� CARL GUSTAV JUNG: L'OMBRA E LA GNOSI Walter Catalano � �I morti erano di ritorno da Gerusalemme, dove non avevano trovato ci� che cercavano� �Ci� che il Dio sole dice � vita. Ci� che il demonio dice � morte. Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che � vita e morte insieme.�� �������������� (C.G.Jung � Septem Sermones ad Mortuos � 1916) � |
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� Dopo la traumatica rottura con Sigmund Freud nel 1912, Carl Gustav Jung venne emarginato e aspramente criticato dall�ambiente psicanalitico: era solo un mistico; termine che, secondo il riduzionismo positivistico tipico del freudismo,� valeva come sinonimo di ciarlatano. Il senso di isolamento e di abbandono � cos� ci racconta egli stesso nella sua autobiografia Ricordi, sogni, riflessioni � provoc� nello psichiatra svizzero un lungo periodo di incertezza interiore e di disorientamento, stato assai favorevole all�emersione di frammenti e figure dell�inconscio e alla loro numinosa manifestazione diretta. �Si scaten� un flusso incessante di fantasie, e feci del mio meglio per non perdere la testa�Ero inerme di fronte a un mondo estraneo dove tutto appariva difficile e incomprensibile�Le tempeste si susseguivano, e che potessi sopportarle, era solo questione di forza bruta. Per altri hanno rappresentato la rovina: cos� per Nietzsche, Hoelderlin, e molti altri�Nel reggere a questi assalti dell�inconscio ero sostenuto dal saldo convincimento di obbedire a una volont� superiore�(1)�. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914, conferm� al fondatore della Psicologia Analitica l�intuizione che le proprie inquietanti derive psichiche non erano casuali ed isolate ma rispecchiavano l�angoscia collettiva di un mondo che stava sprofondando nell�abisso. In quel momento di estrema crisi l�immaginario gnostico, nato e sviluppatosi in un altro momento di drastici sconvolgimenti annuncianti il crollo del Mondo Antico nei primi secoli dopo Cristo, riaffiorava in tutta la sua lussureggiante ricchezza sommergendo lo psichiatra e segnandolo indelebilmente per il resto della sua vita e della sua attivit� creativa. La figura di Abraxas, il Dio/diavolo degli gnostici, venne evocata con sorprendente frequenza non solo nei sogni e nelle pagine di Jung, ma in quelle, di poco posteriori, del quasi conterraneo Hermann Hesse nel romanzo Demian (scritto nel 1917 e pubblicato nel 1919): �Demian aveva detto allora che possediamo bens� un Dio da noi venerato, ma egli rappresenta soltanto una met� del mondo arbitrariamente staccata (il mondo �chiaro�, ufficiale, lecito). Si deve per� poter venerare il mondo intero e perci� o si deve avere un Dio che � anche diavolo o bisogna introdurre accanto al servizio divino anche un servizio diabolico. Ed ecco ora Abraxas, il Dio che era Dio e diavolo insieme (2)�. Questo concetti, espressi dall�autore de Il Lupo della steppa, sono molto vicini a quelli che Jung andr� elaborando negli anni seguenti, con il procedere parallelo dei suoi studi sullo gnosticismo e sull�alchimia, tanto vicini da farci sospettare che il Demian del romanzo non fosse per Hesse altri che un alter-ego letterario di Jung stesso: si ricordi che lo psichiatra port� fino alla morte un anello con un castone alessandrino raffigurante Abraxas e che lo scrittore venne per qualche anno in analisi da lui �ma non riusc� ad andare in fondo (3)�.��� Quel flusso di immagini e fantasie cos� significative fu scrupolosamente registrato da Jung� in un �Libro rosso�, scritto a mano a caratteri gotici e finemente illustrato dall�autore stesso. In questi sogni ad occhi aperti, vere e proprie allucinazioni o esperienze medianiche, apparivano con ricorrente frequenza varie figure dalla personalit� autonoma (4) (uno spiritista non esiterebbe a definirli �spiriti guida� o �angeli custodi�): una curiosa triade composta da un vecchio, Elia, una fanciulla cieca, Salom�, ed un serpente; e, successivo sviluppo di Elia, un altro vecchio alato e cornuto, Filemone. Della triade Jung scrisse: �In queste peregrinazioni oniriche spesso ci si imbatte in un vecchio accompagnato da una giovinetta, ed esempi di coppie simili si trovano anche in molti racconti mitici. Cos�, secondo la tradizione gnostica, Simon Mago andava in giro con una fanciulla, che egli aveva preso in un bordello, di nome Elena, e che era considerata come la reincarnazione di Elena di Troia. Klingsor e Kundry, Lao-Tse e la giovane danzatrice, sono altri esempi del genere�Nei miti il serpente � spesso la controfigura dell�eroe�Nella mia fantasia, perci�, la presenza del serpente era una chiara allusione al mito dell�eroe. Salom� � una rappresentazione dell� �anima�. E� cieca perch� non vede il significato delle cose. Elia � personificazione del vecchio saggio profeta e rappresenta l�elemento conoscitivo, Salom� quello erotico. Si potrebbe dire che i due personaggi siano personificazione del Logos e dell�Eros, ma una tale definizione sarebbe troppo intellettualistica (5)�. E� per� Filemone la figura di maggior rilevanza: � un pagano, uno gnostico egizio-ellenistico, ha corna taurine, porta un mazzo con quattro chiavi, ha le ali di un martin pescatore (Jung trov� un martin pescatore morto nel suo giardino, proprio nei giorni seguenti all�apparizione di Filemone, uccello questo � precisa l�analista - piuttosto raro nei dintorni di Zurigo) e manifesta una vita indiscutibilmente propria: �Filemone rappresentava una forza che non ero io. Nelle mie fantasie conversavo con lui e mi diceva cose che io coscientemente non avevo pensato, e osservai chiaramente che era lui a parlare, non io�Da un punto di vista psicologico Filemone rappresentava un�intelligenza superiore�A volte mi sembrava reale proprio come se fosse una persona viva�era per me ci� che gli indiani chiamano un �guru� (6)�. In seguito, allo spirito alato Filemone si affiancher� il demone terrestre e metallico che Jung chiamer� Ka, riprendendo il termine con cui gli antichi egizi definivano il �doppio�, una delle parti non mortali dell�anima umana: �Con il tempo riuscii ad integrare le due figure, e a tal fine mi fu di aiuto lo studio dell�alchimia (7)�. �
� Nel 1916, finalmente, questa magmatica atmosfera psichica giunge al culmine: dando quasi voce diretta ad Abraxas, Jung identificandosi� in Basilide - uno gnostico alessandrino dell�inizio del II sec. d.C. � produce, praticamente in stato di trance,� un testo di scrittura automatica, i Septem Sermones ad Mortuos. La stesura del libretto � anticipata da una fenomenologia che potremmo tranquillamente definire �paranormale�: i cinque figli dell�analista ancora piccoli, vedono figure fantomatiche aggirarsi per le stanze e disturbare i loro sonni, il campanello di casa suona pi� volte senza che ci sia nessuno alla porta. �Tutta la casa era come abitata da una folla di gente, come se fosse stipata di spiriti. Si affollavano fin sotto la porta e si aveva la sensazione di poter respirare a fatica (8).� Anche Jung comincia a spaventarsi ed ode i morti gridare in coro: �Ritorniamo da Gerusalemme, dove non abbiamo trovato quel che cercavamo�. Con questa frase inizia il testo che lo psichiatra, scrivendo febbrilmente, termina in tre sole sere: appena presa in mano la penna la folla � sparita, l�invasione � cessata. Jung riconosce immediatamente il numen di un archetipo, una costellazione inconscia che si manifesta in visione: come terra dei morti, terra degli antenati, voce �dell�Inesplicabile, dell�Irrisolto, dell�Irredento�. In chiusura all�enigmatico documento l�analista aggiunse un incomprensibile anagramma di cui non volle mai svelare la chiave: �NAHTRIHECCUNDE GAHINNEVERAHTUNIN ZEHGESSURKLACH ZUNNUS� (9)�. I Sermoni sono la prima manifestazione di quella complessa concezione junghiana, non tanto psicologica quanto teologica, che volge al riconoscimento, all�integrazione e al bilanciamento fra il polo positivo e quello negativo. In chiave gnostica � il disvelamento di Abraxas; in chiave analitica � la presa di coscienza dell�Ombra, il �lato oscuro� della nostra totalit� psichica; pi� tardi, in chiave cristiana, sar� l�accoglimento di Lucifero come quarta figura della Trinit�. �Abraxas � il Dio duro a conoscere. Il suo potere � il pi� grande perch� l�uomo non lo vede. Del sole egli vede il summum bonum, del demonio l�infimum malum; ma di Abraxas la VITA, indefinita sotto tutti gli aspetti, che � la madre del bene e del male�.Duplice � il potere di Abraxas. Ma voi non lo vedete, perch� ai vostri occhi gli opposti in conflitto di questo potere si annullano�Ogni cosa che chiedete supplicando al Dio sole genera un atto del demonio. Ogni cosa che create col Dio sole d� al demonio il potere di agire. Questo � il terribile Abraxas. (dal Sermone III) (10)� . �
� Queste prime profonde intuizioni o, perch� no, rivelazioni, derivate dalla tradizione dello gnosticismo ellenistico, condussero in seguito Jung all�approfondimento della letteratura ermetica ed alchemica e, attraverso questa, alla rischiosa interpretazione, che scaten� polemiche senza fine, del principale dogma cristiano. Il sottofondo intellettuale di queste tesi provocatorie resta strettamente legato alla sensibilit� tipica dello gnosticismo, sensibilit� ben messa in evidenza in questo passo di Hans Jonas: �Invece di adottare il sistema di valori del mito tradizionale, cerca di sperimentare una �conoscenza� pi� profonda rovesciando le parti trovate nell�originale di buono e cattivo, sublime e vile, benedetto e maledetto. Non tenta di dimostrare consenso, ma, sovvertendo in modo clamoroso, tenta di scuotere il significato degli elementi della tradizione pi� saldamente stabiliti e di preferenza maggiormente venerati. Non pu� passare inosservato il tono ribelle di questo tipo di allegoria, ed essa perci� esprime la posizione rivoluzionaria che lo gnosticismo occupa nella tarda cultura classica) (11)�. �
� E� soprattutto nel Saggio d�interpretazione psicologica del dogma della Trinit� (1942/1948) e in Risposta a Giobbe (1952) che Jung affronta in termini cristiani il problema del rapporto fra polo positivo e negativo, ombra e luce, bene e male: il dualismo ed il superamento del dualismo. Dice in sostanza Jung: la premessa logica per ogni giudizio di totalit� � il quaternario; perch� un tale giudizio sia pronunciabile, esso deve avere un quadruplice aspetto. Per designare l�orizzonte, quattro punti cardinali; in natura, quattro elementi; quattro colori; quattro qualit� primitive; quattro caste in India; quattro vie di sviluppo spirituale nel buddhismo; quattro aspetti significativi dell�orientamento psichico, ecc. La completezza � il cerchio, il mandala, e la sua minima divisione naturale � la quaternit� (12). Tale quaternit� ha spesso una struttura 3+1, essendo uno dei termini in una posizione d�eccezione o di natura diversa dagli altri (ad esempio i quattro evangelisti sono rappresentati da tre animali e da un angelo). Quando il quarto termine si aggiunge agli altri tre, si genera l��Uno�, la totalit�. Nella psicologia analitica il �quarto� � la funzione rimossa, inconscia, l�Ombra, la cui integrazione alla coscienza � uno dei compiti del processo d�individuazione. Nella teologia cristiana � sostiene Jung � �la triade non � uno schema di ordinamento naturale, ma artificiale�sarebbe omesso un quarto necessario�Questo dov�� dunque rimasto ? Alla domanda risponde la concezione cristiana che il male sia una privatio boni. Questa formula classica priva il male dell�esistenza assoluta e ne fa un�ombra, che ha soltanto un�esistenza relativa dipendente dalla luce. Invece il bene si attribuisce positivit� e sostanza (13)�. Non si pu� invece parlare di �bene� senza �male�, n� di �chiaro� senza �scuro� o di �sopra� senza �sotto�: la sostanza dell�uno � la sostanza dell�altro come la negazione dell�uno � negazione dell�altro. Infatti un�altra affermazione cristiana attribuisce al male personalit� e sostanza: � il diavolo o Lucifero, creato ma autonomo ed eterno. �Questa istanza influentissima resta indeterminata in rapporto alla Trinit�: in quanto avversario di Cristo, per�, �dovrebbe assumere una posizione antitetica equivalente ed essere parimenti un �figlio di Dio�. Ci� potrebbe condurre direttamente a certe vedute gnostiche, secondo le quali il diavolo come Satanael (il suffisso �el significa �Dio�, dunque �Satana-Dio�) era il primo figlio di Dio, Cristo il secondo. Un�altra conseguenza logica sarebbe l�abolizione della formula trinitaria e la sua sostituzione con una quaternit� (14)�. Anche il simbolo centrale cristiano, la croce, � inequivocabilmente una quaternit�: �In un contrasto affettivo, cio� in un conflitto, tesi e antitesi non possono essere viste insieme�L�indicibile conflitto, posto dalla dualit�, si risolve in un quarto principio, che ristabilisce l�unit� del primo nel suo pieno svolgimento�. Cristo, secondo l�opinione gnostica, respingendo l�ombra del peccato originale� non sarebbe commisto col tenebroso mondo umano legato alla natura e alla materia, causa della condizione ibrida dell�uomo, soggetto al �Signore di questo mondo�, e apparterrebbe alla sfera platonica dell�idea pura. L�uomo sarebbe il ponte teso sull�abisso fra �questo mondo�, regno dell�oscurit� e il regno luminoso celeste. Dai neopitagorici al Faust di Goethe sempre qualcuno cerc� il quarto perduto, avendo come scopo �la redenzione del serpens quadricornutus, dell�anima mundi irretita nella materia, del Lucifero caduto. Ci� che per essi giaceva nascosto nella materia era il lumen luminum, la sapientia Dei e la sua opera era un �dono dello Spirito Santo�. La nostra formula della quaternit� d� ragione alla loro pretesa, poich� lo Spirito Santo, come sintesi di colui che fu originariamente Uno e poi scisso, fluisce da una sorgente luminosa e da una oscura. �Poich� all�accordo della sapienza partecipano le forze di destra e di sinistra� si dice negli Atti di San Giovanni (15)��. Da Dio Padre, primus motor, non-riflesso secondo la sua natura totale, nasce il Figlio � �la primissima cosa che Cristo deve fare � separarsi dalla sua ombra e chiamarla �diavolo� (gi� gli gnostici di Ireneo lo sapevano !) (16). Cristo dunque non � un simbolo completo. Cristo� e Anticristo sono fratelli, entrambi �figli di Dio�, sintetizzati nel simbolo dei pesci, due pesci identici ma orientati in direzioni opposte, l�una verticale, l�altra orizzontale: la sintesi e l�integrazione degli opposti, la complexio oppositorum, � lo Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore, procedente dal Padre e dal Figlio - non soltanto inteso, secondo certe concezioni gnostiche, come controparte femminile del divino, Sophia-Shekhin�, ma soprattutto come riscatto della materia e dell�uomo deificati nello Spirito: |
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�L�invio del Paraclito riveste anche un altro aspetto. Questo spirito della verit� e della conoscenza � lo Spirito Santo da cui Cristo � stato generato. Esso � lo Spirito della procreazione fisica e spirituale che, da ora in avanti, dovrebbe stabilire la sua dimora nelle creature umane. Siccome egli rappresenta la terza persona della divinit�, ci� equivale al fatto che Dio venga generato nell�uomo-creatura�questi si trova cos� innalzato, in un certo senso, allo stato di figlio di Dio e di Uomo-Dio (17)�. Questo compimento segner� il passaggio dall�eone cristiano a quello dello Spirito Santo secondo l�evangelum aeternum �di Gioacchino Da Fiore (18). |
Analoghe commistioni azzardate fra metafisica e psicologia in Jung sono state ferocemente attaccate non soltanto dagli psicologi e psicanalisti �laici� o �materialisti� come i freudiani, n� dai membri delle Chiese protestanti o di quella cattolica che le giudicavano blasfeme, gnostiche o addirittura sataniche, ma anche dagli esoteristi e dai pensatori tradizionalisti come Ren� Gu�non o Julius Evola. Quest�ultimo, sotto lo pseudonimo di Ea, demolisce nel saggio L�esoterismo, l�inconscio, la psicanalisi (19) , tutta la costruzione analitica junghiana giudicandola addirittura inferiore alla psicanalisi di Freud che, almeno, confinata entro la sua sfera empirica, naturalistica e pansessualista, arrecherebbe meno danni: �a differenza di Freud, lo Jung miticizza, concepisce la libido anche come mana, come la forza fascinosa che secondo i selvaggi compenetra certi oggetti�pretende di dare in termini di vita e di vera coscienza dogmi, figure divine e simboli delle religioni�si improvvisa come una specie di esoterismo psicologistico (ci si perdoni l�espressione) perfino nei riguardi delle tradizioni iniziatiche nel suo mettere dovunque in luce �archetipi�, simboli e fasi del �processo di individuazione� �. Per Evola, sostanzialmente, il processo analitico junghiano non porterebbe ad una integrazione o �individuazione�, ma ad una vera e propria regressione: �lo scopo vero della via iniziatica � la realizzazione come supercoscienza di ci� che si � chiamata la subcoscienza cosmico-metafisica. Per venire a tanto�invece di aprirsi all�inconscio atavico-collettivo, bisogna sciogliersi da esso, neutralizzarlo, perch� proprio esso � il �guardiano della soglia�, la forza che preclude la visione, ostacola il risveglio e la partecipazione a quel mondo superiore, cui va ricondotta la vera nozione di archetipo. (20) �.
Molte delle obiezioni evoliane sono giuste e legittime, anche se resta il dubbio che, data l�oscurit� di certi passi di Jung e la profonda differenza di approccio e di terminologia impiegata, possa trattarsi soprattutto di un fraintendimento. L�integrazione �gnostica� dell�inconscio non implica � ci pare - la soluzione della coscienza nell�indeterminato ma, al contrario, l�allargamento di questa e la determinazione in essa della sfera preclusa: obiettivo non dissimile da quello cercato dai saggi di ogni epoca, in un�ottica di superamento del dualismo metafisico che anche Evola sembra riproporre. Tale almeno � la lettura pi� obbiettiva e meno preconcetta che si pu� ricavare dallo studio dei testi junghiani e di quelli dei suoi commentatori pi� attenti. Ad esempio questo passo sembra testimoniarlo: �L�immagine archetipica che da questa contrapposizione, attraverso un comune punto di mezzo, porta ad un congiungimento dei due sistemi psichici parziali � la coscienza e l�inconscio � � il S�. Questo termine indica l�ultima stazione sulla via dell�individuazione�trovato e integrato questo punto intermedio l�uomo pu� dirsi completo. Soltanto allora infatti egli ha risolto il problema del rapporto con queste due realt� che ci sono imposte, l�interiore e l�esteriore; compito straordinariamente difficile sia dal punto di vista etico che da quello conoscitivo, che pochi eletti e dotati riescono a risolvere (21)�. E forse proprio questo punto, intermedio e indefinibile, per gli eletti che lo raggiungono - gli pneumatici della gnosi - non � l�approdo finale, ma semplicemente l�inizio del viaggio.
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(1) Carl Gustav Jung , Ricordi, sogni, riflessioni, Milano, Rizzoli 1978, pag. 219.
(2) Hermann Hesse, Demian, Milano, Mondadori 1972, pag. 151.
(3) Carl Gustav Jung, Jung parla: Interviste e incontri, a cura di W. McGuire e R.F.C. Hull, Milano, Adelphi 1999, pag.498.
(4) �Fenomeni del genere, tutt�altro che rari, vengono descritti, pi� spesso in et� infantile o adolescenziale, anche al di fuori di qualunque casistica di tipo schizoide o �medianico�. Un interessante esempio � il resoconto autobiografico di un grande scrittore tedesco, Ernst Juenger, nel suo romanzo Ludi Africani, Milano, Sugar Editore 1970, pagg. 24-31.� Jung aveva elaborato un metodo di introspezione che chiamava �immaginazione attiva�, consistente �nell�ossevazione del fluire delle immagini interiori: si concentra l�attenzione su�una immagine di sogno o su una impressione visiva spontanea e si osserva quali trasformazioni l�immagine subisce�In tali condizioni si producono serie lunghe e spesso drammatiche di fantasie, anche visioni, dialoghi interni, ecc.� (da Jung-Ker�nyi, Prolegomeni alla mitologia come scienza, Torino, Boringhieri, 1948, pag. 232-233). In caso di schizofrenie latenti � aggiunge Jung � il metodo pu� essere molto pericoloso. Il pensatore tradizionalista Julius Evola, citando un testo taoista, stigmatizza questo metodo come nefasto perch� conduce verso �la regione dei demoni�. Cfr. Gruppo di Ur, Introduzione alla Magia quale scienza dell�Io, vol. III,� Genova, I Dioscuri 1987, pag. 427 nota.
(5) Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, cit. pag. 224.
(6) Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, cit. pag. 226
(7) �Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, cit. pag. 228.
(8) Jung, Ricordi, sogni, riflessioni cit. pag. 234.
(9) Jung, Ricordi, sogni, riflessioni cit. pag. 463.
(10) Jung, Septem Sermones ad Mortuos, in Ricordi, sogni, riflessioni, cit. pag. 456-457.
(11) Hans Jonas, Lo gnosticismo, Torino, Societ� Editrice Internazionale 1991, pag. 107.
(12) Carl Gustav Jung, La simbolica dello spirito, Torino, Boringhieri 1959, pagg. 245 e seg.
(13) Carl Gustav Jung, Saggio d�interpretazione psicologica del dogma della Trinit�, in Jung, Opere, Vol. 11, Psicologia e religione, Torino, Boringhieri 1979, pag.165.
(14) Jung, cit. pag.167
(15) Jung, cit. pag. 174
(16) Carl Gustav Jung, Sul problema del simbolo di Cristo, in Psicologia e religione, cit. pag. 483.
(17) Carl Gustav Jung, Risposta a Giobbe, in Psicologia e religione, cit. pag. 412.���������������
(18) Fra le concezioni analoghe a quella junghiana possiamo ricordare per esempio il problematico passo di L�on Bloy in Dai giudei la salvezza, Milano, Edizioni Paoline 1962, pag. 131. �I cristiani saranno prodighi verso il Paraclito di ci� che � al dil� dell�odio. Egli � talmente il Nemico, � talmente l�identico a quel LUCIFERO che fu chiamato Principe delle tenebre che � quasi impossibile separarli�Chi pu� comprendere, comprenda.� Anche in anni recenti i riferimenti pi� o meno espliciti a Jung hanno prodotto frutti insoliti: il gruppo satanista The Process, attivo fra il 1965 e il 1975 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti , aveva elaborato una complessa teologia basata su una quaternit� composta da Geova, Lucifero, Cristo e Satana concepiti come rispettivi opposti e complementari. Cfr. William Sims Bainbridge, Setta satanica: un culto psicoterapeutico deviante, Milano, Sugarco 1992. �
(19) In Gruppo di Ur, Introduzione alla Magia quale scienza dell�Io, cit. pagg. 418 e seg.
(20) Gruppo di Ur, cit. pag. 435.
(21)
Jolande Jacobi, La psicologia di C.G.Jung, Torino,
Boringhieri 1971, pag. 158.
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Di Walter Catalano Airesis
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