Mostri, belve, animali nell�immaginario medievale/ 7

IL CERVO

Franco Cardini - Storia Medievale, Universit� di Firenze

Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n� 12 (febbraio 1987), pp. 38-45, riprodotto per gentile concessione dell'autore che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata

 



Trionfo del tempo
(1460), Apollonio di Giovanni.

          

 

La cerva era attribuito costante di Artemide lunare e cacciatrice, e la caccia ad essa sembra avere qualche rapporto con la ricerca della saggezza; in questo senso, il mito greco veniva ad assomigliare molto ad uno relativo alla �Dea Bianca� della tradizione ibernoceltica. Che, ad ogni modo, miti greci e miti celtici relativi al cervo si somiglino e s�incontrino � in una temperie caratteristica che associa il tempo notturno alla caccia, ma cui non � estraneo neppure il sole � � indubbio. Presso i Celti, il cervo era sacro al �dio cornuto� Cernumn, identificato con l�Apollo ellenico-romano e con la luce diurna, vale a dire con l�eternamente giovane dio Lug. D�altronde, nei miti che riguardano Lug, il cervo gioca un ruolo collegato al ciclo dell�eterno ringiovanimento simboleggiato forse dalle sue corna che cadono e nascono di nuovo, e che � agevole connettere con il solstizio d�inverno e quindi con l�anno nuovo. 

 

�Come la cerva anela ai rivi d'acqua, cos� l�anima ma a Te anela, o mio Dio�.

� l�inizio del salmo 42: e pone le basi per una chiara metafora. D'ora in poi, per i cristiani, la cerva che anela alle fonti dell'acqua pura sar� il simbolo dell'anima che anela al Signore. Ma nel Cantico dei Cantici, 8, 14, il diletto � invitato a fuggire imitando la gazzella o il cerbiatto sui monti degli aromi�, Il cervo-anima che si disseta, il cervo che fugge: sar� da avvicinarsi, tale secondo simbolo, ancora all'anima (anche Carl Gustav Jung ha sottolineato il simbolismo psichico del cervo) invitata quindi a fuggire al diavolo o al peccato, o s� dovr� vedervi, come in altre parti del Cantico, un simbolo cristologico (il Cristo che con la fuga si sottrae a chi non � puro di cuore)?

Basterebbero questi due passi biblici a fondare lo statuto simbologico del cervo per tutta l'iconologia cristiana. Ma in realt� le cose sono pi� complicate, anche perch� il cervo � carico, come pochi altri animali nella tradizione indoeuropea - e segnatamente ellenica per un verso, celtica per un altro - di valori simbologici importanti.

La terza �fatica� d�Ercole ci pone dinanzi alla cerva di Cerinia, che - secondo Apollodoro, Diodoro Siculo, Euripide, Virgilio e Igino - � piuttosto un cervo, ma che ha comunque zoccoli di bronzo e corna d'oro ed � consacrata ad Artemide. Secondo una versione del mito, Ercole cattur� la cerva e la sacrific� ad Artemide sulla cima della montagna sacra alla dea, l' Artemision; secondo un'altra, l'insegu� a lungo fino a catturarla ma non le fece male alcuno. Un altro mito greco parla di una delle Pleiadi, che Artemide mut� in cerva in modo da consentirle di sfuggire alla gelosia di Zeus. La cerva era attributo costante di Artemide lunare e cacciatrice, e la caccia ad essa sembra avere qualche rapporto con la ricerca della saggezza; in questo senso, il mito greco veniva ad assomigliare molto a uno relativo alla "Dea Bianca� della tradizione ibernoceltica. Che, ad ogni modo, miti greci e miti celtici relativi al cervo si somiglino e s'incontrino - in una temperie caratteristica, che associa il tempo notturno alla caccia, ma cui non � estraneo neppure il sole - � indubbio. Presso i Celti, il cervo era sacro al "dio cornuto� Cernumno, identificato con l' Apollo ellenico-romano e con la luce diurna, vale a dire con l'eternamente giovane dio Lug. D'altronde, nei miti che riguardano Lug, il cervo gioca un ruolo collegato al ciclo dell'eterno ringiovanimento simboleggiato forse dalle sue corna che cadono e nascono di nuovo, e che � agevole connettere con il solstizio d'inverno e quindi con l'anno nuovo. Si � supposto un qualche collegamento tra il dio-cervo celtico e quello analogo ittita, Rundas; in questo caso, per�, il rapporto dovrebbe affondare in una comune tradizione indoeuropea poi sviluppata indipendentemente, in modi e in tempi diversi. 

Nel mito ibernoceltico, ben conosciuto in Irlanda, al dio Lug � sostituito Finn, il dio cacciatore che un'arcana fanciulla attira in un lago alla ricerca di un anello: la fanciulla ha le sembianze di una cerva, e Finn, immersosi nelle acque del lago, trover� l'anello ma ne emerger� vecchio; soltanto l'offerta di una bevanda elfica lo far� ringiovanire.  Finn � a sua volta figlio di una cerva, e in ricordo di questa maternit� ha conservato sul suo corpo un pezzetto di pelle di cervo. Nel mito di Finn l'associazione tra il bagno la metamorfosi in cervo e la dea-cacciatrice fa pensare insistentemente all'episodio di Atteone. 

Il culto del cervo e della cerva bianca - un animale del quale si sarebbe significativamente ricordata, pi� tardi, la tradizione arturiana - era talmente radicato nel mondo celtico che, tra i Celtiberi della Spagna, nel I secolo avanti Cristo serv� - narra Plutarco - a Sertorio, il seguace di Caio Mario che tenne a lungo in scacco le legioni romane e che fu vinto soltanto da Pompeo. Sertorio aveva una cerva bianca, regalatagli - narra Plutarco - da un contadino lusitano; l'animale lo seguiva dovunque, ed egli sparse la voce che gli fosse stata inviata in dono da Artemide e possedesse il dono divino della profezia. Ma � arduo a dirsi se veramente Sertorio parlasse rivolto ai suoi seguaci romani o romanizzanti di un'Artemide-Diana o facesse piuttosto appello a una divinit� celtica locale. Vale la  pena di ricordare che al tempo delle campagne di Mario in Gallia, Sertorio, in abiti celtici e con la scorta d�una sua pur elementare conoscenza di quel mondo, venne inviato a fare, per cos� dire, la �quinta colonna� tra gli avversari.

 



  Cervo e Unicorno, terza figura del De lapide Philosophico di Lamsprinck (Musaeum Hermeticum, 1659). Qui il cervo � simbolo dell'Anima,
in contrapposizione all'unicorno che simboleggia lo Spirito

 

� tuttavia Plinio, al solito, a fornirci una serie di chiavi di lettura che costituiranno da allora in poi il tessuto simbologico dello stesso animale nel medioevo.

Servendosi, come in altri casi, di Aristotele quale guida, la Naturali Historia descrive abitudini e caratteristiche del cervo: si fida dell�uomo e ricorre a lui quando � inseguito da i cani; usa e conosce alcune piante medicinali, come il laserpizio o il tamaro; quando deve passare un corso d�acqua (la notizia � tratta da Eliano) lo fa in gruppo, e allora ogni individuo di esso pone la testa sulla groppa del compagno, e cos� disposti attraversano in lunga fila anche lunghi bracci di mare, come quello della Cilicia (loro centro culturale); si ricordi il celebre tempio di Artemide ad Efeso; inoltre le sue corna e l�embrione di cervo non nato servono a speciali malattie. � ancora in Plinio (ma anche in Lucrezio) la leggenda che il cervo sarebbe grandemente inviso ai serpenti, e che il suo fiato li stanerebbe. Alla bibbia e a Plinio sono debitori i Bestiari. Il capostipite di essi, il Physiologus, parte da David � cio� dal salmo 42 � e sviluppa il suo discorso ricordando che il cervo � nemico del drago, una notizia che sembra derivata da Plinio, ma ancor pi� dalla confusione tra le due parole �cervo� e �elefante� in greco: � difatti l�elefante, nella tradizione pliniana, il vero e proprio nemico del serpente. La caccia la drago, da parte del cervo, avviene cos�: se il, drago si insinua nelle crepe del terreno il cervo beve una quantit� d�acqua e la rivomita poi in esse, costringendo il drago a uscire: quindi lo schiaccia, uccidendolo. 

Nel medesimo modo - continua moralizzante il Physiologus � il Cristo caccia il drago per mezzo delle acque di virt� e di sapienza: se il demonio si nasconde nell�inferno, Egli lo sconfigge con il sangue e l�acqua usciti dal suo costato. Qui il cervo diviene figura del Cristo, ma le acque possono essere quelle rigeneratrici del battesimo; ed ecco anche divenire plausibile l�ipotesi che il cervo possa essere appunto cristiano, che �come la cerva anela ai rivi dell�acqua� cosi con l�acqua del sacramento battesimale � ma ancor pi� con il Cristo che amministra quell�Acqua della Vita promessa alla samaritana bevuta la quale non si ha mai pi� sete � caccia da s� il peccato.

Il testo del XI secolo conosciuto come �bestiario di Cambridge� rielabora dati biblici, pliniani e desunti del Physiologus, sistemandoli per� in modo differente: il cervo consuma l'erba detta dittamo, che lo rende invulnerabile ai colpi d'arco; quando � malato, si avvicina alle tane dei serpenti e li cattura aspirandoli con le narici perch�  il loro veleno non gli � nocivo, e se ne ciba per riacquistare la salute; dopo aver mangiato i serpenti, tuttavia, corre alla fonte pi� vicina e bevendo riacquista la giovinezza. Poich� il serpente � un simbolo demoniaco consueto, l'autore del �bestiario di Gambridge� interpreta la leggenda come un'allegoria della confessione: mangiato il serpente -cio� dopo aver peccato - il cervo (il peccatore) si abbevera all'acqua del pentimento (o meglio, a quella del sacramento) e cos� facendo torna puro da ogni colpa. Altre notizie - usanze sessuali dell'animale, doti medicamentose di certe parti del loro corpo - sono fedelmente riprese da Plinio.
 



VIII tavola dello Splendor Solis di Salomon Trismosin, manoscritto del XVI secolo. L'immagine reca come commento: Caeleste Auxilium.
 

Un'altra tesi, ancora pi� sfumata, si presenta nel Bestiario moralizzato di Gubbio: esso gioca sull'ambivalenza del simbolo del serpente (un segno di solito diabolico, ma talvolta anche cristologico). Il serpente di bronzo innalzato da Mose su una colonna quando i suoi, nel deserto, erano morsi da serpenti letali, � nell'esegesi biblica tradizionale una delle prefigure del Cristo sulla Croce. Il cristiano deve quindi �mangiare Cristo�, vale a dire incorporarne l'insegnamento dottrinale, come fa il cervo che mangia il serpente; se per� la consapevolezza di stare dalla parte del Signore lo rende superbo (ecco il veleno del serpente) allora pu� salvarsi con l'acqua delle lacrime di vera contrizione.

Decisamente complessi l l'opinione del Libellus de natura animalium. Esso parte dalla constatazione che il cervo non pu� alzare la testa a causa delle sue grandi corna; dovendo stare a testa bassa, con le narici attrae i serpenti e li inghiotte; sentendosi avvelenato, corre alla fonte, beve e ringiovanisce: allora le corna e il pelo gli cadono di dosso. Allo stesso modo, commenta l'autore, noi non possiamo alzare gli occhi al cielo in quanto gravati dalle grandi corna ramificate dei nostri peccati; � cos� che incappiamo nei serpenti, i demoni, e per salvarci dal loro veleno non ci resta che ricorrere al Cristo, fonte di Acqua Viva.


L'immagine dei cervi che attraversano corsi d'acqua aiutandosi a vicenda suggerisce invece all'autore l�allegoria dei cristiani che si aiutano l'un l'altro a passare dalla vita terrena a quella celeste.

Insomma, il cervo pu� essere simbolo del Cristo o simbolo del cristiano: in entrambi i casi cacciato (dal demonio, dai peccati), ma anche cacciatore di essi. Troviamo il Cristo cacciato e al tempo stesso cacciatore nel cervo che reca tra le corna ramificate la croce nelle leggende agio grafiche di sant'Eustachio e di sant'Uberto, che sembra ricalcare la prima; ancora, cervi sono attributi di santi nella leggenda e nell'iconografia di Sant' Abbondio da Como, San Corrado di Piacenza, San Donaziano, San Lamberto, San Meinhold, San Procopio da Brema, Sant Osvaldo. E sintomatico che due santi bretoni di evidente ascendenza celtica, Edern e Thelau, cavalchino dei cervi.

Pot�, la moralizzazione cristiana, eliminare o occultare del tutto la forte presenza del cervo nella tradizione mitica europea, dato anche l'importanza dell'animale come selvaggina scelta? Parrebbe di no. Ancora nell' Erec et Enide, romanzo arturiano scritto nella seconda met� del XII secolo da Chretien de Troyes, l'�avventura della cerva bianca� sembra un gioco di corte a contenuto erotico alludente alla conquista della donna; ma in realt� � una vera e propria iniziazione, nella quale l'animale sembra riacquistare per intero la sacralit� che possedeva nei miti celtici.


 

 

Caccia al cervo, dipinto di Luchas Cranach (1472-1533). al di l� dei significati simbolici che le venivano attribuiti, al caccia al cervo era un o dei passatempi prediletti della nobilt� medievale.

 

Il rispetto per il cervo-Cristo, gi� presentato nelle leggende agiografiche, riaffiora del resto anche nelle feste e nelle usanze del quotidiano. I trattati trecenteschi di caccia, come il Livre du Roy Modus et de la Reine Ratio scritto fra 1354 ~ 13!4, il Livre de chasse di Gaston Febus conte di Foix, il Tr�sor de V�nerie scritto da Hardouin de Fontaine-Gueran, insistono tutti sul modo di cacciare e di scalciare l'animale, enumerandone i quarti pi� onorevoli in una vasta rappresentazione liturgica. Degradato da figura cristologica a preda di caccia - la pi� onorevole e prelibata, del resto - il cervo resta animale sacro, degno del sacrificio dell'altare e della mensa dei re. 

 

La �Rota del Cervo� dal Triompho di Fortuna di Sigismondo Fanti (1645). Questo genere di libri (Libri della Sorte o Libri della ventura) serviva tanto a predire la sorte quanto come intrattenimento

 

La serie di Franco Cardini dedicata alla tradizione del simbolismo animale e dei bestiari, originariamente pubblicata sulla rivista Abstracta tra il 1986 ed il 1989 col titolo di "Mostri, Belve, Animali nell'immaginario medievale", � integralmente ospitata su Airesis nella sezione Il giardino dei Magi. Si compone dei seguenti articoli:

- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 1\ Alla ricerca di un codice interpretativo
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 2\ Enciclopedie, Trattati, Bestiari
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 3\ L'Unicorno
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 4\ L'Orso
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 5\ Il Drago
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 6\ L'asino
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 7\ Il Cervo
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 8\ L'Aquila (prima parte)
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 9\ L'Aquila (seconda parte)
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 10\ La Chimera
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 11\ L'Oca
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 12\ Il Delfino
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 13\ La Civetta
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 14\ La Pantera
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 15\ L'Ariete
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 16\ La Giraffa
- Franco Cardini, Mostri, Belve, Animali nell'Immaginario medievale 17\ La Conchiglia e la Perla

E'on-line il sito personale di Franco Cardini www.francocardini.net
 

 

 

 

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