frutti proibiti ai rivoluzionari della coscienza
Dal tempo in cui Eva e Adamo vennero puniti a maledetti dal dio semita per avere mangiato una "sostanza proibita" che, secondo i saggi consigli del Serpente, sarebbe stata capace di aprire i loro occhi[35], l'uso sacro delle piante psicoattive, così come ogni altro aspetto dell'approccio magico al sacro, venne brutalmente perseguitato dalle religioni monoteiste e particolarmente dalla Chiesa Cattolica Romana. Che, imitata ben presto dalle autorità protestanti e successivamente dai poteri politici a scientifici "laici", fu la prima e principale responsabile di quell'ottusa ostilità verso ogni possibile modificazione libera e volontaria della coscienza, che ha caratterizzato e caratterizza le gerarchie culturali dominanti dell'Occidente.
Anche in questo caso la Cristianità non ha smentito il proprio ruolo repressivo e invasivo rispetto a ogni alternativa spirituale, confermando ancora una volta ciò che acutamente ha ricordato il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti nel suo Massa e potere (1960):
Paragonato alla chiesa, ogni despota fa la figura di un inesperto[36].
Nella metà del XVI secolo il secondo Concilio di Lima condannò il consumo di coca tra gli Indios come blasfemo e "superstizioso" e i missionari al seguito dei conquistatori spagnoli usarono ogni mezzo per sradicare nelle popolazioni locali amerinde il culto del peyotl, defìnito come "radice diabolica", mentre papa Urbano VIII, più o meno nello stesso periodo in cui fece processare e condannare Galileo, proclamò in tutto il mondo cristiano la proibizione dell'uso del tabacco, "degradante per l'anima", sotto pena di scomunica.
Le strane facoltà dimostrate dalle piante psicoattive vennero attribuite al potere del Diavolo e ancora una volta l'oscurantismo ignorante fece di "Satana" il grande patrono di una scienza o saggezza rifiutata. Infatti la tragica guerra tra gli eredi del dio biblico a gli estimatori e le estimatrici del "frutto proibito" risultò particolarmente evidente nella lotta contro la stregoneria, un culto le cui profonde radici sciamaniche, legate a forme di religiosità precristiana, sono state ormai accertate dalle ricerche storiche a antropologiche più avanzate.
La sanguinosa persecuzione contro le "streghe" fu in realtà una crociata cristiana contro l'inaspettato diffondersi di un'antichissima religione magica lunare[37], i cui adepti e, soprattutto, adepte praticavano antiche "arti", tra cui la manipolazione a l'uso di erbe e piante "magiche" - cioè psicoattive - capaci di indurre visioni a "incantamenti" sotto l'egida della dea Diana a dei suoi totem cornuti[38].
I "voli" nell'aria, i sabba, le orge mistiche e sensuali, i filtri incantatori, le "trasformazioni" in bestie, tutto nella documentazione sul culto delle streghe trasmessaci dagli stessi persecutori attraverso i verbali dei processi ci parla di un uso, forse solo in parte consapevole, di sostanze, erbe, radici e funghi atti a modificare e dilatare la percezione a la coscienza sino a favorire il raggiungimento di un'intima comunione con la natura e i suoi misteri siderali, vegetali a animali.
Giambattista della Porta, letterato ed "esoterista" napoletano, dopo aver direttamente osservato numerose adepte del culto durante i loro "viaggi" rituali concluse nel suo Magia naturalis (1589) che l'illusione del volo, le visioni eroto-magiche dei "demoni" e le apparenti metamorfosi licantropiche venivano indotte dagli unguenti con cui queste donne si cospargevano il corpo[39].
Tra le principali piante psicotrope il cui uso è attestato da parte delle streghe possono essere registrate: mandragola, cicucta virosa, belladonna (conosciuta appunto come "erba delle streghe"), hyoscyamus niger o giusquiamo (capace di produrre visioni profetiche e già utilizzato dalle pitonesse del tempio di Delfi), datura stramonium e datura innoxia (emblematicamente chiamate "erbe del diavolo"[40] e tuttora utilizzate come "piante-alleato" dagli sciamani sudamericani) e, non sorprendentemente, amanita muscaria, il fungo delle visioni dei sacerdoti vedici e iranici[41].
Va inoltre ricordata la frequente presenza nelle misture rituali di varie parti organiche della più comune specie di rospo, il bufo vulgaris, nelle cui ghiandole è contenuta una sostanza dall'alto potere allucinogeno: la bufotenina[42].
Appare quindi evidente che, sia pure indirettamente, il genocidio perpetrato da cattolici e protestanti contro i membri del "culto di Diana" fu anche, se non soprattutto, una reazione persecutoria contro l'ennesimo tentativo, da parte di uomini e soprattutto di donne diverse a ribelli, di conoscere e assaporare i "frutti proibiti" del Giardino Magico.
Ma nessuna persecuzione poteva spegnere il grande anelito umano verso la conoscenza, il piacere e la libertà dello spirito. Tra le pieghe più segrete delle varie tradizioni "eretiche", magiche a alchemiche, che nonostante i roghi di corpi e di libri mai hanno cessato di percorrere i sotterranei culturali dell'Occidente, i misteri psico-vegetali sono stati amorevolmente trasmessi attraverso il tempo.
Già nel Medioevo, per esempio, l'uso medico e ricreativo della cannabis era giunto in Europa dal Medio Oriente attraverso la mediazione dei crociati a probabilmente in forza di quella strana forma di "alleanza virtuale" che, secondo alcuni storici, sembra aver collegato l'eretico ordine dei Templari con la setta iniziatica islarnica degli Hashishin (o mangiatori di haschis), fondata e guidata net XII-XIII secolo dallo sceicco fatimide Hassan ben Sabbah - ricordato da Marco Polo come il Veglio della Montagna - il cui motto sembra fosse: "la verità non esiste e tutto è permesso".
Nella prima metà del XVI secolo il medico e libero pensatore François Rabelais nei suoi romanzi ermetici, nascosti sotto il velo della satira, cantò per primo in Occidente le lodi della canapa Indiana e dei suoi effetti, celandola sotto il nome di erba pantagruelion. Le prime ricerche scientifiche e mediche sulla cannabis iniziarono soltanto alla fine del Settecento, quando i medici di Napoleone la riportarono in Francia dopo la Campagna d'Egitto.
Claviceps purpurea o segale cornuta.
La libera diffusione della cannabis a dell'oppio in Francia durante tutto il XIX secolo influenzò profondamente l'atmosfera spirituale romantica e l'uso di sostanze psicoattive come stimolanti della creatività individuate e artistica si diffuse rapidamente tra tutte le personalità più sensibili a geniali dell'epoca.
Nel 1844 a Parigi Théophile Gautier (il teorico dell'arte per l'arte), insieme ai pittori Fernand Boissard e F.B. de Boisdenier, fondò l'esclusivo club letterario degli Hachischins, riallacciandosi in qualche modo alla tradizione un po' magica e un po' romantica degli adepti ismailiti del Vecchio della Montagna.
All'interno di questo circolo la crema intellettuale e artistica francese, in gran parte costituita da massoni, celebrava una sorte di convegni rituali dove si mangiava haschis e si fumava oppio, sia a scopo ricreativo che con il preciso intento di stimolare oltre il consueto le facoltà artistiche e immaginative alla ricerca di nuove forme di espressione estetica.
Le esperienze individuali e di gruppo degli Hachischins coinvolsero, tra gli altri, Victor Hugo, Gérard de Nerval, Eugéne Delacroix, Alexandre Dumas (padre), Honoré de Balzac e il giovane Charles Baudelaire che, in positivo e in negativo, descrisse mirabilmente i risultati delle proprie esperienze con oppio a haschis nei Paradisi artificiali (1860)[43].
La ricerca chimicoestetica del circolo di Gautier aveva avuto i suoi precedenti - soprattutto attraverso l'uso di oppio e laudano - tra alcuni dei principali esponenti del Romanticismo inglese, come Samuel Coleridge, John Keats a particolar mente Thomas de Quincey, che nel 1822 pubblicò le Confessioni di un mangiatore di oppio, opera che proprio Baudelaire tradusse a fece circolare in Francia[44].
De Quincey aveva vissuto con l'oppio un'intimità totalizzante e la sue creatività artistica ne era stata enormemente amplificata. Ma alla fine era caduto prigioniero dell'assuefazione a della dipendenza, dalle quali riuscì poi a liberarsi grazie a una tenace autodisciplina e a una ferrea quanto progressiva riduzione delle dosi.
Un'analisi interdisciplinare fra antropologia, biochimica, filosofia e letteratura darebbe probabilmente risultati sorprendenti a proposito del reale influsso che l'uso sistematico e a volte rituale di sostanze psicoattive ha avuto sullo sviluppo della dimensione estetica, filosofica e letteraria occidentale e, di riflesso, sulla rivoluzione dei costumi e sul mutato atteggiamento verso la vita a verso il sacro che ha introdotto e accompagnato il nostro secolo[45].
Datura Arborea.
Dai citati pionieri del primo Romanticismo ottocentesco, cui non va dimenticato di aggiungere E.A. Poe, i cui fantastici viaggi nel soprannaturale non furono estranei all'uso dell'oppio, passando attraverso gli ineffabili "mangiatori di haschis" di Gautier fino attraverso gli ineffabili "mangiatori di haschis" di Gautier fino a Flaubert, Maupassant, Apollinaire, Rimbaud e proseguendo con Proust e decine di altri, si può dire non vi sia stato quasi alcun talento letterario o poetico, soprattutto tra i romantici e i decadentisti a cavallo tra i due secoli, non coinvolto nell'uso delle antiche, sacre sostanze.
Tra il 1888 e il 1896 il farmacologo tedesco Louis Lewin isolò l'alcaloide della mescaline dal peyotl, pubblicando poi uno studio dettagliato sugli aspetti biochimici, etnologici e religiosi del cactus messicano, che da quel momento negli ambienti scientifici assunse il nome di anhalonium Lewinii. Le potenzialità enormi della mescalina come chiave di liberazione degli universi interiori furono accolte dagli artisti a dagli sperimentatori della coscienza con un entusiasmo ancora superiore a quello che era stato riservato all'oppio e ai suoi derivati morfinici, la cui sgradevole tendenza a creare assuefazione aveva causato problemi a molti.
Allo stesso modo di quello dell'haschis il principio attivo del peyotl poteva essere pilotato a piacimento senza indurre alcuna forma di dipendenza fisica, come ebbero a sperimentare lo scrittore, regista teatrale ed esoterista Antonin Artaud (uno dei massimi esponenti del Surrealismo) e più di ogni altro l'eclettico inglese Aldous Huxley, che sotto la guida dello psichiatra Humphry Osmond - inventore dell'aggettivo "psichedelico" - sperimentò a largo la mescalina con intenti filosofico-conoscitivi, pubblicando nel 1954 le proprie osservazioni illuminanti in quella che probabilmente resta la sue opera più importante: Le porte della percezione[46].
La sinergia tra scienziati, letterati e artisti nell'ambito delle ricerche sulle alterazioni artificiali della coscienza era state inaugurate dallo psichiatra francese Jacques Joseph Moreau de Tours che, dopo essersi occupato a lungo della chimica del cervello, aveva sperimentato l'uso della cannabis per la cure di alcune forme di malattia mentale.
De Tours, nella sue veste di sperimentatore, era stato l'autentico ispiratore di Gautier e degli Hachischins e forniva lui stesso l'haschis al gruppo seguendo i risultati delle "sedate". Dal canto suo Havelock Ellis, uno dei fondatori della moderna sessuologia, dopo avere personalmente sperimentato e autoanalizzato gli effetti del peyotl, persuase diversi artisti suoi amici a sottoporsi a una serie di sedate psichedeliche, registrandone accuratamente le esperienze.
La convergenza tra lucida analisi scientifica, avventura spirituale estetica e analisi antropologica delle antiche culture religiose portava sempre, e ha portato fino ai giorni nostri, a una sola, rivoluzionaria conclusione, che sconfina nella magia: l'estasi chimica, la pratica mistica a la "visione" sciamanica si rivelano simili fino ad apparire come una sole, identica esperienza.
Le piante magiche e i loro derivati continuano a essere quello che sempre sono state: una chiave di accesso alla dimensione del sacro. Carne a Spirito dissolvono e confondono i propri confini attraverso il pasto eucaristico dei Cibi Divini.
Lophophora Williamsii, meglio conosciuta come peyotl.
Psiconautica e nuova gnosi
Non c'è Dio, Bibbia o Vangelo, non ci sono parole che fermino lo spirito [...] Noi abbiamo messo la mano su una bestia nuova [...] Abbandonate le caverne dell'essere. Venite [...] Cedete al pensiero integrale[47].
Così scriveva nella Révolution surrèaliste del 1925 Antonin Artaud, "apostolo" del peyotl e propugnatore di una rivoluzione "magica" dell'arte, della religione e della cultura
La riscoperta, sia biochimica che antropologica e artistica, del Giardirio Magico e del suo possibile utilizzo corse di pari passo con la rinascenza magico-esoterica che fiorì a partire dalla seconda metà del XIX secolo, coagulandosi in una costellazione di Logge occulte a Ordini iniziatici, spesso derivati dalla Massoneria.
In tali organizzazioni il principale filo conduttore era una nuova a appassionata forma di paganesimo e tra i loro membri figuravano, nella comune ricerca, poeti, scrittori, medici, filosofi e ricercatori degli antichi Misteri. All'interno di alcuni di questi Ordini le pratiche teurgiche e la ricerca alchemica costituivano la base di un graduale processo di autoconoscenza radicale, il cui sviluppo implicava tecniche di proiezione fuori dal corpo, esplorazioni mentali di altre dimensioni, contatti con poteri extra umani a soprattutto la sistematica trasmutazione della coscienza di veglia, mutevole a transitoria, verso un più profondo, stabile e divino stato dell'Essere.
I propellenti tecnici atti a scatenare tali processi potevano essere differenziati, ma i più potenti a veloci - spesso anche combinati fra loro - furono l'uso magico dell'erotismo, o magia sessuale e l'assunzione controllata di droghe.
In Italia questo particolare tipo di ricerca magica fu ampiamente praticato dal Gruppo di UR, una "catena" di studiosi ed esoteristi provenienti da diverse tradizioni a guidati negli anni '20 da Julius Evola, che nel suo saggio sull'uso delle droghe a scopo iniziatico, pubblicato nei fascicoli di UR tra il 1927 a il 1928, analizzò i vari tipi di sostanze naturali e di sintesi che potevano essere utilizzate come alchemiche "acque corrosive" (acidi corrosivi per le concrezioni dell'Io), dimostrando particolare interesse per la mescaline e soprattutto per l'etere etilico[48].
L'Ordine magico-iniziatico che più di ogni altro sviluppò al proprio interno una sistematica utilizzazione rituale, sia individuale che collettiva, di sostanze psicoattive, spesso combinata con pratiche magico-sessuali, fu l'Ordo Templi Orientis (O.T.O.), fondato nel 1904 da massoni tedeschi depositari di tradizioni rosacruciane, sufiche a tantriche e stabilmente consolidato a tutt'oggi in vane forme e filiazioni, sia in Europa che negli Stati Uniti[49].
Nel Grado Operativo interno detto "Concilio dei Principi", durante una cerimonia di contatto collettivo con la radice sensuale dell'Essere, definita con il nome mitico di Babalon gli iniziati dell'Ordine assumevano ritualmente dosi controllate di laudano (indicato con la cifra kabbalistica "31"), all'epoca legalmente commercializzato in tutta Europa, raggiungendo suo tramite una sorta di coscienza illuminata di gruppo[50].
Nel 1922 divenne Gran Maestro dell'O.T.O. il magista, esploratore e poeta inglese Aleister Crowley, che con i suoi libri, ricerche ed esperienze ha contribuito forse più di ogni altro in Occidente a stabilire un ponte di collegamento tra pratiche magiche, stregoneria sciamanica e uso di sostanze atte a modificare la coscienza[51].
Crowley sperimentò in forma radicale praticamente tutti i tipi di droga conosciuti alla sue epoca, rivolgendo una parti colare attenzione all'hashish, all'anhalonium Lewinii (peyotl) e all'etere. L'eclettico magista ingaggiò altresì una titanica lotta, conclusasi vittoriosamente, contro l'assuefazione all'eroina e alla morfina, che aveva iniziato ad assumere a scopo terapeutico secondo le prescrizioni mediche del tempo e alla cui schiavitù era giunto a sottoporsi volontaria mente per "esplorarne i meccanismi", come testimoniato nel The diary of drug fiend pubblicato nel 1922[52].
Papaver somniferum.
La filosofia magico-sperimentale sulle droghe sviluppata dai magisti neopagani, da Crowley, dall'O.T.O. a da tutte le moderne organizzazioni e correnti di pensiero magico, neo-gnostico e neo-stregonico che ne sono derivate costituisce di fatto lo sfondo su cui si sono sviluppate tutte le più illuminate forme contemporanee di approccio al problema[53].
Secondo queste premesse i frutti del Giardino Magico vanno avvicinati tenendo conto della propria vocazione e qualificazione personale, equipaggiandosi con una precise conoscenza scientifica delle singole sostanze a dei loro diversi effetti bio-chimici e mentali. Uso e pratica vanno inoltre finalizzati, guidati e limitati con estrema tecnica e precisione nel contesto di un atteggiamento sacramentale in cui si realizzi un'autentica simbiosi tra mente, corpo, natura a cosmo.
La "via delle droghe" non è che una delle diverse opzioni che si presentano al magista come strumenti autorealizzativi. Qualora venga fatta questa scelta, l'utilizzazione dei "cibi sacri" per essere efficacemente creativa non potrà che essere circoscritta entro spazi e tempi definiti e comunque considerata temporanea poiché gradualmente il corpo stesso del "viaggiatore" o operatore psico-magico deve raggiungere attraverso questi stimoli la capacità di produrre i medesimi effetti senza l'ausilio di sostanze esterne.
Le moderne ricerche mediche sulla produzione biochimica delle endorfine all'interno dell'organismo prefigurano questa possibilità e rendono credibili le affermazioni dell'antropologo americano Carlos Castaneda, recentemente scomparso, che, dopo essere stato iniziato dagli stregoni Yaqui attraverso l'uso della "pianta alleato"(datura innoxia), del Piccolo Fungo (il fungo psilocybe) e del "maestro protettore Mescalito" (peyotl) proseguì le proprie esperienze meta- corporee ed extrasensoriali e concluse il proprio iter sciamanico senza più utilizzare alcuna sostanza "propulsive"[54].
E non devono peraltro essere dimenticate le numerose sperimentazioni effettuate sul fronte della moderna Parapsicologia da coraggiosi ricercatori come l'americano Charles T. Tart, il farmacologo spagnolo Bascompte-Lakanal, la coppia di psicologi Masters e Houston, a ancora Andrija Puharich e Leonid Vassiliev dai cui risultati sembrerebbe che la fenomenologia paranormale in genere subisca sensibili accentuazioni in presenza di assunzione di sostanze psicoattive da parte dei soggetti studiati[55].
Sia le filiazioni contemporanee dell'O.T.O. (operanti anche in Italia) che i liberi gruppi di ricerca sulla Psiconautica - come ormai viene definita questa scienza - sono oggi orientati verso un prudente rifiuto nei confronti degli oppiacei (soprattutto morfina ed eroina) per la loro devastante pericolosità e sono piuttosto interessati ad approfondire sia le possibilità delle tradizionali sostanze psichedeliche, libere da ogni rischio biologico di assuefazione (piante varie, cannabis, funghi, mescalina, LSD...), che a elaborare l'utilizzazione e la sintesi di nuove sostanze psicoattive, naturali o composte, non facenti parte delle inique liste di proscrizione del proibizionismo a quindi legalmente utilizzabili.
Interessante è, a questo proposito, il nuovo termine di alchimia enteogenica, cioè l'arte di manipolare a produrre sostanze enteogene - ovvero rivelatrici della divinità interiore - proposto in Italia dal Società Italiana per lo Studio degli stati di Coscienza (S.I.S.S.C.)[56], un'associazione scientifica di medici, botanici, psichiatri, esoteristi e "psiconauti enteogenici" collegata ad analoghe associazioni straniere, che pubblica periodicamente la rivista Altrove a nel cui comitato scientifico spiccano i nomi di Richard Evans Schultes, il già citato direttore del museo botanico di Harvard, e di Albert Hofmann, scopritore dell'LSD a propugnatore di una cultura enteogenica, gnostica a neo-eleusina[57].
Hofmann, che nel 1951 condusse una serie di sedute enteogeniche a base di LSD con Ernst jünger (che ha da poco celebrato il suo 100° compleanno) e che negli anni '60 collaborò intimamente con Huxley[58], fu anche uno dei principali ispiratori del rivoluzionario professore di Harvard Timoty Leary, i cui interessi magico-esoterici per le tematiche sviluppate dall'O.T.O. sono ben noti e che all'alba della rivoluzione culturale giovanile dell'ultimo trentennio si fece profeta, sulla base delle proprie esperienze con LSD, di una nuova formula culturale neo-gnostica e psichedelica[59].
E con le parole di Leary, pubblicate nel 1970 come "i due comandamenti dell'era molecolare", che potremmo chiosare ogni manifesto di una nuova, possibile Era del corpo e della mente:
1. Non alterare la coscienza dei tuoi simili. 2. Non impedire che i tuoi simili alterino la loro coscienza[60].
Frasi da non dimenticare.
Statuetta di uomo-animale-fungo.
Note
[1] Cfr. Daniel S. Worthon, Conoscere le piante allucinogene, Savelli, 1980, p. 60-63.
[2] Cfr. Robert S. de Ropp, Le droghe a la mente, Roma, Cesco Ciapanna, 1980, p. 147.
[3] Cfr. Philippe de Fèlice, Le droghe degli dei, Genova, ECIG, 1990, p. 158-159.
[4] Cfr. Cesco Ciapanna, Marijuana e altre storie, 1979, p. 195-196.
[5] Ivi, p. 197-199.
[6] De Ropp, Le droghe... cit., p. 148.
[7] Cfr. Ciapanna, Marijuana... cit., p. 198.
[8] De Ropp, Le droghe... cit., p. 148.
[9] Cfr. Albert Hofmann, LSD: il mio bambino difficile, Milano, Urra, 1995.
[10] Cfr. de Ropp, Le droghe... cit., p. 147.
[11] Sull'opera e sulle ricerche di Wasson e sui suoi stretti rapporti con Hofmann vedi anche: Worthon, Conoscere le piante allucinogene... cit., p. 67-69, nonché le dettagliate descrizioni dello stesso Hofmann al cap. 9 della sua opera fondamentale (Hofmann, LSD... cit., p. 101-126.)
[12] Cfr. de Ropp, Le droghe... cit., p. 150.
[13] Sulle connessioni tra i Misteri Eleusini e il probabile utilizzo di sostanze psicoattive estratte da qualche fungo psilocibinico vedi il pregevole saggio dello psicanalista Gilberto Camilla, direttore scientifico della rivista Altrove pubblicata dalla Società Italiana per to studio degli stati di coscienza, Ritorno ad Eleusi ("Altrove", Torino, Nautilus, n. 3 - 1996, p. 13-27).
[14] Va ricordato che le ricerche che portarono a formulare l'ipotesi di un preparato estratto dalla segale cornuta come sostanza psicoattiva utilizzata nel corso dei Misteri Eleusini vennero pubblicate nel libro the road to Eleusis (1978) scritto da R. Gordon Wasson, Albert Hofmann a Carl A.P. Ruck, professore di etnobotanica della mitologia greca ad Harvard (vedi ed. New York-Londra, Harcourt Brace Jova novich). Cfr. Albert Hofmann, I misteri di Eleusi. Roma, Stampa Alternativa, 1993, p. 7-9.
[15] Cfr. Worthon, Conoscere le piante allucinogene... cit., p. 50-55.
[16] Sugli studi di Wasson in relazione all'amanita muscaras identificata con il soma cfr. de Ropp, Le droghe... cit., p. 163-165, Sul soma vedico e l'haoma iranico vedi anche: De Felice, Le droghe degli dei cit., p. 213-232.
[17] Cfr. de Ropp, Le droghe... cit., p. 15-17.
[18] Ivi, p. 39 sg.
[19] Cfr. Ciapanna, Marijuana... cit., p. 180.
[20] Sugli aspetti antropologici del culto della pianta di coca e sulla natura della cocaina vedi: De Félice, Le droghe degli dei cit., p. 47-62. Per una dettagliata analisi della cocaina dal punto di vista tossicologico, anche se tracciata con un deciso taglio proibizionista da cui dissentiamo fortemente, vedi anche il saggio La cocaina (Milano, Il Falco, 1982) di Rosario Cutrufello, capo reparto neuropsichiatrico dell'Ospedale Militare Principale di Milano.
[21] Cfr. Worthon, Conoscere le piante allncinogene... cit., p. 44-45.
[22] Cfr. de Félice, Le droghe degli dei... cit., p. 154-156.
[23] Cfr. Ciapanna, Marijuana... cit., p. 193. Per un'estesa analisi di natura e diffusione a utilizzo sacramentale del kawa vedi: De Felice, Le droghe degli dei... cit., p. 98-105.
[24] Cfr. Daniele Piomelli, Storia della canapa indiana breve ma veridica, Roma, Stampa Alternativa, 1995.
[25] Bernardo Parrella, L'uomo e la cannabis, "Altrove", Torino, Nautilus, n. 2 (1995), p. 27.
[26] Erodoto, Le storie, Storici greci, Firenze, Sansoni, 1993, p. 202 (IV, 73-75).
[27] Cfr. De Felice, Le droghe degli dei... cit., p. 276-281.
[28] Silvio Pagani, L'addomesticamento della molecola selvaggia: tabacco a cannabis a confronto, "Altrove", Torino, Nautilus, n. 2 (1995), p. 69.
[29] Cfr. Dean Latimer, Jeff Goldberg, Fiori nel sangue: storia americana dell'oppio, dalle leggende antiche alle moderne scoperte scientifiche, Roma, Cesco Ciapanna, 1983, p. 22.
[30] Cfr. Omero, Odissea, IV, 280-307.
[31] Latimer, Goldberg, Fiori nel sangue... cit., cap. 6 (p. 81-125).
[32] Thomas S. Szasz, nato a Budapest nel 1920, ha insegnato psichiatria alla State University di NewYork a Syracuse a partire dal 1956.
[33] Thomas S. Szasz, Il mito della droga la persecuzione rituale delle droghe, dei drogati a degli spacciatori, Milano, Feltrinelli, 1977, p. 56.
[34] Brani tratti dalla conferenza di Le Shan pubblicata in: PSI and altered states of consciousness, New York, Garrett Press, 1967, p. 129-130. Cfr. Ciapanna, Marijuana... cit., p. 210.
[35] Un'illuminante analisi metaforica sul mito giudeo-cristiano della proibizione ad Adamo di consumare i frutti dell'Albero della Conoscenza correlato al tabù occidentale rispetto alle sostanze psicoattive viene tracciato da Szasz in Il mito della droga... cit., p. 91-93.
[36] Elias Canetti, Massa a potere, Milano, Adelphi, 1981, p. 187.
[37] Cfr. Margaret A. Murray, Il dio delle streghe, Roma, Ubaldini 1972; Le streghe nell'Europa occidentale, Milano, Garzanti, 1978. Vedi anche: Pinuccia Di Gesaro, Streghe: l'ossessione del diavolo, il repertorio dei malefizi, la repressione, Bolzano, Praxis 3, 1988; I giochi delle streghe: stregonerie confessate nei processi del Cinque a Seicento e convalidate dai massimi demonologi, Bolzano, Praxis 3, 1995.
[38] Cfr. Massimo Centini, Le schiave di Diana: stregoneria a sciamanismo tra superstizione a demonizzazione; Genova, ECIG, 1994.
[39] Ivi, p. 283-284.
[40] Cfr. Gilberto Camilla, Le erbe del Diavolo: aspetti antropologici, "Altrove", Torino, Nautilus, n. 2 (1995), p. 105-115.
[41] Centini, Le schiave di Diana... cit., p. 286-289.
[42] Cfr. Albert Most [e altri.], Rospi psichedelici, Torino, Nautilus, 1995. Vedi anche: Luciano Pirrotta, Il rospo nei rituali satanici, "Abstracta", n. 28 (lug.-ago. 1988), p. 39-43.
[43] Cfr. Charles Baudelaire, I paradisi artificiali, Milano, Dall'Oglio, 1974.
[44] Cfr. Thomas De Quincey, Confessioni di un oppiomane, Milano, Garzanti, 1987.
[45] Cfr. Walter Benjamin, Sull'hascisch, Torino, Einaudi, 1975.
[46] Cfr. Aldous Huxley, Le porte della percezione, Milano, Mondadori,1990.
[47] Cfr. Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento surrealista, Milano, Garzanti, 1991, p. 91-98.
[48] Cfr. EA (Julius Evola), Sulle droghe, in: Gruppo di UR, Introduzione alla Magia, Roma, Mediterranee, 1971, vol. 3, p. 363-377.
[49] Per una dettagliata analisi storica delle principali ramificazioni dell'Ordo Templi Orientis curata sotto la diretta supervisione dell'autore del presente articolo vedi: Akkademia Pan Sophica Alpha Draconis, Radici storiche a magiche delle filiazioni O.T.O., "Daimon: periodico di cultura neopagana, chelemica, gnostica e luciferiana", Campi Bisenzio, APsAD, ed. speciale dell'1 dic. 1997, p. 2-13.
[50] Cfr. Francis King (curatore), The secret rituals of che O.T.O, London, C.W. Daniel Company, 1973, p. 131, nota 1.
[51] Roberto Negrini, A cinquant'anni dalla morte di Aleister Crowley: Vita, cultura a magia di un sapiente scandaloso, "Il Giornale dei Misteri", n. 315 (gen. 1998), p. 31-35. Sulla vita e sull'opera di Crowley vedi anche la relazione da noi presentata a Cefalù in occasione del Convegno Internazionale Un mago a Cefalù: Aleister Crowley e il suo soggiorno in Sicilia (22-23 feb. 1997) promosso dall'Azienda Autonoma di Soggiorno di Cefalù e dall'Assessorato Regionale Turismo di Sicilia in occasione del cinquantenario della morte del magista inglese: Roberto Negrini, La Bestia e la Dea: Idealismo Magico a Illuminismo Scientifico di Aleister Crowley, dal Neopaganesimo europeo alla New Age, "Daimon", ed. cit., p. 17-26.
[52] Cfr. Aleister Crowley, Diary of a drug frend, York Beach, Samuel Weiser, 1970.
[53] Sui diversi aspetti magico-operativi connessi all'utilizza zione di sostanze psicoattive vedi il saggio fondamentale di Kenneth Grant (discepolo di Crowley e attuale Gran Maestro della filiazione inglese dell'O.T.O.) La droga e l'occulto in: Kenneth Grant, Il risveglio della Magia, Roma, Astrolabio, 1973, p. 76-90.
[54] Cfr. Carlos Castaneda, A scuola dallo stregone, Roma, Astrolabio, 1970.
[55] Cfr. Ciapanna, Marijuana... cit., p. 233-240.
[56] Cfr. S.I.S.S.C. Psiconauti del 2000, "Altrove", Torino, Nautilus, n. 2 (1995) , p. 25.
[57] "Sul modello eleusino si potrebbero istituire centri in grado di riunire a rafforzare le molteplici correnti spirituali del nostro tempo che mirano allo stesso traguardo, consistente nel creare i presupposti, tramite una trasformazione di coscienza in ogni singolo individuo, per un mondo migliore senza guerre né catastrofi ambientali, per un mondo abitato da uomini più felici" (Albert Hofmann, I misteri di Elensi... cit., p. 16).
[58] Cfr. Albert Hofmann, LSD: i miei incontri con Huxley, Leary, Fiinger, Vogt, Roma, Stampa Alternativa, 1992.
[59] Cfr. Timothy Leary, Ralph Metzner, Richard Alpert, L'esperienza psichedelica: manuale basato sul Libro Tibetano dei morti, Milano, SugarCo, 1974. 60. Cfr. de Ropp, Le droghe... cit., p. 179.
[60] Cfr. de Ropp, Le droghe... cit. p. 179.