GLI AMANTI DELLE SILFIDI: gli spiriti elementari di Paracelso, dell�abate Montfaucon de Villars e del medico ed avventuriero Borri.
Massimo Marra - saggista
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I tozzi nani e gli aerei elfi tolkienani dalle saettanti frecce, recentemente riportati alla ribalta dal cinema, sono parenti stretti di diverse entit� elementali - ovvero variamente legate ai quattro elementi - che, partendo da quell�immenso serbatoio di simboli ed archetipi che � il patrimonio folklorico, hanno variamente percorso la letteratura occidentale. Tra queste creature, in una dimensione immateriale ed invisibile, vi sono gli gnomi, le salamandre, gli ondini ed i silfidi. Nel corso dell�era moderna, a pi� riprese, diversi autori hanno trattato di queste presenze invisibili. Proviamo a ripercorrere le tappe principali della storia e della fortuna letteraria di gnomi, ondini, silfidi e salamandri, percorrendo le pagine e le vicende di autori noti e meno noti.
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La figura gigantesca e potente di Paracelso (1494-1541), attraversa il rinascimento con la potenza di un uragano. Mescolando alchimia, magia, medicina colta, tradizione filosofica e tradizione folklorica, l�immensa opera paracelsana crea una miniera, un bazar culturale sconfinato e rivoluzionario, di cui ancor oggi non sono ben chiari i confini. L�opera di revisione e ridiscussione delle concezioni scolastiche operata da Filippus Aureolus Theofrastus Bombastus von Hohneheim, travalicando l�opera del medico, alchimista e mago, sconfina nell�etica, nella politica, nella teologia, nella mistica, con il linguaggio provocatorio e vibrante del visionario, del folle, del profetico arringatore degli spenti rappresentanti di una cultura ufficiale che egli vive come asfittica e morente. Il piccolo popolo degli elementi, il mondo dei salamandri, degli gnomi, degli ondini e dei silfidi, proveniente, in varie forme e coloriture, dalla cultura e dal folklore dei popoli centroeuropei, fa il suo primo ingresso nella letteratura magica proprio nell�opera di Paracelso. Il De Nymphis, Sylphis, Pygmaeis et Salamandris et coeteris spiritibus (1), � stato pi� volte ristampato nelle opere del medico-mago, spesso mescolato o in appendice ai trattati filosofici e scientifici. E� questa la prima fonte in cui incontriamo, nella storia letteraria occidentale, il nascosto popolo degli elementi. Vediamo in dettaglio cosa ce ne dice Paracelso. �Mi propongo d�intrattenervi sulle quattro specie d�esseri di natura spirituale, cio� le Ninfe, i Pigmei, i Silfi e le Salamandre (2); a queste quattro specie, per la verit�, bisognerebbe aggiungere i Giganti e parecchie altre. Questi esseri, bench� abbiano apparenza umana, non discendono affatto da Adamo; hanno un�origine del tutto differente da quella degli uomini e da quella degli animali....Per� si accoppiano con l�uomo, e da questa unione nascono individui di razza umana�. Nella visione paracelsiana vi sono due nature: una � quella umana, spessa, palpabile e sensibile, mortale, l�altra quella spirituale, impercettibile, eterna. Tra queste due vi � la natura intermedia, partecipe delle altre due, che, in un assottiglimento progressivo fino all�invisibile, sembra collegare i diversi piani della creazione divina. � Quest�ultima natura partecipa di quella dell�uomo e di quella dello spirito, senza diventare natura n� di questo n� di quella: infatti gli esseri che appartengono ad essa non potrebbero essere classificati con gli uomini, perch� volano alla maniera degli spiriti; ma neppure potrebbero essere classificati con gli spiriti, perch� evacuano, bevono, hanno carne ed ossa alla maniera degli uomini. L�uomo ha un� anima, lo spirito non ne ha bisogno; le creature in questione non hanno affatto un�anima e tuttavia non sono simili agli spiriti: questi non muoiono, quelli muoiono. Queste creature che muoiono e non hanno un�anima, sono dunque animali? Esse sono pi� che animali: infatti parlano e ridono, cosa che questi non fanno. Di conseguenza, si avvicinano pi� agli uomini che agli animali. Per�, esse si avvicinano agli uomini senza divenire tali... Si pu� anche dire che sono superiori agli uomini, perch� sono inafferrabili come gli spiriti; per� bisogna aggiungere che il Cristo, nato e morto per riscattare gli esseri dotati di anima e discendenti da Adamo, non ha riscattato queste creature che non hanno un�anima e non discendono da lui. Nessuno deve stupirsi o dubitare della loro esistenza. Si deve solo ammirare la variet� che Dio mette nelle sue opere. Per la verit� di questi esseri non se ne vedono ogni giorno, ed, anzi, non se ne vedono che raramente. Io stesso non li ho visti che in una specie di sogno.... Esse sono prudenti, ricche, sagge, povere, folli come siamo noi. Sono l�immagine rozza dell�uomo come l�uomo � l�immagine rozza di Dio.... Questi esseri non temono n� il fuoco n� l�acqua. Sono soggetti alle malattie ed alle indisposizioni umane. Muoiono da bestie e la loro carne va in putrefazione come quella animale. Virtuosi o viziosi, puri o impuri, migliori o peggiori, come gli uomini, essi ne hanno le abitudini, i gesti, il linguaggio; come loro differiscono per la taglia e l�aspetto, vivono sotto una legge comune, lavorano con le loro mani, tessono i loro abiti (3), si governano con saggezza e giustizia, danno prova di raziocinio in tutto... E poich� sono privi di anima non pensano a servire Dio n� a seguire i suoi comandamenti; soltanto l�istinto li spinge a comportarsi onestamente. �. Dotati di organizzazione sociale e di naturale orizzonte etico, i diversi popoli vivono naturalmente nel proprio elemento di pertinenza, in un infallibile equilibrio cosmico. Gli ondini, vivono nell�acqua, i salamandri nel fuoco, gli gnomi nella terra e i Silfidi nell�aria. Cos� come noi possiamo meravigliarci di pensare agli ondini che vivono nell�acqua, o agli gnomi che vivono nella terra, cos� essi si sorprendono nel guardare noi, le nostre abitudini ed i nostri costumi. L�armonia perfetta di ogni popolo con il suo Caos, fa si che queste creature possano, nell�ambito del proprio elemento, muoversi senza difficolt� alcuna. Anche gli gnomi, che vivono nella terra, e che dunque, risiedono in un caos spesso, essendo sottili, la attraversano senza alcuna difficolt�. Gli uomini, al contrario, che vivono in un caos sottile, come � l�aria, sono assai pi� spessi. E� evidente che il caos delle diverse specie, confina con quello delle altre. Cos� gli Gnomi, che hanno come caos la terra, avranno sotto di s� la terra, e sopra l�acqua. Gli ondini hanno sopra di s� la terra e sotto il cielo. E cos� via. Le specie elementali possono vivere senza difficolt� nel caos dell�uomo, poich� esse sono di natura sottile. L�uomo, di natura troppo spessa, non potrebbe sopravvivere in elementi anch�essi spessi come l�acqua e la terra. Ognuna delle specie ha un proprio firmamento: �Gli Gnomi vedono il sole, la luna e le stelle attraverso la terra, parimenti, le Ondine scorgono il sole attraverso l�acqua, le Salamandre lo vedono fecondare e riscaldare il loro caos, e riportare l�estate, l�inverno, il giorno, la notte...�. La specie pi� simile all�uomo � e, a partire dalle affermazioni di Paracelso, si direbbe, la pi� rozza - � quella dei silfidi, che condivide lo stesso caos della razza umana, l�aria. L�apparente somiglianza con l�umanit�, tuttavia, non tragga in inganno sull�apparenza prodigiosa e straordinaria di queste diverse specie di esseri. Infatti, in genere, gli gnomi e i salamandri sono scambiati per spiriti, poich� appaiono in una forma brillante e splendente. Essi sono tenui ed agili come gli spiriti incorporei. Il loro sangue e la loro carne sono di sostanza luminosa. Per Paracelso, le fiammelle che alle volte si vedono danzare di notte sui campi, sono proprio gnomi, e non fantasmi e spiriti vaganti, come pensa il volgo. Gli ondini spesso, lasciano il loro elemento per contattare l�uomo, parlargli ed unirsi carnalmente a lui. Essi condividono lo stesso linguaggio con gli Gnomi, i quali a loro volta, talvolta contattano l�uomo, ma si contentano di servirlo, e, se l�uomo si comporta con loro onestamente e se mantiene le promesse fatte, non esitano a coprirlo dei tesori e delle ricchezze di cui essi sono custodi nelle viscere della terra. Ma la ricchezza dispensata dagli gnomi deve essere sperperata, non tesaurizzata, o le piccole entit� cesseranno la dispensazione dei loro preziosi favori. I silfidi, che non conoscono il nostro linguaggio, sono il popolo pi� timido. I Salamandri parlano poco, frequentano poco l�uomo e preferiscono le vecchie e le fattucchiere. Chi salisse sul monte Etna, potrebbe facilmente sentire le grida ed i rumori delle loro attivit�, l�inquieta operosit� che agita il loro elemento. Possono essere infidi, e, talvolta, ricettacoli del Maligno. Questi, infatti, alle volte penetra nel corpo di gnomi e silfidi, specie delle femmine, inducendo parti abortivi e provocando nascite di bimbi malati. Gnomi ed ondine servono bene l�uomo, e volentieri entrano in contatto con lui, ma se maltrattati in vicinanza del loro elemento, spariscono prontamente. Lontano dal loro elemento, invece, subiscono anche i maltrattamenti che l�uomo pu� voler infliggere loro. Ma per quale ragione, talvolta, questi esseri nascosti si palesano all�uomo, cosa li spinge ad entrare in relazione con i figli di Adamo? Per qual ragione, soprattutto, essi ricercano l�amore dell�uomo? Paracelso continua: �Abbiamo detto che questi esseri potrebbero avere rapporti carnali con gli uomini ed averne dei figli. Questi figli sono di razza umana, perch� il padre, essendo uomo e discendente di Adamo, d� loro un�anima che li rende somiglianti a lui, e sono eterni. Io credo che la femmina che riceve quest�anima con il seme sia, come la donna, riscattata dal Cristo. Noi non perveniamo al regno divino se non quando comunichiamo con Dio. Similmente, questa donna non acquista un�anima fino a quando non conosce un uomo. Infatti, chi � superiore comunica la sua virt� a chi � inferiore. Ecco, quindi, un�altra ragione dell�apparizione di questi esseri; essi chiedono il nostro amore per elevarsi, come i pagani chiedono il battesimo per acquisire un�anima e rinascere con il Cristo.�. Ma il rapporto con le ondine non � privo di rischi. Se tradite senza permesso, esse ricompaiono all�improvviso ed uccidono senza piet� l�amante umano infedele. Inoltre, il legame che instaurano con i loro amanti � talmente profondo e forte, che il loro destino si riflette prontamente su quello dell�amante. Se esse soffocano o patiscono, anche il loro sposo soffocher� e patir�. Se esse muoiono, anche lo sposo morir�. Il legame si scioglie solo con il consenso unanime delle due parti. Gli elementali di Paracelso, emersi dalle nebbie del folklore e dignificati da considerazioni e rivelazioni al confine tra filosofia ed immaginazione pura, dispersi nella vasta e variegata produzione attribuita al grande mago rinascimentale, non sembreranno riscuotere rilevante attenzione per ancora un po� di tempo. Bisogner� attendere, pi� di un secolo dopo, l�immaginazione e la brillante sornioneria di un travagliato sacerdote francese, perch� salamandri, gnomi, silfidi e ondini ritornino alla ribalta, divenendo un fenomeno culturale di cui troviamo tracce anche nella successiva letteratura europea. L�abate Nicholas Henry Montfaucon de Villars, fu, stando alle testimonianze pervenute in nostro possesso, se non uno degli spiriti pi� alti, ascetici e filosofici dei suoi giorni, senz�altro uno dei pi� divertenti e brillanti. Pur circondata da un alone di dissolutezza e disordine, la breve vita di questo strano personaggio, cos� come ci � pervenuta negli scorci biografici offertici dai suoi contemporanei, � tutt�altro che monotona e prevedibile. Nicholas sembra, anzi, far di tutto perch� ogni previsione sul suo conto naufraghi miseramente. Discendente di un antico e nobile casato, che non ha mancato di offrire nomi illustri alla storia di Francia, nato nel 1635 nei possedimenti di famiglia, nei dintorni di Tolosa, la vita di De Villars sembra da subito felicemente preordinata ad una serena e soddisfacente riuscita. Frequenta il seminario, e poi si addottora con profitto in teologia alla facolt� di Tolosa, citt� in cui, tra parentesi, inizia con successo la sua attivit� pastorale di sacerdozio e predicazione. Ben presto, intorno al 1667, egli si trasferisce a Parigi, dove ha in animo di portare a profitto le sue doti di uomo di cultura e di studi nel sacerdozio. Sfortunatamente per�, la cultura e l�intelligenza vivida di De Villars, si fondono ad un carattere di incostanza, frivolezza, mondanit�. Il successo mondano negli ambienti nobili e non della societ� parigina, mal si concilia con la vocazione e l�abito sacerdotale. Il giovane prelato si trova cos� alle prese con dei superiori poco inclini alla benevolenza nei confronti di un ecclesiastico che gira per i salotti frivoli, ed al riguardo della cui condotta morale circola gi� pi� di un pettegolezzo. La vita dissipata, il gusto per la critica ardita e per la letteratura frivola e romanzesca, l�immaginazione ardita, l�imprudenza e l�irruenza, sorrette da un temperamento brillante che lo porta di sovente al centro dell�attenzione della vita parigina, sono tutte caratteristiche � o se si preferisce, dato il ruolo sacerdotale, limiti � che portano comunque il Villars ad applicare i propri mezzi intellettuali e culturali al servizio di cause e produzioni non sempre consone alla gravit� ed alla seriet� dell�impegno religioso. Cos� nel 1670 egli debutta col suo primo e pi� fortunato romanzo, Le Comte de Gabalis, ou entretiens sur les sciences secr�tes (4). Il testo, piacevole ed arguto, non manca di assicurare pronta ed ulteriore fama all�autore. Per dirla con il compilatore della voce dedicata al nostro Villars nella Biographie Universelle di Michaud �...nulla di pi� amabile che il carattere dato dall�abate de Villars a questo na�f ma sapiente e spirituale apostolo della magia. La parte che lo stesso autore sostiene nella conversazione � sul tono di un�ironia talmente fine che dopo avere letto il libro molta gente non sa se egli abbia voluto celiare o se abbia invece parlato seriamente ... � (5). In realt� de Villars, nel descrivere i suoi elementali, non fa che saccheggiare a piene mani il trattato paracelsano. Le creature descritte nel Conte sono n� pi�, n� meno di quelle che l�arguto sacerdote ha avuto la possibilit� di leggere nell�opera del grande medico-mago. Nell�entusiasmo del successo dell�opera, per�, nessuno sembra accorgersi del prestito, e la cabala (6) del Conte appare la genuina ed originale satira di dottrine segrete e di credenze inedite. Pure, la fama dell�opera nuoce a quella dell�autore. Come annota in seguito il compilatore della Biographie Universelle �...I credenti zelanti gli erano avversi poich� si era burlato di loro ed aveva parlato con irriverenza del terribile impero degli gnomi, dei silfidi e dei salamandri. Gli spiriti gravi pensavano che egli avrebbe dovuto refutare seriamente la cabala, i cui errori attaccavano le basi stesse della fede. Essi non perdonavano ad un ecclesiastico qualche gaiezza un po� vivace sugli amori di silfidi e di demoni incubi con i saggi e con i santi: sulle disavventure di No� reso eunuco da suo figlio Cham �... mentre che il buon vegliardo era preso dal vino...�. Infine i devoti scusavano ancor di meno qualche tratto assai piccante contro i monaci e i dottori togati, senza parlare di due o tre passaggi che suonavano molto male, in odor di deismo, come le parole a proposito del giansenismo: � noi non sappiamo cos��, e disdegniamo di informarci in cosa consistano le sette differenti e le diverse religioni di cui si infatuano gli ignoranti: noi ci atteniamo all�antica religione dei nostri padri filosofi...�. Come si vede il Villars fu assai abile nel confezionare un prodotto che dispiacesse ad una quantit� di categoria diverse e potenti, tutte in grado di screditarlo presso l�attenta autorit� religiosa. Cos�, non ci si stupir� nel sapere che di l� a breve, il libro venne messo all�indice, ed il Villars stesso fu interdetto dalla predicazione. Questo, tuttavia, non sembra minimamente frenare l�attivit� letteraria del giovane scrittore. (7). Ma se l�attivit� letteraria e filosofica, stando al rapido succedersi delle date di pubblicazione ed al volume degli scritti del Villars, farebbe pensare ad una attivit� intellettuale se non sostenuta, almeno abbastanza intensa, e tale da non lasciare all�autore spazio per altre gravi preoccupazioni, nel seguire gli sviluppi della biografia dell�abate, non si pu� fare a meno di rimanere ulteriormente stupiti. Nel suo soggiorno Parigino Nicholas, infatti, si era gi� distinto agli occhi della polizia per la sua vicinanza ad ambienti di giovani irrequieti, dediti allo sbeffeggio del potere regale attraverso la composizione e distribuzione di libelli contro il re e lo stato. Il giovane ha gi� subito un arresto ed ha gi� scontato qualche mese alla Bastiglia nel 1661, ma tutto ci� appare davvero poca cosa se si tiene conto che, a pochi mesi di distanza, i magistrati di Tolosa emettono un mandato di cattura per il brillante abate delle serate parigine, con un�infamante accusa di omicidio. (8). Le eccellenti coperture che consentirono al Villars di sottrarsi all�arresto e di continuare, paradossalmente, la sua vita pubblica di intellettuale e polemista, non poterono per� difenderlo da nemici meno prevedibili e controllabili della regia magistratura. Nel 1673, lungo la strada per Lione, ad appena 38 anni, Montafaucon de Villars viene assassinato da ignoti. Forse briganti, forse conseguenze nefaste e vendette dell�affaire de Ferroul, forse altre inimicizie procurate nei movimentati anni di soggiorno parigino. Il delitto rimarr� impunito, e qualcuno, inevitabilmente, non mancher� di ipotizzare, tra il serio ed il faceto, che forse il buon de Villars aveva incontrato lungo quella solitaria strada, quei popoli elementari in collera per il suo scritto, o i misteriosi adepti della Rosa-Croce decisi a punirlo per aver divulgato i loro segreti.... Ma la fortuna del Conte di Gabal� e dei popoli elementari descritti nei suoi dialoghi, sopravvivr� alla morte dell�autore. Per avvicinarci alla struttura ed alla trama del libro, leggiamo cosa ne dice il prefattore dell�edizione del 1788 (9), l�editore Charles-Georges-Thomas Garnier: �... La favola del romanzo del Conte di Gabal� � semplice: si suppone che un famoso adepto che si chiama Conte di Gabal�, venga a trovare l�autore dall�interno della Germania, dove era abitualmente residente; egli crede di aver scoperto nell�autore delle disposizioni naturali ai grandi misteri della cabala, e questa scoperta determina il nostro cabalista, non solo a fare un lungo viaggio per venire a trovare questo nuovo saggio, ma a sviluppare nel neofita le conoscenze di questa scienza sublime e segreta fin nei suoi pi� intimi dettagli. Con questo presupposti, il conte di Gabal� ha cinque conversazioni con l�autore, in cui spaccia al suo interlocutore, con un tono dogmatico e sentenzioso, delle vere e proprie stravaganze. Talvolta la testa del cabalista si scalda, e delle vivide apostrofe alla divinit� ed agli spiriti elementari provano un�immaginazione esaltata con barlumi di ragione e di fondata filosofia che appaiono di tanto in tanto, provano che il visionario aveva originariamente un buono spirito, che si � lasciato sedurre e guastare dall�amore disordinato per il meraviglioso...�. La cabala del Conte, consiste essenzialmente nell�entrata in relazione con le creature invisibili che popolano ed affollano gli elementi, gli elementali, i quattro popoli degli Gnomi, degli Ondini, dei Silfidi e dei Salamandri. Di questi popoli e delle loro meraviglie, che poi, come gi� detto, sono essenzialmente prelevate dal trattato paracelsano, ma di cui nel racconto di Villars apprendiamo altre ed inedite precisazioni e notizie, vediamo cosa emerge dal commento riassuntivo di un altro commentatore: �... E� a Rueil, nel labirinto che Villars apprende da Gabal� i segreti dei geni cabalistici; fino ad allora egli aveva ignorato che l�aria �ha degli abitanti ben pi� nobili degli uccelli e dei moscerini�, e che i mari �ben altri ospiti che i delfini e le balene�; che �le profondit� della terra non sono solo per le talpe� e che il fuoco, il pi� nobile degli elementi, non � fatto �per restare inutile e vuoto�. Gli spiriti dell�aria, o Silfidi, sono �di figura umana�, �assai amanti delle scienze�, �nemici degli sciocchi e degli ignoranti�. Le Silfidi, loro donne e figlie, hanno la �bellezza mascolina� delle amazzoni. Nei mari e nei fiumi abitano gli Ondini, di molto inferiori per numero e grazia alle loro compagne, le Ondine. Nelle viscere della terra �verso il centro�, vivono gli �Gnomi, gente di piccola statura, guardiani di tesori, miniere e pietre preziose �; essi hanno per spose le Gnome, il cui �abbigliamento � assai curioso�. Gli �abitanti infiammati della regione del fuoco� sono i Salamandri; li si vede raramente, e le loro mogli e figlie pi� raramente ancora; ma i pittori e gli scultori che rappresentano le salamandre come �laide bestie� sono degli �ignoranti�. Tutti questi popoli elementari possono morire, come �le parti pi� pure dell�elemento che abitano� pu� dissolversi; ma frequentando la razza umana, essi possono acquisire l�immortalit�. Essi sono, dice Gabal�, nemici dei diavoli e dei folletti, ed adoratori dell��Essere Supremo�. Erano loro, secondo lo stesso interprete dei �Saggi�, �i Silfidi, i Salamandri, gli Gnomi o gli Ondini�, che rendevano gli oracoli a Delfi ed a Dodona.� (10).
Attraverso il commercio carnale con uomini e donne, nella pi� pura tradizione paracelsana, le entit� elementari, acquistano l�immortalit�, e per questo fine ben volentieri si sottomettono al volere dei sapienti e li aiutano nel loro fine. La costruzione immaginifica del Villars, coglie un�atmosfera propizia. La Francia di Luigi XIV parla dei misteriosi fratelli della Rosa-Croce, dei loro misteri e delle loro dottrine segrete. Sulle queste, in particolare, si favoleggiano le cose pi� diverse. L�alchimia e l�astrologia sono al centro degli interessi delle accademie culturali, ed anche dei pi� frivoli salotti di corte (11). Immediatamente il tono satirico ma l�accuratezza di riferimenti e la competenza del Villars, inducono all�equivoco. Si tratta di arguta satira ai fautori delle scienze segrete, o piuttosto, sotto la maschera della satira, si nasconde un cultore e volgarizzatore della cabala magica e delle sue dottrine pi� segrete? Villars, alla fine del libro, non manca di ricusare ogni sospetto in merito ad una sua presunta condivisione delle idee magiche esposte nel libro. Ma una mossa del genere, prevedibilmente, non fa che accrescere i sospetti in questione, ed il Villars, per molti, � un seguace delle stesse dottrine che nel libro egli mette in ridicolo (12). Tuttavia, qualunque sia il pi� intimo pensiero dell�autore in merito, fatto sta che gli elementali di Montfaucon danno luogo ad imitazioni ed ispirazioni letterarie molteplici. Ce ne parla il Delaporte (13), con una rapida elencazione che forse, per render conto delle dimensioni dell�impatto del Conte nell�ambito letterario francese del XVII e XVIII secolo, conviene riportare nei suoi passi salienti: � ...Le G�nies assistans, imitazione miserevole del Gabal� (14). Questi geni sono �degli angeli, ed angeli potenti� che � si pongono a nostri assidui direttori e vigilanti nell�ordine naturale e nella Politica�, grazie ai quali si riesce �nella guerra, nei negozi e nelle arti�. L�autore cita una moltitudine di fatti bizzarri, attribuiti da lui a questi geni che rassomigliano abbastanza al demone di Socrate ed ai folletti del Mogol.... ... Le Gnome irreconciliable. Questo opuscolo contiene un trattato abbastanza strano sull�anima umana; uno gnomo vi profferisce una sequela di proposizioni poco ortodosse, ed il tutto viene poi interrotto dall�arrivo di �un inviato dai Saggi della Cina�; vale a dire da un Silfide che si � fatto partire ... da Tonchino�, e che �ivi deve rientrare in pochi minuti�. (15) .... ... Nel 1681, Thomas Corneille e de Vis� provarono ad introdurre questi geni degli elementi sulla scena comica. L�argomento impresso alla loro commedia, in prosa, la Pierre Philosophale, riporta infatti tra i personaggi i popoli dei quattro elementi...anche il conte di Gabal� vi giocava il suo ruolo... Alle soglie del XVIII secolo, grazie probabilmente ad un generale ritorno alle fiabe, i geni dell�aria, dell�acqua, della terra e del fuoco riappaiono nelle pagine letterarie. Uno dei racconti pi� curiosi che conosciamo � del certosino che si firma Vigneul de Marville. E� il racconto di una serata presso il cartesiano Rohault. L�, di fronte a Rohault, di Clerselier, suo padrino, e di Pecquet, altro amico di Descartes, un personaggio che Vigneul de Marville non nomina, �rallegra la compagnia� spiegando come, attraverso i meravigliosi elementali, le bestie sono mosse come automi. Vi sono, dice, i piccoli popoli degli elementi che �fanno funzionare tutte queste macchine... secondo le regole della meccanica�. Perch� le volgari salamandre non si bruciano nel bel mezzo del fuoco di un braciere? E� perch� lo spirito del fuoco �fa funzionare� molto delicatamente �la macchina della salamandra�. I Silfidi, allo stesso modo, animano e muovono gli uccelli, ma ciascuno secondo il suo carattere e seguendo la disposizione degli organi, la diversa configurazione delle specie volatili: �Un silfide meditabondo si allogger� nella macchina di un gufo, di un barbagianni o d�una civetta: al contrario un silfide di umore gaio e che ami cantare canzoncine, si insinua in un usignolo, in una capinera o in un canarino�. Lo stesso per gli spiriti acquatici: �Un ondino che si compiace di nuotare nelle grandi acque, non manca di alloggiarsi in una balena e di condurla per tutto l�oceano. Un altro che ami fare prodigi e conseguire grandi risultati attraverso piccoli mezzi, si piazzer� in una remora, il pi� piccolo di tutti i pesci, che � per� in grado di fermare un Galeone, che � il pi� grande di tutti i vascelli�. Gli ondini di umor dolce abitano nei laghi e nei fiumi.... ...E gli gnomi? �Uno gnomo fiero si impadronisce di un corsiero di Napoli o un cavallo di Spagna�; uno gnomo crudele allogger� una tigre o un leone; �uno burlone e faceto in una scimmia o un gorilla�. Vi sono dei nani pi� sottili e pi� abili tra gli gnomi; costoro fanno muovere � la macchina di una formica, di una tarma, di un acaro�. I loro fratelli che risiedono nei corpi delle �bestie pi� grandi�, sono gelosi di questi microscopici motori; da ci� vengono le guerre tra gli insetti e gli animali superiori...� Confessiamo, nel leggere il commento riassuntivo del Delaporte per lo scritto del Vigneul de Marville, uno sbarazzino desiderio di leggere uno scherzo letterario tanto gustoso, che ripropone provocatoriamente al meccanicismo cartesiano l�armamentario mitico e folklorico degli spiritelli elementari. Purtroppo non siamo riusciti a reperirlo. Comunque la rassegna del Delaporte non si ferma certo qui. Gli spiritelli elementali fanno capolino ne Les blue devils di Alfred de Vigny, nei Contes de F�es e nei Noveaux contes de F�es di Madame de Murat. Ed ancora: �Hamilton adorna i suoi racconti di questo piccolo mondo invisibile. Il �piccolo gnomo� Poin�on � uno degli attori principali del suo B�lier. ...La Motte fu probabilmente il solo poeta che ospita nelle sue rime questi geni, immagini diafane dell��umano animale�....�. L�elenco di Delaporte si conclude con il Rape of the lock, il poema di Alexander Pope che, non a caso, in traduzione italiana fu allegato dal Principe de Sangro all�edizione italiana del Conte di Gabal�. Ma il XVIII secolo conosce almeno uno scrittore che sembra sfuggito all�attenzione del Delaporte (16), ovvero il marchese D�Argens, uomo dalla vita avventurosa e dalle vicende complesse, che meriterebbe almeno, se lo spazio ce lo consentisse, altrettanta attenzione di quella che abbiamo dedicato al Montfaucon de Villars.(17). Anche nelle sue Lettres cabalistiques (1769), che pure ebbero discreta diffusione e successo, gnomi, ondini, silfidi e salamandre, sono protagonisti. Ma la eco pi� importante degli elementari del Villars, quella proveniente da un nome, in quegli anni, di risonanza europea, proviene dall�Italia, da un personaggio la cui vita avventurosa ed il cui nebuloso profilo, sembra far impallidire perfino quello agitato ed irrequieto dell�abate francese. Il signor Nicholas Lefevre, alchimista e chimico reale, dimostratore di chimica presso il Giardino Botanico di Luigi VIV, a Parigi, poi chiamato da Carlo II d�Inghilterra a dirigere i reali laboratori di Saint.-James, membro illustre della Royal Society di Londra, nel quarto tomo del suo Cours de chymie, pour servir d�introduction � cette science, [Paris, chez Jean Noel Leloup, 1702 (18)], nel trattare diffusamente diversi tipi di acque, dopo aver parlato della rugiada di Maggio e delle sue propriet�, intrattiene il lettore sull�acqua piovana. Ecco cosa ce ne dice l�illustre uomo di scienza: �L�acqua piovana, soprattutto quella del mese di Marzo, reclama qui il suo giusto posto. Essa � pregna di virt� femminili, tanto delle piante che degli altri corpi terrestri: � fortificata dal sale volatile che esala dai corpi terrestri.....Qualcuno ha anche preteso che fosse un mestruo universale, ed il famoso cavaliere Borri si � spinto tanto lontano che ne ha voluto fare ingrediente della Pietra Filosofale, sostenendo che essa contiene in s� tutta la sostanza degli astri, e che � carica dello spirito universale del mondo, o mercurio dei Filosofi. Ma quest�artista non � riuscito, poich� i pi� abili filosofi convengono sul fatto che non occorre un mestruo universale, ma piuttosto un mestruo salino per risolvere l�oro e trarne il germe o semenza...�. Non ci occorre, in questa sede, mettere a confronto le opinioni riportate dall�illustre maestro, contemporaneo e collega di Boyle, quanto piuttosto interrogarci sul quel famoso cavaliere Borri, l�artista di cui viene riferita la rilevante opinione, figura che, pur notissima ai suoi contemporanei, ci lascia oggi moltissimi dubbi, e, soprattutto, pochi scritti scientifici di certa attribuzione, comunque poca cosa per legittimare una tal notoriet� europea. Sembra quasi che la storia letteraria degli gnomi e dei popoli elementari, si sviluppi interamente nelle produzioni di avventurieri e personaggi dalla storia complessa e travagliata. Nel caso del Borri, � praticamente impossibile sintetizzare un percorso biografico che renda giustizia della travagliata ed in gran parte ancora indecifrabile esistenza di questo alchimista errante, anch�egli in amist� con silfidi, gnomi ed altre creature elementali. Proviamo tuttavia a dare comunque qualche notizia sintetica, che ci aiuti ad inquadrare lo scrittore Borri e la sua vicenda. Giuseppe Francesco Borri nasce a Milano nel 1630, figlio di una Savinia Morosini, che muore di parto dandolo alla luce, e di Branda Borri, noto e valente medico milanese. Difficile e controversa figura di alchimista, medico e profeta messianico, il Borri, dopo una turbolenta formazione giovanile in quel seminario romano in cui aveva insegnato il grande gesuita, neopitagorico e cabalista Athanasius Kircher, inizia, parallelamente ad una fortunata carriera di medico e di studioso di alchimia, una fervida attivit� di predicazione e politica messianica � prima a Roma, poi a Milano - che lo porter� rapidamente ad essere incriminato dall�inquisizione. Vicino agli ambienti quietisti che in quegli anni si diffondono in Italia, fautore di una teocrazia universale retta dal papa, egli, condendo la sua predicazione di toni profetici ed estasi visionarie, si autonominava prochristus, annunciatore e paladino dell�avvento di questa era felice di dominio universale del papato che avrebbe riportato il mondo alla purezza del messaggio evangelico. Pare che ai suoi seguaci, che tra Roma e Milano spesso ne seguirono le sorti giudiziarie, egli mostrasse una spada che gli era stata donata da S. Michele, a simbolo della sua investitura a paladine del nuovo avvento dell�era del Cristo. Costretto a fuggire inizia una peregrinazione che lo porter� nelle principali corti d�Europa, dove tra un continuo alternarsi di fortune e improvvisi rivolgimenti, di potenti amicizie ed altrettanto subdole inimicizie, consolider� una solida fama europea di medico ed alchimista. Conobbe e frequent� a lungo, ed in diverse occasioni, il milieu di intellettuali raccolto intorno alla corte romana di Cristina di Svezia, fu stimato amico di scienziati di grande fama, come il danese Borrichius. Nel 1670, egli viene arrestato in Moldavia, diretto verso la Turchia, e viene consegnato nelle mani dell�inquisizione romana, che gi� nel 1661 lo aveva condannato in contumacia ed aveva pubblicamente appiccato e bruciato la sua effige ed i suoi scritti in Campo de� Fiori a Roma. Incarcerato a Castel S. Angelo, grazie alle sue abilit� di medico ed alle sue potenti amicizie, riesce per alcuni anni ad ottenere una sorta di regime di semilibert� che gli consente di esercitare la sua professione, studiare e frequentare i salotti romani, in cui, a dispetto della ignominiosa condizione di condannato, la sua stella continua a risplendere, ma con l�elevazione al trono di Innocenzo XII nel 1691, ogni privilegio viene annullato, ed il Borri si ritrova nuovamente in regime di carcere duro. Morir� pochi anni dopo, consumato dalle febbri, il 16 agosto 1695 nella sua cella a Castel S. Angelo.
L�avventuriero, il profeta, l�alchimista e guaritore, sono stati definiti, per complessit� e vicissitudini, precursori della figura misteriosa di quel Cagliostro che, pochi decenni dopo, attraverser� con ancora pi� fulgida ed universale notoriet� l�Europa. Di lui ci rimangono un certo numero di opere (19), ma l�opera che ci interessa in questa sede, per�, � la sola Chiave del Gabinetto, una raccolta di lettere di argomento alchemico, filosofico e cabalistico. Si tratta quasi totalmente di un plagio (20), se si eccettuano, probabilmente, le lettere a contenuto pi� propriamente alchemico che Borri non avrebbe avuto alcuno scopo di plagiare. Come la voce curata da S. Rotta del Dizionario Biografico degli Italiani non manca di sottolineare, le prime due lettere della Chiave sono una versione pressoch� letterale del Conte di Gabal� del Villars, mentre l�ultima � �...una traduzione fedele di De l��me des Betes di A. Dilly, uscita a Lione nel 1676� (Dizionario Biografico degli Italiani cit., ed. Treccani, voce Borri). Per quanto riguarda le lettere cabalistiche, il misterioso adepto tedesco di Montfaucon diviene un altrettanto misterioso Danese (21). Questa � pressoch� l�unica variante che si pu� incontrare comparando le lettere della Chiave con i dialoghi del Conte. Pure, il testo, pur non conoscendo successive ristampe, ebbe una rilevante diffusione e fu ben conosciuto negli ambienti occultistici fino ai secoli successivi. Nonostante la Chiave fosse un plagio evidente, il nome del Borri, gi� al centro di varie leggende misteriose, rimarr� indissolubilmente legato al destino letterario ed occultistico dei popoli elementari.
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Non si commetta l�errore di considerare che il retaggio magico-cabalistico si esaurisca agli autori esaminati entro il periodo compreso tra XVI e XVIII secolo. Ancora in pieno �900 molte organizzazioni iniziatiche e molti scrittori di occultismo raccolgono la tradizione dei popoli elementari. Per rimanere soltanto ai capiscuola consacrati dalla pi� diffusa notoriet�, gli spiriti elementari sono presenti negli insegnamenti della teosofia di Madame Blavatsky (22), cos� come negli insegnamenti di Eliphas Levi (23) e dell�ermetista italiano Giuliano Kremmerz (24). Rimane da comprendere il senso di una sopravvivenza e di una longevit� degli spiriti elementali all�interno della tradizione cosmologica ermetica, che non � priva di relazioni con le istanze rigenerative ed esoteriche della magia colta. Pochi decenni dopo Paracelso, il De occulta Philosophia del mago Cornelio Agrippa (1486-1535) sembra ridefinire, senza la dovizia di particolari del trattato paracelsano, le presenze elementali all�interno di una precisa gerarchia che distingue le presenze invisibili in tre grandi schiere: quella delle intelligenze Supercelesti, spiriti puri completamente e perfettamente separati da ogni residuo di corporeit�, �..che adorano e servono l�unico Dio, come loro fermissima e stabilissima unit� o centro� e che pertanto sono essenzialmente di natura divina, costantemente impegnati nell�adorazione dell�Altissimo ed incapaci di influenzare direttamente la realt� materiale ed i corpi terreni e concreti. Questa schiera trasmette la luce suprema e divina alla schiera immediatamente inferiore, quella dei demoni (25) mondani, che non si occupano del culto divino �... ma sono assegnati alle sfere del mondo, presiedono a ciascun cielo e a ciascuna stella... governano i segni, le triplicit�, i decani, i quinari, i gradi e le stelle fisse...�. Sono i demoni mondani che governano i movimenti delle sfere, delle costellazioni e dei pianeti, ed il delicato e complesso gioco di influenze che le stelle trasmettono sui corpi e sui destini terrestri. Agrippa ne precisa numero e competenze, e specifica che �...a ciascuna � stato conferito un nome e sono stati attribuiti segni chiamati caratteri, che gli antichi adoperavano nelle invocazioni e negli incantesimi e che incidevano sugli strumenti magici, sulle immagini, sulle lamine, sugli specchi, sugli anelli... dimodoch� quando operavano al sole facevano le loro invocazioni coi nomi del Sole e coi nomi dei demoni solari e cos� per le altre.�. La terza schiera, � appunto quella dei demoni propriamente detti, � specie di ministri sottoposti alle intelligenze superiori e preposti al governo delle cose terrene che Origene definisce virt� invisibili capaci di disporre le cose di quaggi�; poich� difatti senza che le vediamo ci conducono spesso nei nostri viaggi ed affari e si trovano spesso nei combattimenti e fanno ben riuscire i loro amici con soccorsi che danno insensibilmente... Questi demoni sono distinti in pi� specie, sia secondo i quattro elementi, aria, acqua, fuoco e terra, sia secondo i quattro poteri delle anime celesti, mente, ragione, immaginazione e natura vivifica o motrice. Perci� i demoni del fuoco seguono la mente delle anime celesti e contribuiscono alla contemplazione delle cose pi� sublimi; i demoni dell�aria seguono la ragione e favoriscono la potenza razionale, allontanandola in qualche modo dalla potenza sensuale e vitale e indirizzando alla vita attiva.... i demoni dell�acqua seguono l�immaginazione e il senso e indirizzano alla vita voluttuosa; i demoni della terra seguono la natura e stimolano la facolt� vegetativa....Alcuni di tali demoni somigliano tanto all�uomo, tanto gli sono familiari da essere perfino soggetti alle passioni umane...�. I demoni elementari del De Occulta Philosophia, fin qui, a partire dalla coloritura astrologica che si estrinseca nelle ulteriori suddivisioni di queste tre categorie in sottocategorie legate ai punti cardinali, ai pianeti ed alle stelle, sembrano abbastanza diversi, a prima vista, dai popoli elementari di Paracelso. I demoni di Agrippa � il mago ne elenca circa una trentina di diversa natura - sono potenti, onnipresenti nel loro elemento, e presiedono alle diverse sfere materiali ed immateriali della realt�. Non hanno bisogno dell�uomo, ma, anzi, in qualche modo ne governano le sorti. Essi non sono soggetti alle influenze delle stelle, ma anzi le comandano, e rendono conto del proprio operato al cielo sopramondano. Ma tale differenza si attenua notevolmente quando si considera l�impianto teorico generale entro cui si muovono i popoli di Paracelso ed i demoni del De Occulta Philosophia. Entrambi, infatti, possono essere indotti ad eseguire la volont� umana (� per questo che i demoni di Agrippa hanno nomi e caratteri da utilizzare nella pratica evocatoria). Da questo punto di vista la prigionia coatta che si adombra in Paracelso quale possibilit� per l�uomo di procurarsi i servigi degli elementali, equivale alla formula cerimoniale evocatoria di Agrippa.
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Un celebre ritratto di Madame Balvatsky.
Il magista napoletano Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano). |
Ci rimane appunto da inquadrare il modo in cui tali dati si fondevano con l�universo mitico e la ricerca interiore dell�alchimia e della magia colta, il rapporto complesso che lega l�apparenza superstiziosa della gabala di Villars e Borri al cammino eroico di rigenerazione che deve compiere l�ermetista, il mago realizzato. In poche righe, a questo proposito, un altro grande alchimista ed ermetista italiano fiorito a cavallo tra XVI e XVII secolo, il nobile romano Cesare Della Riviera, ci offre una interessante chiave di lettura. Nel Mondo Magico de gli Heroi (1605), che citiamo nella versione curata da Evola., nell�ambito della realizzazione magico-alchemica compiuta dall�heroe il Della Riviera accenna alla percezione spirituale degli aspetti occulti della natura. Il corsivo inserito nella citazione � nostro : �...Parimenti rossa � la Terra magica, e rosso ne � altres� il sangue, come si disse altrove. Questo sangue � la pinguedine, cio� il limo terreo di cui Iddio, nostro primo padre ci compose, e del quale consta il nostro piccolo Mondo. Quanto poi alle varie forme che si celano in questo, esse sono la tanto ammirata invisibilit� dei maghi. Nondimeno � verissimo che la vera e santa Magia sarebbe in parte inferiore a quella falsa e diabolica, se essa non giungesse a rendere visibili le suddette forme [ ... ] Ma poich� ogni dono che venga dall�alto dal Padre dei Lumi � - come attesta il glorioso Giacomo - perfetto [ ... ] come tale esso potr� rivelare perfettamente le varie forme contenute che si mostrano non come prestigiose e apparenti, ma come reali, consistenti e palpabili....�. Per ottenere ci�, l�eroe dovr� faticare assai pi� che non utilizzando la magia diabolica e falsa, che si serve per� di demoni fraudolenti. Dopo aver descritto le metamorfosi magiche che la materia subisce sotto gli occhi dell�eroe ermetico, Della Riviera continua : �... Finalmente nel nostro Mondo magico non solo si manifestano le specie corporee, ma si rendono visibili anche quelle incorporee. Il detto mondo viene formato dall�eroe secondo l�ordine che segue. Dalla materia prima, vale a dire dalla prima terra magica, egli trae con mirabile artificio spagirico e con sottile arte pironomica tutte le specie elementali e corruttibili: il Mondo elementare. Da questo vengon poi tratte con esattissima diligenza le specie celesti e incorruttibili [ ... ] formate tutte le specie elementari e celesti si viene per ultimo alla formazione delle altre, interamente perfette, che, [ ... ] posson dirsi specie intellettuali e menti magiche disciolte...�. Il contatto palpabile con le specie elementari � dunque parte del procedimento alchemico, frutto di un �mirabile artificio spagirico� e �sottile arte pironomica�, percezione spirituale interna all�itinerario individuale di quella separazione dei misti che � alla base della grande opera. Silfi, gnomi, ondine e salamandre sono dunque precipitati simbolici, ipostasi individuate dell�essenza degli elementi che l�alchimista-mago purifica. Prodotti reali dell�opera ermetica, del contatto dell�artefice con la materia prima. Essi sono palpabili come palpabile � il mercurio fissato dall�azione ignea dello zolfo alchemico, come palpabile � lo splendore invisibile che guida l�artista verso la pietra, come palpabile effettivamente �, per l�alchimista, la fitta rete di correlazioni ed analogie che unisce il visibile all�invisibile, il solido all�etereo. Nel processo del solve et coagula, in sostanza, nello sciogliere le impurit� ed i legami grossolani della materia bruta e nel coagulare le forme energetiche di una percezione rigenerata, gli elementali si presentano quali personificazioni magiche ed archetipali dei semi della materia, guide che la materia stessa custodisce nel suo seno, interlocutori mitici dell�alchimista-mago errante. E di recente, ancora, era una Ninfa sapiente che guidava con dolcezza i lavori dell�ignoto alchimista che sul finire del XIX secolo si nascondeva sotto lo pseudonimo di Cyliani, cos� come ci racconta l�Hermes Devoil�. Di questa Ninfa alchemica, nella traduzione di Stefano Andreani riportiamo infine, per accomiatarci a nostra volta dal grazioso popolo elementale, il saluto con cui si diparte dall�affranto Cyliani : �... Mi gettai ai suoi piedi per ringraziarla di un simile beneficio ed umilmente ringraziai anche l�Eterno di avermi fatto superare tanti pericoli. Poi ella mi disse addio, aggiungendo: Non mi dimenticare ! Disparve, e la sua fuga mi fece provare una pena talmente grande che mi svegliai...�.
Ancora un�incisione tratta dal vol XXXIV di Voyages imaginaires, songes, visions et romans cabalistiques, Amsterdam 1888, ad illustrazione di Les Ondines di Madame Robert.
NOTE: (1) La traduzione del trattato � compresa in Paracelso, Scritti alchemici e magici� Genova 1991, ed. Phoenix, pgg. 17-32. (2) Pi� oltre Paracelso specifica, tuttavia: �Io non credo che questi siano veramente quelli di cui esse si servono tra loro, ma penso che ad esse li abbiano dati persone che non hanno conversato con loro, tuttavia, dato che sono in uso tra noi, li conserver�, bench� si possano anche chiamare Ondine le creature dell�acqua, Silvestri quelle dell�aria, Gnomi quelle della terra e Vulcani quelle del fuoco...�. In verit�, Paracelso parla, ad un certo punto del suo trattato, anche di altri esseri, che egli definisce di natura essenzialmente mostruosa, teratogena ed eccezionale: Sono le Sirene, i Giganti e i Nani. Le sirene, generate dagli Ondini, nuotano preferibilmente sulla superficie dell�acqua, sanno cantare e suonare il flauto. I giganti sono invece generati dai silfidi, ed i nani dagli gnomi. Tutte queste creature non hanno un�anima, e non possono riprodursi. Alla medesima categoria, con un umorismo provocatorio notevole, Paracelso fa risalire anche una diversa categoria, generazione mostruosa degli gnomi e delle ondine: �...I Monaci, che sono simili agli uomini e vivono nel loro ambiente...�. (3) Pi� avanti, Paracelso chiarisce la materia prima della tessitura: �Come a noi, Dio ha dato loro la lana di montone; Dio, infatti, pu� creare dei montoni diversi da quelli che vediamo noi, che pascolano nel fuoco, nell�acqua o nella terra.� (4) La traduzione italiana uscir� nel con il titolo di Il Conte di Gabal� o ragionamenti sulle scienze segrete Londra (Napoli) 1751, per cura di Raimondo de Sangro, principe di Sansevero, illuminato alchimista e massone del settecento napoletano, sulla cui complessa figura, rimandiamo all�esauriente saggio di L. Sansone Vagni Raimondo de Sangro, principe di San Severo� Foggia 1992, Bastogi. (5) L�articolo della Biographie universelle, di Michaud, (Parigi, 1843) � nel tomo 43, da pag. 434 a pag. 436.
(6)
In realt� la Cabala del Montfaucon e del Borri � cosa ben distante dalla
originaria tradizione ebraica da cui mutua il nome, ed � forse molto pi�
vicina a sopravvivenze pagane di culti che nel XVII secolo dovevano forse
essere ancora ben vivi nelle tradizioni folkoriche e della religiosit�
popolare di gran parte d�Europa. (7) Al conte segue infatti, a distanza di un anno, L�amour sans faiblesse, ou Anne de Bretagne et Almanzaris (Paris, 1671, Barbin, in tre tomi), un voluminoso romanzo ristampato in volume unico nel 1729 col titolo di G�omyler et Almanzaris, che narra la storia di un g�omyler� appunto, una sorta di non meglio identificato religioso turco che, sfruttando la sua carica si introduce alla corte (e nel serraglio) di diversi principi carpendo l�amore di svariate principesse. Il romanzo viene presentato, con una classica finzione letteraria, come la traduzione della versione castigliana di un antico romanzo arabo, eseguita da una signora che aveva trovato, nello scritto, �meno difetti che nella maggior parte dei romanzi moderni�. Da un punto di vista letterario la prova appare inferiore alle aspettative, e riscuote critiche negative. Ma il Villars prosegue imperterrito la sua carriera letteraria con una serie di libelli polemici che abbracciano vari argomenti letterari e filosofici. Abbiamo cos� la Critique de la Berenice de M. Racine et de M. Corneille, libello che, pur ottenendo qualche apprezzamento, non suscita alcuna risposta da parte di Corneille, ed un solo accenno da parte di Racine nella prefazione ad un�edizione della Berenice. Dopo qualche altro libello di polemica - ad esempio i cinque dialoghi De la delicatesse, del 1671, dedicati a Les entretiens d�Ariste et d�Eug�ne di Barbier d�Aucour, che provocano, peraltro, una vibrante risposta dell�autore - il Villars pubblica, pi� o meno nello stesso periodo le Reflexions sur la vie de la Trappe, la Lettre contre M. Arnauld e la Critique des Pens�es de M. Pascal, che contengono, come si pu� arguire dagli stessi titoli, forti spunti polemici di taglio filosofico contro la scuola di Port-Royal. Infine, a quarantadue anni dalla morte dell�autore, nel 1715, verranno pubblicati i sette nuovi Entretien sur les sciences secr�tes, che fanno da seguito al Conte di Gabal�, e che sono incentrati su di una feroce satira della filosofia Cartesiana e dei suoi sostenitori. (8) Il Villars avrebbe, in combutta con sua sorella ed un servo fedele, ucciso nientemeno che suo zio materno, Pierre de Ferroul, signore di Montgaillard. Malgrado il mandato di cattura, il Villars per� si sottrae all�arresto, e, cosa inspiegabile, continua a Parigi la sua vita pubblica. Vicenda poco chiara, come poco chiare dovettero essere le amicizie e le aderenze del rampollo de Villars, che gli consentirono tuttavia di beffarsi del mandato di arresto per omicidio emesso a suo nome. Tanto pi� che, il mandato di arresto per l�omicidio del signore di Montgaillarde verr� ripetuto dai magistrati qualche anno dopo, nel 1668. (9) E� l�edizione compresa, insieme ad altre opere di argomento simile, nel trentaquattresimo tomo della serie Voyages imaginaires, songes, visions et romans cabalistiques, Amsterdam 1888. (10) Abbiamo preso in prestito questa efficace sintesi del tema principale del romanzo di Villars da Du merveilleux dans la litt�rature Fran�oise sous le r�gne de Louis XIV, del dotto padre gesuita Delaporte (Parigi 1891). (11) Leggiamo, ad esempio, come lo scrittore G�rard de Nerval (1808-1855), descrive la curiosit� per l�occulto che caratterizza la cultura francese tra XVI e XVIII secolo: �I libri trattanti di cabala e scienze occulte, inondarono allora le biblioteche; le pi� bizzarre speculazioni medievali resuscitarono sotto una forma pi� spirituale e leggera, propria a recuperare a queste idee ritornate di moda, il favore di un pubblico frivolo, per met� ateo e per met� credulo....L�abate de Villars, Dom Pernety, il marchese D�Argens, divulgarono i misteri dell�Oedipus Aegyptiacus e le sapienti immaginazioni dei neoplatonici fiorentini. Pico della Mirandola e Marsilio Ficino rinacquero, tutti intrisi dello spirito manierato del XVIII secolo, nel Conte di Gabal�, nelle Lettere Cabalistiche ed altre produzioni di filosofia trascendente alla portata dei salotti. Cos� non si parlava pi� che di spiriti elementari, di simpatie occulte, di incanti, di possessioni, di migrazioni delle anime, e soprattutto di magnetismo e alchimia...� (G. de Nerval, Opere, Paris 1986, ed. Garnier). (12) E� questo l�atteggiamento che emerge, ad esempio, dalla lettera dell�anonima volgarizzatrice dell�opera di Villars, anteposta all�edizione italiana del De Sangro, lettera che la Sansone Vagni (op. cit., pag. 82) non manca di attribuire, insieme alla traduzione stessa, allo stesso principe di S. Severo: �..E perch� ne faccia sapere altrui tutto quel tanto ch�io ne so dico prima c�ogni altro che�l suo Chiarissimo Autore � l�Abate di Villars, Egli con questo Conte di Gabal� ha tentato di guarire il fanatismo de� cabalisti nella stessa guisa appunto, nella quale il famoso Michele Cervantes imprese di guarire col suo D. Chisciotte il fanatismo de� Cavalieri Erranti. Tutto il libro si trova condotto in una continua ironia; ma � scritto con tale vivacit� e finezza che ci ha molti, i quali si son dati a credere che avess�egli inteso di spacciare un dogma, e non gi� una satira...�. (Montfaucon\Borri, Il Conte di Gabal�, ristampa del volgarizzamento italiano con commento e note di C. Miccinelli e C. Animato, Genova 1986, ECIG, pag. 75). Probabilmente l�affermazione che�l suo Chiarissimo Autore � l�Abate di Villars, tende a smascherare il plagio italiano del Borri, di cui ci occuperemo tra poco. (13) Op. cit. pgg. 121 e sgg. (14) Il Delaporte, di quest�opera, riporta in nota un�edizione di Amsterdam del 1715 (15) Anche per quest�opera Delaporte riporta come data e luogo Amsterdam, 1715. (16) In verit� il Delaporte non menziona neanche l�anonimo Le Sylphe, impresso per la prima volta nel 1730, e L�amant Salamandre, ou adventures de l�infortun�e Julie, di un Cointreau di cui non conosciamo altre notizie se non il nome. Manca infine all�appello Les Ondins di Madame Robert (Marie-Anne de Roumiere,morta a Parigi nel 1771), cui si devono vari romanzi, tra i quali Les voyages de Milord Ceton dans les sept planettes. Tutte queste opere sono comprese nella raccolta edita dal Garnier, i Voyages imaginaires, songes, visions et romans cabalistiques, Amsterdam 1888, raccolta molto ampia che raccoglie, probabilmente, il meglio della letteratura fantastica disponibile a quell�epoca. (17) Jean Baptiste de Boyer, marchese D�Argens (1704 � 1771), indirizzato dalla tradizione familiare alla magistratura, prefer� tuttavia la carriera militare. Giovanissimo fugge in Spagna con una attrice di cui � perdutamente innamorato, ma viene arrestato per iniziativa della famiglia prima di aver potuto sposare la donna. Viene inviato a Costantinopoli, al servizio dell�ambasciatore di Francia. Anche qui, pare, ebbe vita avventurosa. Ritornato in Francia, con l�intento di seguire la carriera della magistratura, ancora una volta preferisce la vita avventurosa e gli amori delle attrici, e cos� egli finisce per riprendere la carriera militare. Nel 1734 un incidente di servizio - una caduta da cavallo - lo costringe ad abbandonare il servizio. Essendo stato diseredato da suo padre, trasferitosi in Olanda, � costretto ad intraprendere la carriera di scrittore per vivere. Il successo gli arride e ben presto entra nelle grazie di Federico II di Prussia, sotto la cui protezione rimane a lungo, non mancando, comunque, di continuare a suscitare scalpore per polemiche argute e per condotte morali poco consone al suo ruolo ed alla sua fama. Nella sua copiosa produzione letteraria spiccano le Lettres Juives (1754), le Lettres Chinoises (1755) e le Lettres Cabalistiques (1769). (18) Abbiamo consultato questa edizione, rivista ed aumentata dal Signor Di Monstier, speziale della marina ed a sua volta membro della Royal Society di Londra e di quella di Berlino. L�edizione originale dell�opera di Lefevre era apparsa nel 1660, e riscosse un rapido successo, tanto da meritare, nel 1667, una traduzione tedesca. Si conosce anche un�edizione inglese del 1664, ristampata nel 1670. Il Cours de Chimie, comunque, conoscer� riedizioni fino a tutta la met� del XVIII secolo (vi � un�edizione francese del 1751). Su Lefevre vedi Ferdinand Hoefer, Histoire de la chimie depuis les temps les plus recul�s jusqu'� notre �poque. Tome deuxi�me, Paris, 1843, pgg. 286-290. (19) Le opere conosciute attribuite abitualmente al Borri, sono : �Lettere di F. B. ad un suo amico circa l�attione intitolata : La Virt� coronata�, Roma 1643; Gentis Burrhorum notitia, Argentorati 1660; Iudicium....de lapide in stomacho cervi reperto, Hanoviae 1662; Epistolae duae, 1 De cerebri ortu & usu medico. 2 De artificio oculorum Epistolae duae Ad Th. Bartholinum, Hafniae 1669; La chiave del Gabinetto del Cavagliere G. F. Borri, Colonia (Ginevra) 1681; Istruzioni politiche date al re di Danimarca, Colonia (Ginevra) 1681; Hyppocrates Chymicus seu Chyniae Hyppocraticae Specimina quinque a F. I. B. recognita et Olao Borrichio dedicata. Acc. Brevis Quaestio de circulatione sanguinis, Coloniae 1690 ; De virtutibus Balsami Catholici secundum artem chymicam a propriis manibus F. I. B. elaborati, Romae 1694; De vini degeneratione in acetum et an sit calidum vel frigidum decisio experimentalis in Galleria di Minerva, II Venezia 1697. (20) A questo proposito, non riteniamo credibile l�ipotesi, avanzata da Clara Miccinelli e Carlo Animato nella citata riedizione del volgarizzamento italiano del Conte, di una scrittura a quattro mani dei dialoghi cabalistici da parte del Borri e di Montfaucon de Villars. Basandosi su di un�annotazione manoscritta sul foglio di risguardo di un�edizione delle Istruzioni politiche al re di Danimarca a firma di un p. Roseto. Nell�annotazione si relaziona degli scritti di un alchimista (Vinacche) che racconterebbe di un incontro avvenuto ad Amsterdam nel 1663, durante il quale i due alchimisti avrebbero composto in comune il Conte. In realt� come abbiamo visto, La Chiave � un�opera plagiata da pi� fonti diverse, non solo dal Villars. Peraltro, non si hanno notizie di viaggi del Villars ad Amsterdam, e questa del Roseto � l�unica fonte da cui emerge l�ipotesi di una tale collaborazione. Del resto, non � improbabile che il Borri, alchimista e, indubbiamente, conoscitore delle opere di Paracelso, si sia sentito ben poco in colpa nel plagiare dei dialoghi a loro volta in larga parte improntati ad idee ed invenzioni paracelsane. Curiosamente, confondendo evidentemente la successione cronologica delle date di uscita, il citato prefattore dell�edizione del 1788 del Conte, il Garnier, a proposito dell�opera del Villars, afferma: �...Ci� nonostante il fondo dell�opera non gli appartiene affatto: esso � tratto da un�opera di Borry, intitolata la Chiave del Gabinetto..� (pag. IV della citata edizione). (21) Un ulteriore omaggio al Borrichius? (22) Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), di origine russa, ebbe vita avventurosa, viaggi� a lungo e fu scrittrice prolifica e fondatrice della Societ� Teosofica, movimento ancor oggi esistente con varie sedi e filiazioni in tutto il mondo, da molti considerato matrice di gran parte del frastagliato mondo delle organizzazioni occultistiche ed inziatiche. Nella dottrina della Blavatsky, all�interno della sistemazione gerarchica degli esseri spirituali, gli ultimi gradi, il sesto ed il settimo, sono appunto quelli occupati dagli spiriti elementari: �...Il Sesto e Settimo Ordine partecipano alle qualit� inferiori del quaternario. Sono entit� coscienti ed eteree, invisibili quanto l�etere,: come rami di un albero, esse partono dal primo gruppo centrale quaternario e si sviluppano, a loro volta, in infiniti gruppi collaterali di cui gli ultimi sono gli Spiriti della Natura o Elementali, esseri le cui specie e variet� sono incommensurabili...�. (H. P. Blavatsky, La Doctrine Secr�te I.re partie : Evolution Cosmique � Stances de Dzyan, Paris 1906, pag. 202). Anche essi sono inseriti, per la Blavatsky, nel piano generale di evoluzione del cosmo previsto dalla dottrina teosofica. (23) Eliphas Levi fu il nom de plume, o, se si preferisce, il nome iniziatico di Alphonse-Louis Constant (1810-1875), diacono della chiesa cattolica espulso da diverse istituzioni religiose, occultista, scrittore prolifico e seguace di dottrine politiche socialiste, fu uno dei principali artefici della rinascita e della rivalutazione delle dottrine occultiste nel XIX secolo. Per il Levi, gli spiriti elementari possono rimanere invisibili o Incarnarsi in uomini: �... Questi spiriti non emancipati, schiavi dei quattro elementi, sono ci� che i cabalisti chiamano demoni elementari, e popolano gli elementi che corrispondono al loro stato di servit�. Esistono dunque in realt� le silfidi, le ondine, gli gnomi e le salamandre; gli uni erranti in cerca d�incarnarsi , gli altri incarnati e viventi sulla terra. Questi sono gli uomini viziosi o imperfetti...� (E. Levi, Il dogma dell�alta magia�trad. di Carlo de Rysky, Roma s.d., Athanor, pag. 49). (24) Nome iniziatico di Ciro Formisano (Portici 1861 - Beausoleil 1930), il principale volgarizzatore italiano dell�occultismo e della magia ermetica, autore di numerose monografie raccolte ne Il mondo secreto e l�Avviamento alla scienza dei magi: �...Sono condensazioni di materia eterea con determinazioni di vita, con finalit� determinata. Essendo una vita, anche se transitoria, ogni spirito elementare deve contenere i quattro elementi con la prevalenza caratteristica della forma determinante il suo ufficio... Spirito elementare � quel consenso di virt� attribuite ad una determinata cosa; no gi� l�anima, ma l�aura (es: di un insegnamento, della carit� ecc.) il senso, l�odore di questo qualcosa che diciamo spirito. Gli spiriti del fuoco danno il calore, quelli dell�aria tendono alla variabilit� e al movimento ecc.. Al tempo dei Neoplatonici si cominci� a personificarli, e allora si ebbero gli gnomi (spiriti terreni), i silfi (quelli dell�aria) le salamandre ecc.... I maghi possono crearne a beneficio proprio o di altrui per determinare qualche fenomeno, ma in tal caso la creazione vitale di un mago va chiamata Genio...� (U. D. Cisaria, Dizionario Kremmerziano dei termini ermetici, Roma 1984, Mediterranee, pag. 373). I Geni di Kremmerz sono creazioni della volont� purificata del mago, gli sono obbedienti e fedeli, si immedesimano nell�uomo e gli conferiscono facolt� speciali. (25) Agrippa non manca di specificare : �...intendendosi qui per demoni non quelli che noi chiamiamo diavoli, ma esseri spirituali, cos� chiamati per la propriet� del vocabolo, quasi scienti, intelligenti e saggi.�. (Agrippa, La Filosofia occulta o la Magia, trad. di A. Fidi, ed. Mediterranee, pag. 205). Agrippa tratta i demoni malvagi pi� oltre, nello stesso libro. Curiosamente, � proprio Agrippa ad offrirci una utile traccia per definire il carattere folklorico dei popoli elementali paracelsani: �... Le leggende della Danimarca e della Norvegia riferiscono che in quelle contrade v�hanno varie specie di demoni ai servigi degli uomini. Alcuni dei demoni sono corporei e mortali e nascono e muoiono, quantunque vivano a lungo...�. (Agrippa, Op. Cit. pag 208). Paul Lacroix, citando A. Maury, annota: �....In tutte le regioni settentrionali, le credenze relative agli elfi sono associate ad altre relative ai nani, dice A. Maury. Le leggende su questi esseri singolari sono assai numerose in Germania; esse ce li rappresentano come i geni della terra e del sole....�. (Paul Lacroix, Curiosit�s Infernales� Paris 1886, pgg. 249-250. le Curiosit�es, senza trascurare le fate, dedicano un intero capitolo ai nani ed uno agli elfi ).
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Di Massimo Marra Airesis ospita inoltre, nella sezione Ars regia, il seguente contributo: In collaborazione con Michela Brindisi:
Nella sezione Therapeutik�, � ospitato invece: Massimo Marra - La vipera e l'Oppio: la Teriaca di Andromaco a Napoli tra XVI e XVIII secolo.
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