Horror et amor diabolicus / 7
Il rapporto etnico-culturale
Paolo Aldo Rossi - Ordinario di Storia del Pensiero Scientifico, Università di Genova
Secondo la tesi prevalente tra gli storici, la stregoneria fu un mito costruito dal potere religioso, il frutto necessariamente scaturito dalle imperanti teorie demonologiche. Questa posizione si scontra con le ipotesi di quegli antropologi che all'origine della persecuzione delle streghe pongono piuttosto l'effettiva permanenza nell'Europa medievale di riti e credenze connessi ad una religione agraria pre-cristiana.
Il "dio cornuto" nell'interpretazione pittorica di F. Goya.
Senza arrivare a dire che la persecuzione è un fatto puramente medievale, protrattosi in seguito per l'inerzia di una forza storica che, prima di esaurire cineticamente l'enorme energia potenziale accumulata, ha dovuto liberarla come per lo scatto di una molla, ci si può accontentare di affermare che il mito demonologico è una tipica costruzione culturale del Medioevo e che, mancando di una prova sperimentale, si dovette per forza inventare le streghe, visto che si era in un periodo in cui non si poteva più accettare che una teoria restasse senza verifica; e la teoria demonologica (la realtà operativa di Satana in questo mondo) sta alla base sia dell'etica cattolica che di quella protestante.
È questa una posizione molto diffusa ed accreditata tra gli storici della stregoneria, che però si scontra con interessanti acquisizioni di carattere etnologico ed antropologico di tenore molto differente.
La prima delle teorie al riguardo può essere ascritta già al roveretano Girolamo Tartarotti il quale, nella sua opera Del congresso notturno della Lamie (1749) cercò di dimostrare che molti dei culti delle streghe erano in realtà residui di antiche religioni.
Nel 1835 J. Grimm pubblicò a Gottinga la sua Deutsche Mithologie in cui sosteneva che la stregoneria altro non era che l'antica religione teutonica sopravvissuta alle vicende della cristianizzazione. Ma fu la grande antropologa Margaret Murray che sviluppò la tesi secondo cui il culto delle sacerdotesse di Satana n on fu né un mito inventato dal Medioevo, né una calunnia ben utilizzata dal potere nel XVI secolo, ma rappresenta la permanenza di una antichissima religione pagana e, in particolare, di un culto pre-cristiano della fertilità, sopravvissuto anche dopo l'avvento del Cristianesimo.
nel coesistere di questo mito contadino con le vicende dell'evangelizzazione dell'Europa si configura la nascita e lo sviluppo dell'intolleranza della Chiesa verso le pratiche magiche, presto considerate come demoniache.
Le opere della Murray: The witch cult in Western Europe, The God of the witches ed infine, The Divin King in England, sono per la verità costruite con una metodologia a volte stravagante; alcune tesi spesso risultano ingiustificate e molte questioni sono condotte in modo acritico, ma, nonostante questo, le idee espresse in questi saggi hanno finito con l'imporsi, se non altro per il fatto che si presentano in alternativa al consueto modo di impostare il problema. In primo luogo, rompono il cerchio della storia della persecuzione per addentrarsi in quello della genesi della stregoneria, secondariamente risolvono una carenza storiografica significativa in quanto
mancava e manca ancor oggi - nota Carlo Ginsburg - un'altra interpretazione complessiva della stregoneria popolare.
(C. Ginsburg, I Benandanti, Torino 1966)
ed infine spezzano la catena fatta di pretesti polemici fra i cattolici, i protestanti e i laici radicali, i quali, nel palleggio delle responsabilità della persecuzione, hanno spesso dimenticato che non sempre le cause efficienti di un fenomeno rappresentano anche la ragione del medesimo.
La tesi principale della Murray è, in sintesi, la seguente:
La stregoneria culturale, o culto di Diana, come propongo di chiamarla, comprende le concezioni religiose e i riti degli individui conosciuti nel tardo Medioevo come "streghe". Le testimonianze dimostrano che all'interno del Cristianesimo esisteva un culto praticato da molte classi della comunità, specialmente dalle persone più ignoranti e dagli abitanti delle aree meno popolate del paese. Questo culto risale all'epoca pre-cristiana ed era, a quanto sembra, l'antica religione dell'Europa occidentale. Il dio, antropomorfo e teriomorfo, era venerato con riti ben definiti. L'organizzazione era ramificata e il rituale simile a quello delle altre religioni antiche
(M. Murray, Le streghe nell'Europa Occidentale, Milano, 1972).
Questa è un'ipotesi molto sensata (a giudicare anche da quanto ci riferiscono alcuni autori latini di epoca precristiana e dei primi secoli del Cristianesimo sui riti religiosi dei Celti, dei Balto-Slavi, dei Germani e dei Britanni) ed ha il merito non indifferente di scavalcare la macchinosa costruzione storiografica che vuole attribuire la stregoneria soltanto alla fantasia sfrenata dei teologi scolastici ed agli omogenei procedimenti giudiziari degli inquisitori medievali, i quali non solo suggerivano le risposte all'imputato, ma esigevano con la tortura che fossero conformi al contenuto dei manuali demonologici.
Il diavolo come caprone da un'incisione del Compendium Maleficarum di F.M. Guaccio.
D'altra parte se ci si prova ad integrare la tesi della Murray con alcune pezze giustificative, che peraltro nella sua opera non sono frequenti, ci si accorge che molti dei giudizi astiosi nei suoi confronti dovrebbero essere rivisti.
Ad esempio (e a chi abbia dimestichezza non si dice con la Storia delle religioni, ma con la letteratura latina, non metterebbe neppur conto di ricordarlo) Artemidoro, Posidonio, Strabone, Cesare, Pomponio Mela, Lucano, Tacito, S. Agostino ecc. sono concordi nel raccontarci, riguardo alla religione dei barbari britanni e mitteleuropei, di riti propiziatori, di liturgie orgiastiche, di sacrifizi umani, di tecniche divinatorie, di demoni incubi che commerciano carnalmente con le donne, delle selve usate come templi e del sacerdozio femminile, le quali cose sono, che lo si voglia o meno, le componenti tipiche di quello che in seguito verrà detto "culto satanico".
Il Canon Episcopi (per non stare a ricordare tutte le opere alto medievali già menzionate) ammette l'esistenza di
quaedam sceleratae mulieres retro post Sathanam conversae, daemonum illusionibus et fantasmatibus seductae, credunt se et profitentur, cum Diana nocturnis horis dea paganorum, vel cum Herodiade et in numera multitudine mulierum equitare super quasdam bestias, et multa terrarum spacia intempestate noctis silentio pertransire, eiusque jussionibus obedire velut dominae, et certis noctibus evocati ad eius servitium.
E ciò non sarebbe stato possibile scriverlo se i missionari cristiani non si fossero trovati di fronte a reali credenze superstiziose come quelle descritte.
R. Manselli, ad esempio, nelle sue importantissime opere sull'argomento, ci dà una vivida immagine dell'ambiente sociale in cui si trovarono ad operare i grandi missionari cristiani dell'alto Medioevo.
Ancora una immagine dal Compendium maleficarum.
Cesario di Arles, Agobardo di Lione, Reginone di Prum, S. Bonifacio (l'inglese apostolo della Germania), Incmaro di Reims, Pirmino, Martino di Braga, Eligio di Noyon (per ricordare solo i più noti) ci raccontano come la loro pastorale si trovava spesso in contrapposizione con la resistenza di antiche religioni pagane e sottoposta al costante pericolo di contaminazione con riti e culti in cui gli elementi fondamentali sono precisamente quelli "fantasiosamente" delineati dalla Murray, ossia le superstizioni legate alle tematiche della fertilità.
In primo luogo la fiaba popolare è un immenso serbatoio di storie in cui sono perfettamente riconoscibili i motivi dominanti della stregoneria: sortilegi, trasformazioni in animali, manifestazioni di poteri magici, fantasmi e spiriti (buoni e cattivi), eventi, oggetti e creature prodigiose, talismani e formule magiche, prove per poter avere accesso a luoghi o a congreghe particolari, riti propiziatori nei confronti di creature detentrici di poteri eccezionali, l'uso magico della parola e del gesto... Al riguardo invitiamo il lettore a confrontare le più diverse esemplificazioni dei casi di stregoneria (estraendole dai vari classici della demonologia) con il Motif lndex of Folk Literature (Helsinki, 1932-36) di quel grande storico del Folk Tale che è S. Tompson, e vedere, quindi, se è possibile trovare nei "malleus", qualcosa di realmènte originale. Per quanto ci riguarda non ci siamo proprio riusciti; anzi ci siamo sempre più convinti che l'impressionante uniformità delle confessioni delle streghe (solitamente spiegata a partire dall'uniformità dei procedimenti giudiziari) ha certamente più a che fare con il cosmopolitismo del racconto di fiaba, uguale sotto tutti i cieli, che con il fatto che i giudici suggerissero le risposte a partire da domande tipo questionario.
Anche a voler credere a tale macchinosa spiegazione (che, si badi bene, non respingiamo, ma non ci riesce di considerare come unica matrice dell'uniformità della stregoneria) resta ancora da dimostrare dove i vari Sprenger fossero andati a prendere una così prodigiosa raccolta di storie fantastiche da far sottoscrivere alle accusate di "sorcellerie sabbatique". In secondo luogo ci accorgiamo proprio dai verbali dei processi che molte delle confessioni furono spontanee, circostanziate e ricche di notizie, tanto che servirono per integrare l'esemplificazione dei manuali e aggiunsero insospettate qualità alla figura tradizionale di Satana e nuove caratteristiche ai poteri delle sue sacerdotesse, non ancora contemplate nelle pur ricche demonologie.
Si può avvertire, inoltre, nell'atteggiamento di molte streghe, sia di fronte ai giudici che al patibolo, una certa fierezza ed orgoglio, molto simile a quella che contraddistingue chi muore per la propria fede, non diversa da quella di chi si sacrifica sapendo che dopo di lui ci sarà qualcuno che continuerà la sua opera e da questa ne trarrà giovamento.
Sta comunque di fatto che, se la Murray parte da una buona ipotesi, approda spesso a risultati discutibili, specie quando, troppo affezionata alla sua idea, tenta di rovesciare completamente la concezione storiografica classica dichiarando che la Chiesa Romana si trovò di fronte queste congreghe di sacerdotesse di Satana (Diana, Erodiade, Helda, Perchta...) che si opponevano in maniera organizzata alla fede cristiana cercando di abbatterla. Per questa ragione - essa argomenta, - il clero cattolico inventò il collegamento fra eresia e superstizione, trovò nuove categorie giuridiche più efficienti, s'adoperò per relegare questa religione nel cerchio satanico dell'immoralità e del pericolo sociale. In definitiva, se la storiografia classica esalta la funzione della Chiesa come unica creatrice dell'ossessione diabolica e suggeritrice delle fantasie stregonesche, l'antropologa inglese, al contrario riconosce a questa un ruolo solo marginale.
Vi sono però alcune obiezioni che potrebbero avere la forza di stroncare completamente le teorie della Murray.
In primo luogo ci si chiede perché la Chiesa Ortodossa, che pur ebbe a che fare con i residui del paganesimo, forse ancor più che la Chiesa Cattolica, non conobbe né la condanna né la persecuzione della stregoneria.
Secondariamente è scor retto non discriminare quanto è realmente di esclusiva provenienza inquisitoriale da quanto ha, invece, origine nel folclore popolare, dato che è una presupposizione acritica quella che vuole gli inquisitori soltanto come "cronisti giudiziari" e non anche come attivi elaboratori di originali teorie demonologiche.
Infine è necessario considerare con attenzione un fatto irrefutabile, e cioè: se è vero che le streghe altro non furono che le affIliate di un antico culto della fertilità, come si spiega che fin dalle origini della persecuzione troviamo che la gente si difende da loro perché rendono sterili donne, uomini e animali, provocano tempeste nocive alle colture, danneggiano i raccolti e diffondono malattie e pestilenze?
Arne Runenberg, riprendendo le tematiche della Murray, le rende scientificamente più accettabili. Nel suo Witches, Demons and Fertility Magic (Helsingfors 1947) egli tiene conto da un lato della assimilazione da parte dei nuclei ereticali catari (rifugiati sui monti) dell'antico culto della fertilità dei loro ospiti; della diffusione, in uno spazio culturale già predisposto, dell'eresia manichea; dell'opposizione di queste due componenti: eretici e pagani, all'ortodossia re- pressiva mediante la creazione di una "secta et haeresis haereticorum fascinariorum" (i cui adepti son detti fascinarii, malefici o Hexen) e dall'altra dell'aspra battaglia ideologica e politica ingaggiata dalla Scolastica e dall'Inquisizione contro questa nuova associazione.
Con ciò egli può affermare che l'identificazione fra eresia e magia ha un fondamento reale nell'associazione fra eretici e malefici, che le costruzioni teoriche della Scolastica furono dettate dal desiderio di razionalizzare in schemi mentali ben precisi il disordinato rifiuto, da parte dei montanari, dell'etica cristiana, che il culto della fertilità viene a far parte del bagaglio eterodosso dell'eretico tradizionale e quindi non è più solo "superstizione pagana", ma consapevole ribellione del battezzato apostata contro la dottrina cristiana (A. Runenberg, Witches, Demons and Fertility Magic, Helsingfors 1947).
Ma è l'esemplare studio di Carlo Ginsburg sui "benandanti" friulani a portar nuova luce sulla teoria inaugurata dalla Murray (C. Ginsburg, op. cit.).
Nel XVI e XVII secolo venivano chiamati in Friuli, col nome di "benandanti", i portatori di un antico culto agrario, i quali avevano eletto a scopo della loro confraternita la difesa dei raccolti e la salvaguardia della fertilità dall'opera contraria degli stregoni. Sotto l'incessante martellamento inquisitoriale, essi sono costretti a trasformarsi nei loro antichi rivali e nemici e a divenire (o meglio ad accusarsi di essere) stregoni. Se prima essi dichiaravano di lottare strenuamente contro i portatori del culto della sterilità, in seguito (sotto il procedimento inquisitoriale) essi assumono tutte le caratteristiche dei fedeli di Satana e ammettono di "far tempestare", di provocare morte e malattie, di rendere sterili uomini e animali, di rovinare i raccolti.
Questo antico culto friulano, posto com'è al crocevia geografico delle diverse culture europee, può indicare la strada della costruzione di un'ipotesi etnologica ed antropologica sulla stregoneria che, in linea con la tesi Murray-Runenberg, ne sfugga, però, le critiche.
La trasformazione del culto agrario in congiura diabolica è infatti esemplare dell'interazione fra la cultura ortodossa e l'eterodossia popolare. Sarebbe così possibile ritrovare il tema del passaggio dalla religione mitteleuropea della fertilità alla sua metamorfosi nella ribellione contro l'imposizione dottrinaria di una Chiesa che ingiungeva che s'accettasse oltre al mito cristiano anche la sua teologia e la sua etica.
Con ciò si riesce agevolmente ad integrare l'ipotesi che vuole la stregoneria europea come esclusivo parto del potere religioso e civile del Medioevo con la tesi della Murray che, come s'è visto, s'impone di tener conto della funzione degli antichi culti pre-cristiani della fertilità sulla religiosità popolare dell'Occidente cattolico.
L'andamento interattivo di questo processo ci fornisce, quasi a mo' di grafico, un secondo rilevantissimo dato da comporre sul nostro mosaico.
Stregone a cavallo di un becco (dal De Lamiis et pythonicis mulieribus di Molitor, 1489).
Di Paolo Aldo Rossi in Airesis, nella sezione Il Giardino dei Magi, sono ospitati i seguenti contributi:
- Paolo Aldo Rossi, Marsilio Ficino: dalla Cristianizzazione della Magia alla Magicizzazione del Cristianesimo
- Paolo Aldo Rossi, Ut Pictura Poësis. il gioco dei Tarocchi fra Ermetismo e Teatro della Memoria
- Paolo Aldo Rossi, L'utopia rosacrociana nell'età di Bacone e di Cartesio
Nella sezione Le Stagioni della Follia, è ospitata la serie completa di interventi da titolo Horror et Amor Diabolicus, dedicata al fenomeno della stregoneria tra medioevo e rinascimento:
- Paolo Aldo Rossi, Horror et amor diabolicus / 1. Le fantasie psicopatiche delle streghe
- Paolo Aldo Rossi, Horror et amor diabolicus / 2. L'unguento per volare al sabba
- Paolo Aldo Rossi, Horror et amor diabolicus / 3. I tempi della tolleranza
- Paolo Aldo Rossi, Horror et amor diabolicus / 4. Il prologo della repressione
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Nella sezione I Labirinti della Ragione, Airesis ospita inoltre i seguenti interventi:
- Paolo Aldo Rossi, Razionalità scientifiche e pseudoscienze eretiche
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- Massimo Marra, Ida Li Vigni - Paolo Aldo Rossi, Gola Mater Amatissima (De Ferrari 2006)
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Ulteriori risorse sulla stregoneria e l'inquisizione sono reperibili sul sito di Paolo Portone: www.paoloportone.it
Articolo pubblicato sulla rivista Abstracta n. 23 - febbraio 1988, pp. 38-43, riprodotto per gentile concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.